Crisi Alitalia: con la Ue intesa difficile
E' in salita la strada volta a trovare una soluzione alla crisi della compagnia di bandiera italiana. Nodo cruciale quello degli slot
Resta sempre complicata la questione Alitalia il cui futuro è legato dalle decisioni che verranno prese anche a livello europeo. Una trattativa in salita quella con la Ue, come sottolineato dai ministri che ieri hanno lavorato con Draghi al dossier sulla compagnia di bandiera italiana. C’erano il ministro dell’Economia Daniele Franco, il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, il ministro dei Trasporti Enrico Giovannini e quello del Lavoro Andrea Orlando. Tutti insieme con un unico obiettivo evitare la risposta negativa di Bruxelles sul piano di salvataggio di Alitalia.
Appare sempre più evidente, infatti, che l'idea italiana di discontinuità con il passato, per ottenere il via libera al salvataggio, sta nella divisione a pezzi: aviation da cedere con trattativa riservata a Ita, in base al suo piano industriale, mentre manutenzione, servizi di terra e programma fedeltà resterebbero al commissario per essere sottoposte a gara. Il diverso perimetro potrebbe essere considerato una cesura col passato.
Intanto la newco sta ridisegnando la compagnia, concepita ancora più piccola, con una flotta di 43/45 aerei e 2.500/3.000 dipendenti. Il capitale pubblico stanziato per l’operazione è di 3 miliardi ma voci di corridoio dicono che sarà ridimensionato, uno o due miliardi al massimo.
Nodo cruciale è quello degli slot, ossia le face orarie dei voli. I più pregiati sono quelli relativi all'aeroporto di Linate, dove Alitalia ne detiene in maggioranza rispetto ai concorrenti: è un tema molto delicato perché, a differenza di altri asset aziendali quali gli aerei, gli slot una volta persi e riassegnati ad altri sono difficili da riconquistare. È possibile che Alitalia debba fare qualche concessione, tenendo anche conto che con una flotta ridotta farebbe fatica a tenerli tutti in esercizio, come richiesto dalle regole. Draghi sicuramente non vuole prove di forza con Bruxelles ma neanche iniettare troppo denaro pubblico nella compagnia perché sarebbe un affronto ai contribuenti.
La questione Alitalia è così delicata da spaccare anche il fronte sindacale: da una parte ci sono i confederali che premono perché nella nuova Ita vengano assorbiti tutti i 10.500 attuali dipendenti, dall'altra ci sono le associazioni professionali riunite nella Fnta che si dicono favorevoli alla cessione dell'aviation a Ita che considerano l'unica possibilità di sopravvivenza. Va ricordato che Cgil, Cisl, Uil e Ugl sono più rappresentativi delle categorie di terra, la Fnta invece dà voce a piloti e naviganti: comprensibili le differenze di pensiero. Non si può però non ricordare che per ben due volte, in occasione dell'acquisizione da parte di Air France e prima dell'uscita di Etihad, fu il sindacato a impedire i tentativi di salvataggio.