Milano Finanza Digital Week, Savona (Consob) " Criptovalute ed euro digitale, occorre una nuova Bretton Woods"

Le criptomonete sono davvero una minaccia per la democrazia? Qual è il futuro della tecnologia Blockchain?  L’euro digitale è un progetto realizzabile? 

Si chiamano criptomonete ma non sono monete. Le cryptocurrency si basano su  una rappresentazione digitale di valore basata sulla crittografia. Esse sono il frutto di complessi calcoli informatici basati  sulla tecnologia Blockchain, che proteggono  i pagamenti, rendendoli però anche difficilmente rintracciabili. 

Lo tsunami nei pagamenti digitali avviene nel 2009 con la nascita dei Bitcoin e il successivo moltiplicarsi delle criptovalute, subito ribattezzate altcoin.  La volatilità, l’assenza di regolamentazione e l’assenza di controllo da parte di un’autorità centrale rendono però il sistema per molti aspetti rischioso. Molti Stati stanno correndo al riparo ideando una vera e propria moneta digitale, sostituibile al contante ed emesso dalle banche centrali al fine di proteggere la sovranità monetaria, sulla quale si potrebbero instaurare anche importanti tensioni geopolitiche.

Ma le criptomonete sono davvero una minaccia per la democrazia? Qual’è il futuro della tecnologia Blockchain?  L’euro digitale è un progetto realizzabile? 

Queste le questioni alla base del panel “Criptomonete, al di là della sovranità e della sostenibilità monetaria”, tenutosi in occasione della Digital Week di Milano Finanza al quale sono succeduti gli interventi di Paolo Panerai, Editor in Chief and CEO di Class Editori, Fabio Panetta, Membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, ​Paolo Savona, Presidente di Consob, Valeria Portale, Head of Innovative Payments Observatory; Blockchain & Distributed Ledger Observatory and Digital Identity Observatory del Politecnico di Milano, Jan Kregel, Director of Research al  Levy Economics Institute, ​Michael Saylor, CEO di  MicroStrategy, Massimo Proverbio, Group Chief IT Digital & Innovation Officer Area di  Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, Fondatore e CEO di Illimity, Marina Brogi, Professore Ordinario di Economia e Tecnica dei Mercati Finanziari e Gianfranco Torriero, Vice Direttore Generale dell'ABI

Panetta, BCE: “Progetto di cinque anni per approdare all’euro digitale”

Potrebbero volerci solo cinque anni per approdare all’euro digitale. E’ quanto annuncia Fabio Panetta, Membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea. Un progetto ambizioso che dovrà essere approvato dal Consiglio direttivo alla metà di luglio. In caso di esito positivo sarà avviata una sperimentazione di almeno 2 anni, susseguita da un’ulteriore fase di altri tre anni dedicata allo sviluppo di servizi integrati e delle sperimentazioni pratiche. 

Ma di cosa parliamo quando parliamo di euro digitale? Può essere sostituito alla moneta? 

La risposta è affermativa per Panetta, che sottolinea: “Si tratta di una passività della banca centrale utilizzabile per i pagamenti e per le spese al dettaglio. Una moneta sicura emessa dalla banca centrale, senza rischi di credito e liquidità”.

“L’euro digitale non è una criptovaluta”, specifica Panetta.

“Perchè proprio ora le banche stanno progettando delle monete digitali? Oggi sono sempre più diffusi  i pagamenti elettronici (carta di credito) e il commercio online, fenomeni che potrebbero spiazzare il contante. Da molti secoli gli Stati offrono la loro moneta come simbolo di stabilità, noi non possiamo essere da meno. Nell’era digitale vogliamo dare ai cittadini una moneta forte e digitale" 

Savona, Consob: "Criptovalute? minaccia per la democrazia"

“Siamo di fronte a una falsificazione della moneta sovrana”, sostiene Savona. Le criptovalute secondo il numero uno della Consob possono infatti essere una minaccia per la democrazia: “Bisogna risalire ai fondamenti della moneta, ovvero ai fondamenti della democrazia. Una volta la relazione tra inflazione e andamenti monetari era molto stretta, oggi è molto più complicata. I parlamenti democratici si sono accorti che l’inflazione aumenta la tassazione del reddito. Si è deciso di dare autonomia alle Banche Centrali per stampare moneta e per proteggere i cittadini dalle tasse inique. Le criptovalute neutralizzano questo  fenomeno, salterebbe quindi il funzionamento della democrazia”

Torriero, ABI: "Criptovalute? Fondamentale regolamentalizzazione"

