Genova, Palazzo Ducale celebra Mimmo Rotella, lo strappo che rivelò il mondo: oltre 100 opere sull'arte che anticipa i social media

A 20 anni dalla scomparsa, Genova dedica una grande retrospettiva al maestro del décollage. Oltre 100 opere per raccontare sessant'anni di arte che anticipò l'era dei social media

Di fronte a un manifesto strappato, logorato dalla pioggia e dal tempo, Mimmo Rotella vide qualcosa che nessuno aveva mai visto: la possibilità di trasformare la distruzione in creazione, il rifiuto in rivelazione. Era la fine degli anni Cinquanta, e quel gesto – lo strappo – sarebbe diventato la firma di uno dei protagonisti assoluti dell'arte del Novecento.

A 20 anni dalla sua scomparsa, Palazzo Ducale di Genova rende omaggio all'artista calabrese con una grande retrospettiva che ripercorre oltre 60 anni di ricerca. "Mimmo Rotella. 1945–2005", curata da Alberto Fiz e realizzata in collaborazione con la Fondazione Mimmo Rotella, apre al pubblico il 24 aprile 2026 per rimanere visitabile fino al 13 settembre.

Il maestro dello strappo

Il décollage è stato per Rotella molto più di una tecnica: un atto di ribellione estetica e politica. Mentre i suoi contemporanei americani celebravano la società dei consumi incollando immagini pubblicitarie sulle tele, lui le strappava dai muri della città. Non per distruggerle, ma per rivelare ciò che si nascondeva dietro le apparenze patinate.

"Non conta più ciò che si trova in superficie, ma l'aspetto frammentario e frammentato di una dimensione reale destinata a modificarsi sotto lo sguardo complice dell'osservatore", spiega il curatore Alberto Fiz. In questa frase si racchiude l'essenza di un'opera che, a distanza di decenni, appare sorprendentemente attuale nell'epoca dei social media, della manipolazione digitale delle immagini, della verità che si nasconde dietro i filtri.

Oltre cento opere per un percorso completo

L'esposizione nelle sale medievali di Palazzo Ducale riunisce oltre 100 opere provenienti da musei, fondazioni e collezioni pubbliche e private internazionali. Il percorso, articolato in cinque sezioni tematiche, parte dalle prime sperimentazioni astratte del secondo dopoguerra, influenzate dal surrealismo, per arrivare alle Nuove Icone degli ultimi anni, dove collage e sovrapitture destrutturano nuovamente l'universo mediatico.

Tra i capolavori in mostra spiccano "Naturalistico" (1953), un collage su tela con specchi e vetro che testimonia la fase iniziale della ricerca di Rotella, e opere iconiche come "La tigre" (1962) e "Il punto e mezzo" (1963), tra i primi interventi sul mondo pubblicitario. Non poteva mancare Marilyn Monroe, l'icona per eccellenza che l'artista ha rivisitato più volte, trasformandola in simbolo della fragilità della celebrità.

Particolare attenzione è dedicata anche alle opere più tarde: un imponente "Senza titolo" degli anni Novanta, décollage su lamiera di tre metri, e "Attenti", l'ultimo grande décollage realizzato dall'artista prima della scomparsa nel 2006.

Un laboratorio di sperimentazione continua

Ciò che rende Rotella una figura unica nel panorama artistico del Novecento è la sua instancabile voglia di sperimentare. Accanto ai celebri décollage, la mostra approfondisce le sue tecniche più innovative: gli artypo, gli effaçage, i frottage, le tele emulsionate, i riporti fotografici, le estroflessioni. Ogni tecnica rappresenta una diversa modalità di confronto con la materia e con l'immagine, sempre guidata dalla volontà di andare oltre la superficie.

Negli anni Ottanta, l'artista si misura con il ritorno alla pittura che caratterizza la stagione della Transavanguardia, sviluppando le sue sovrapitture in autonomo dialogo con le tendenze europee. Allo stesso modo, non rinuncia al confronto con il graffitismo, dimostrando quella capacità di attraversare e dialogare con le diverse correnti artistiche che aveva già mostrato negli anni Sessanta con la Pop Art americana.

Un testimone della rivoluzione tecnologica

Rotella è stato un lucido testimone della rivoluzione tecnologica e della nascita della società dell'immagine. Il suo sguardo, capace di cogliere il potere seduttivo e insieme ingannevole della pubblicità e dei mass media, appare oggi di straordinaria attualità. In un'epoca dominata dalle immagini digitali, dai selfie manipolati e dalle fake news, il suo invito a guardare oltre la superficie, a scoprire cosa si nasconde dietro le apparenze, suona come un monito necessario.

L'allestimento arricchito da materiali d'archivio e documenti audiovisivi contribuisce a costruire un percorso immersivo, restituendo la complessità di una figura che ha saputo anticipare molte delle questioni che oggi ci interrogano sul ruolo delle immagini, sulla fragilità della memoria, sulla bellezza del disordine creativo.

Di Massimo Garofalo