"Primavera" di Damiano Michieletto, dal romanzo "Stabat Mater" di Tiziano Scarpa: un Vivaldi reso in tutto il suo giusto fascino
dal romanzo vincitore del Premio Strega 2009 una Venezia in tutto il suo fascino settecentesco per un racconto lirico e classico
Un grande romanzo, un grande compositore (da riscoprire): il "prete rosso": Vivaldi; due ottimi attori (Michele Riondino e Tecla Insolia) e un regista che porta la sua esperienza di alto livello nell'opera lirica ora anche nel cinema. Se ne origina un film ricco di musica, stile, eleganza, cioè di tutti i carismi del "secolo della grazia": il Settecento. Venezia la vera protagonista, con le sue feste, i suoi riti, le sue follie, i suoi collegi femminili musicali (dove operò Vivaldi per quarant'anni), il tema dei trovatelli, la dialettica vivace tra popolo e aristocrazie. Strano che questo film abbia lo stesso contesto di un altro film di solo l'anno scorso: "Gloria" di Margherita Vicario e con Paolo Rossi: la musica, un collegio di trovatelle e un'orchestra tutta al femminile. Per fortuna "Primavera" non cade nelle ingenuità tediose di "Gloria" lasciando sullo sfondo la solita retorica adolescenziale e post-68 per la quale il potere è sempre cattivo e i ribelli sempre bravi (che tedio). "Primavera" complica le cose (grazie a Dio) e rende la trama non banale con interessanti e stimolanti imprevisti, verosimili quanto romanzeschi al punto giusto. Non è neppure un nuovo "Uccelli di rovo", nè il finale appare prevedibile, virtù rara di non poco conto. Sottilmente dentro la dinamica narrativa emerge con garbo un'essenza tragico-lirica avvolgente (ma non ostentata) data dallo scontro fra il nomos dell'arte/libertà e il nomos della famiglia/maternità. Il casting aiuta: il protagonista rende bene la passione quanto la fragilità di Vivaldi e la sua pudica modestia quanto la protagonista femminile appare azzeccata nella sua bellezza sobria, enigmatica, sfuggente e spigolosa. Un film che sa fermarsi, sa darsi dei limiti, e non esagera nei toni e nelle coloriture pur tenendo una certa tensione da opera lirica tragi-commediale. Il fluire della vita genera distacchi e costringe a delle scelte. La partita a scacchi della vita; ecco il vero tema!