Secondo Jan Lansky la prima condizione di una criptovaluta è proprio il fatto che Il sistema non richiede un'autorità centrale, il suo stato è mantenuto attraverso un consenso distribuito. Tematica chiave è quindi  la regolamentazione delle criptovalute, come sottolinea Gianfranco Torriero, Vice Direttore Generale dell'ABI: “Abbiamo preso una posizione nel 2019 quando c’è stato l'avvento di Libra di facebook. il fenomeno per noi non va demonizzato ma regolamentato. Le criptovalute non sono strumenti di pagamento, a causa della loro volatilità. Andare a definire il rispetto delle normative antiriciclaggio è fondamentale per non rischiare di avere effetti negativi e perdite di capitale importante”

Corrado Passera, Illimity: “Le cryptocurrency non devono essere considerate monete. Significherebbe mettere in mano la nostra sovranità monetaria a degli algoritmi"

“Dobbiamo vedere cosa andare a regolamentare” - specifica Corrado Passera, Ceo di Illimity- “Sul tema c’è molta confusione. Sono sistemi innovativi, da spingere anche se hanno ancora molti lati fragili da definire”

“Poniamo l’esempio degli stablecoin. Alcuni pensano che questi attivi sono quasi delle monete, qui la regolamentazione potrebbe essere negativa. Dal controllo della moneta dipendono le tasse. l' inflazione, il risparmio, quindi guai a far pensare che esistono cryptocurrency che sono quasi monete, perché significherebbe mettere in mano la nostra sovranità monetaria a degli algoritmi”.

“Il dollaro, l’euro e le altre monete sovrane devono diventare inevitabilmente digitali. Entriamo nella zona chiara della sovranità monetaria e nella geopolitica: le monete digitali saranno uno degli elementi della concorrenza delle grandi potenze del mondo. L’Europa è ancora indietro perchè probabilmente tra cinque anni le altre potenze si saranno già attrezzate”.

“Il credito è necessario, le banche no”  sosteneva Steve Jobs. Passera a tal proposito commenta: “Molte delle attività tradizionali delle banche non saranno più fatte dalle banche. Il mondo dei pagamenti e del credito standard andrà in altre direzioni. In Banca resterà il credito difficile (valutazione di rischio, parte legale) e i depositi. Non credo che l’euro digitale debba infatti portare alla centralizzazione del deposito nella Bce. In compenso la banca nella sua attività più profonda di gestione e risparmio avrà un ruolo anche più importante rispetto al passato”.

Massimo Proverbio, Intesa Sanpaolo “Euro digitale? Fondamentale l’intermediazione della banca”

“Sull’euro digitale ci viene da sottolineare che ci sarà un impatto sui depositi bancari, quindi ne risentirebbero i consumatori. Fondamentale quindi l’intermediazione della banca” afferma Massimo Proverbio Group Chief IT Digital & Innovation Officer Area di Intesa Sanpaolo.

Tema fondamentale resta quello della sicurezza. Intesa Sanpaolo, spiega Proverbio , ha un approccio molto conservativo rispetto ai bitcoin: “L’estrema volatilità dello strumento ne sconsiglia l’uso come sistema di pagamento. Può essere considerato un asset il cui valore è tutto da definire. Lo consideriamo estremamente pericoloso per il cliente e non abbiamo intenzione di offrirlo”.

La tecnologia alla base delle criptovalute è però preziosa: “La blockchain è una tecnologia importante per la digitalizzazione ed esprime il massimo del suo potenziale quando c’è da stabilire un accordo tra più parti. Questo tipo di tecnologia può essere esteso a molte altre possibilità. nella digitalizzazione ci sono però altre tecnologie che hanno avuto un impatto anche più importante come l’AI” conclude.

Savona, Consob: “Occorre una nuova Bretton Woods ”

 “Le autorità non possono continuare a seguire un comportamento di benevole disattenzione. Bisogna avere la concordanza politica sull’urgenza e la coscienza del problema che si instaura se il flusso di queste operazioni non si fermano”. 

Esisterebbero dunque le basi per una nuova Bretton Woods, conferenza dal quale nacque l’accordo che sancì a metà dello scorso secolo le basi (ispirate dalla fede verso il capitalismo)  delle relazioni commerciali e finanziarie internazionali tra i paesi occidentali. 

Secondo Savona infatti: “Per evitare sia la frattura del mercato monetario e finanziario attuale tra attività tradizionali regolate e attività criptate non regolate, ma legittimate dall’accettazione della loro esistenza da parte delle autorità pubbliche, sia l’affermarsi di distorsioni nell’impiego del risparmio a livello interno e internazionale, è urgente pervenire a un accordo simile a quello raggiunto a Bretton Woods nel 1944, ma con contenuti per così dire improntati alla modernità. Tra questi ci sono alcune questioni fondamentali da affrontare e risolvere in modo definitivo e autorevole. Si tratta di stabilire nel contesto internazionale, in modo uniforme quali sono gli strumenti fiduciari protetti dalla legge (legal tender) e come regolare le piattaforme che scambiano gli strumenti innovativi e questi con quelli tradizionali, integrando i compiti del mercato dei cambi e della borsa valori”.