Profitto. Massimizzato od ottimizzato? "Finanza ed etica, diavolo ed acqua santa?"
Il libro di Gianluigi De Marchi e Marco Piccolo sui valori qualitativi e sociali
GIANLUIGI DE MARCHI e MARCO PICCOLO – FINANZA ED ETICA, DIAVOLO ED ACQUA SANTA?
Gli studiosi di finanza aziendale hanno sempre esaltato il profitto come unico obiettivo dell'attività imprenditoriale, sulla base del principio che l'imprenditore deve puntare alla massimizzazione del profitto.
Massimizzazione...
Massimizzazione... Quindi conseguimento del profitto più alto possibile, senza preoccuparsi di come è conseguito (anche danneggiando altre persone oppure creando problemi all'ambiente o alla società).
E nessuna considerazione sulla distribuzione del profitto, che va considerato di esclusivo beneficio dei soci o dell'imprenditore.
...o valori qualitativi e sociali?
Gli autori sostengono che il mondo della produzione ed il mondo della finanza debbano considerare non solo valori meramente quantitativi ed egoistici, ma anche valori qualitativi e sociali; giusto conseguire il profitto, ma meglio se, anziché massimizzarlo, si puntasse ad ottimizzarlo, arrivando ad un livello adeguato ma compatibile con tutti coloro che vivono all'interno ed all'esterno dell'azienda.
E' possibile coniugare Finanza ed Etica?
Un'utopia, forse, ma i tempi sono maturi per una riflessione profonda su nuovi modelli di gestione della micro e della macro economia.
GIANLUIGI DE MARCHI e MARCO PICCOLO – FINANZA ED ETICA, DIAVOLO ED ACQUA SANTA?
Riflessioni e proposte per un nuovo modello d’impresa, Amazon libri, 2022, euro 10
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PROFILO DEGLI AUTORI
Gianluigi De Marchi, genovese, vive a Pino Torinese (TO).
Ha maturato le sue esperienze in Borsa, in banca, in società di gestione di fondi comuni d’investimento, in reti di vendita di prodotti finanziari ed attualmente svolge l’attività di consulente finanziario, specializzato in perizie nelle cause contro banche.
Autore oltre trenta libri di finanza e di migliaia di articoli pubblicati da giornali e riviste.
Ha scritto tre romanzi, una raccolta di racconti ed una raccolta di poesie.
Marco Piccolo
Ha quattro figli: Simone, Giorgia, Cristina e Elena.
E’ educatore e formatore dei giovani.
È Ceo della Reynaldi srl Società Benefit (azienda cosmetica).
È consigliere in Cosmetica Italia.
È vice presidente di Piccola Industria dell’UNIONE INDUSTRIALE di Torino.
È consigliere generale di CONFINDUSTRIA Torino.
È Delegato di Confindustria Piemonte alla CSR ( Sostenibilità ed Etica delle imprese).
È Ambasciatore Nazionale per l’Economia Civile.
Questo libro perché
In una memorabile omelia del 1986 il parroco di Pino Torinese pronunciò una frase che andrebbe scolpita davanti all’ingresso di tutte le agenzie bancarie: “Purtroppo oggi il Dio Uno e Trino è stato sostituito dal dio Tanto e Quattrino”
Un’affermazione che in poche parole descrive quanto successo negli ultimi decenni, in cui l’idolatria del denaro si è diffusa in tutti i paesi ed in tutti gli strati sociali.
La corsa sfrenata alla ricchezza ed ai suoi simboli non ha limiti, alimentata dai media che additano all’ammirazione dell’umanità personaggi che in pochi anni accumulano patrimoni smisurati che rivaleggiano con il PIL di interi Paesi.
In totale, coloro che arrivano ad un patrimonio di almeno un miliardo di dollari posseggono l’imponente cifra di 13 mila miliardi di dollari.
Nomi come Mark Zuckerberg, Elon Musk, Jeff Bezos, Jack Ma, Bill Gates, Warren Buffet sono sulla bocca di tutti, tutti conoscono la loro ascesa nel ristretto gruppo dei nababbi mondiali e sognano di poter un giorno imitarne la carriera.
Eppure...
Eppure in questi ultimi anni sono emersi, anche se in maniera ancora insufficiente, alcuni valori che sembravano dimenticati, messi da parte dal rutilante scintillio delle monete d’oro dei Paperon de’ Paperoni.
Accumulare ricchezze è un’attività che affascina tutti, ma, come dice un ben noto proverbio: “L’argent ne fait pas le bonheur”, i soldi non danno la felicità; e l’uomo non vive di solo pane, come ricorda un altro celebre detto, ma anche di spirito, di sentimenti, di emozioni.
Forse qualche ripensamento è stato stimolato dalla recente pandemia, che ha imposto a tutti di riflettere sulla propria fragilità e sull’importanza di far riferimento a valori solidi anziché effimeri.