Blocco licenziamenti, Landini: "Ora non è il momento, pensare alle vaccinazioni"

Per il segretario Cgil ora è il momento di preoccuparsi di vaccini e della riforma degli ammortizzatori sociali

Bisogna pensare a vaccinare non a licenziare. E’ questo il punto di vista del numero uno della Cgil, Maurizio Landini, espresso in un’intervista a Rainews, e condivisa dalle altre sigle sindacali.  “Non è il momento di licenziare ma di vaccinare: questa è la posizione di Cgil Cisl e Uil. L'abbiamo espressa al ministro del Lavoro e siamo in attesa di parlare con il presidente del Consiglio" ha affermato.

Sul blocco dei licenziamenti Landini è convinto che “in questi mesi che ci separano dalla riforma degli ammortizzatori sociali, si debba discutere di come creare lavoro, come far partire gli investimenti. Stiamo chiedendo e dovremmo essere convocati nei prossimi giorni dal presidente del Consiglio perché vogliamo di poter discutere dei piani che verranno presentati in Europa”. ''Siccome stiamo discutendo della riforma degli ammortizzatori sociali e da settembre e ottobre entra in vigore troviamo di buon senso evitare un via libera ai licenziamenti. Oggi è il momento di vaccinare i lavoratori, non di licenziarli. Dobbiamo incentivare strumenti alternativi ai licenziamenti, contratti solidarietà, la cassa integrazione, contratti di espansione''.

Sulla campagna vaccinale il segretario Cgil ha affermato: ''Dobbiamo vaccinare prima gli anziani e le persone fragili e poi in poco tempo poter vaccinare tutti i lavoratori. La condizione per uscire da questa crisi è combattere il virus ed essere pronti a ripartire, ma per farlo bisogna in questo momento continuare a proteggere il lavoro e le imprese. La protezione è un elemento decisivo per tenere unito il Paese''.

''Lo smart working deve essere regolato dentro i contratti nazionali di lavoro. Penso che ognuno di noi da qui in vanti dovrà avere la capacità e le competenze si di lavorare a distanza, sia di lavorare in presenza. Alle stesse persone sarà chiesto di avere questa competenza. I contratti nazionali di lavoro debbono regolare questa prestazione perché le persone devono avere gli stessi diritti, sia se lavorano a distanza, sia se lavorano in presenza'' ha, poi, concluso Landini, parlando del lavoro da remoto.