Banca Ifis: il 52% delle PMI in Italia punta all’innovazione

Secondo l’osservatorio Market Watch PMI, nel biennio 2020-21 un’azienda su due ha inserito nella propria struttura almeno una nuova tecnologia. Chimica Farmaceutica, Sistema Casa e Tecnologia i settori più dinamici

Le Piccole e Medie Imprese italiane non hanno mai smesso di innovare, nemmeno durante l’emergenza pandemica. Secondo l’osservatorio Market Watch PMI di Banca Ifis, il 52% delle PMI ha infatti introdotto almeno un’innovazione di prodotto, di processo o organizzativa tra il 2020 e il 2021.

Banca Ifis: il 52% delle PMI in Italia punta all’innovazione

L’indagine, realizzata tra marzo e aprile in collaborazione con Format Research su un campione rappresentativo di 1.800 imprese italiane, evidenzia l’apporto decisivo delle tecnologie digitali nel rendere più agili e competitive le aziende, grazie a un percorso di trasformazione che risponde alle nuove esigenze di business.

Un futuro ad alta intensità di innovazione

Chimica-Farmaceutica e Sistema Casa sono i settori con la maggiore spinta negli investimenti tecnologici, rispettivamente con il 76% e 63% delle imprese che hanno introdotto un’innovazione.

Segue la Tecnologia a quota 60%. La dinamica per tutto il campione analizzato è in crescita: la stima è di un aumento del 6% delle PMI che investiranno entro il 2023. Quanto agli utilizzi, sul podio salgono: la dotazione di macchinari (54% dei casi), formazione per aumentare le competenze del personale (38%) e infrastruttura digitale (26%).

Nel prossimo biennio le aree in cui le aziende prevedono di investire maggiormente sono la digitalizzazione dei processi (34%) e la sostenibilità (32%). A seguire la gestione della relazione con i clienti e la R&S (21% in entrambi i casi) e il reshoring delle filiere di fornitura (12%). Rispetto alle modalità di reperimento delle risorse economiche, il 56% delle Pmi intervistate ha fatto ricorso all’autofinanziamento, mentre il 35% a finanziamenti bancari. Solo il 7% ha impiegato sostegni pubblici.

 

Industry 4.0: al primo posto la cyber security

Sempre più cruciale il ruolo delle tecnologie 4.0 ai fini del miglioramento della competitività. Il 73% degli intervistati dichiara di utilizzarle già o di volerle adottare nel biennio 2022-2023. Le tecnologie più presenti in azienda sono: cyber security (31% dei casi), CRM (29%) e Cloud (25%). Di minore entità ma comunque significativi gli investimenti nell’industrial IoT, l’Internet delle cose (16%), supply chain management (15%), stampa 3D e produzione additiva (8%), Big Data e intelligenza artificiale (8%). A minore intensità, per investimenti, ci sono poi: i robot collaborativi e interconnessi, su cui ha investito nell’ultimo biennio il 7% degli intervistati, la realtà aumentata (5%) e le nanotecnologie e i materiali intelligenti (1% di investimenti realizzati ma con un +6% di crescita prevista nel prossimo biennio).

 

L’innovazione come leva per la crescita

L'innovazione non riguarda tuttavia, nella stessa misura, tutte le PMI: nelle imprese che contano tra 50 e 249 dipendenti la percentuale raggiunge il 70%, nelle piccole (20-49 addetti) la quota di chi investe nella tecnologia è del 55% mentre nelle micro imprese sotto i 20 dipendenti è pari al 47%.

Questo sforzo innovativo mira, nel 59% dei casi, a migliorare la qualità di prodotto e a minimizzare gli errori di processo. Esigenza, quest’ultima, sentita in maniera particolare dalle aziende di maggiori dimensioni, tanto da divenire il primo obiettivo degli investimenti digitali per il 71% delle società con oltre 50 addetti. Tra le ragioni che spingono le PMI ad aprirsi al futuro ci sono anche l’aumento della produttività (41%), il miglioramento della sicurezza all’interno degli stabilimenti (27%), la possibilità di entrare in nuovi mercati o di lanciare nuovi prodotti (24%), l’opportunità di personalizzare l’offerta ai clienti o di garantire maggiore flessibilità (19%).

Il Market Watch PMI

Market Watch PMI è l’osservatorio di analisi e ricerca di Banca Ifis dell’ecosistema delle Piccole e Medie Imprese italiane e delle filiere del made in Italy. Il percorso di studio e racconto completa e arricchisce il progetto «Fattore I»: il format di indagine e storytelling lanciato nel 2019 che, per la prima volta in Italia, si avvale dei Big Data e della tecnologia web listening per osservare e analizzare i trend dei settori produttivi italiani.