Nel Seicento indiano un poeta mistico parlava di Dio come esperienza interiore diretta. Oggi, la meditazione di Sahaja Yoga ripropone la stessa realizzazione, in forma spontanea e universale.

Dalla Bhakti indiana (via spirituale indiana fondata sulla devozione personale e sul rapporto diretto con il divino) a Sahaja Yoga: l’esperienza spirituale accessibile a tutti

Sant Tukaram, figura centrale della Bhakti, (tradizione spirituale indiana basata sull’amore, la devozione e il rapporto diretto con il divino che pone al centro l’esperienza interiore e non il ritualismo) ha anticipato una spiritualità senza dogmi, gerarchie o mediazioni. I suoi versi trovano una sorprendente continuità negli insegnamenti di Shri Mataji Nirmala Devi, che con Sahaja Yoga ha mostrato una via concreta e accessibile per raggiungere la stessa consapevolezza interiore.

Sant Tukaram, figura centrale della Bhakti, (tradizione spirituale indiana basata sull’amore, la devozione e il rapporto diretto con il divino che pone al centro l’esperienza interiore e non il ritualismo) ha anticipato una spiritualità senza dogmi, gerarchie o mediazioni. I suoi versi trovano una sorprendente continuità negli insegnamenti di Shri Mataji Nirmala Devi, che con Sahaja Yoga ha mostrato una via concreta e accessibile per raggiungere la stessa consapevolezza interiore.

Sant Tukaram: il sacro nella lingua del popolo

Nel Maharashtra del XVII secolo, attraversato da crisi sociali, rigidità di casta e formalismi religiosi, Sant Tukaram diede voce a una spiritualità essenziale e radicale. Attraverso migliaia di abhaṅga, inni poetici in lingua marathi, Tukaram parlò di Dio non come entità distante, ma come presenza viva e intima, accessibile a chiunque.

La sua Bhakti non è dottrina, ma esperienza. Non è obbedienza, ma relazione. Il divino non viene cercato nei rituali esteriori, bensì riconosciuto interiormente. Il divino, quindi, non è un concetto astratto, ma qualcosa che si riconosce attraverso un rapporto affettivo e immediato, privo di paura e di solennità artificiale. Tukarm afferma nella sua mistica descrittiva di Dio : “Dolce è il tuo volto, dolce è il tuo Nome.”

Interiorità contro ritualismo

Tukaram non attaccò frontalmente le istituzioni religiose, ma le rese superflue. Nei suoi versi non vi è spazio per la contrattazione con il sacro, per la richiesta interessata o per la paura del giudizio, non si tratta di una spiritualità fondata sullo scambio o sulla richiesta. La relazione con il divino non nasce dal bisogno materialistico della contropartita, ma da una ricerca di pienezza e beatitudine interiore. Il santo non nega la tradizione religiosa, ma ne svuota il formalismo.  

Secondo il poeta mistico, la vera devozione comincia quando cessano le domande interessate e l’uomo riconosce di non dover ottenere nulla per sentirsi completo. Quindi l’amore per il divino non è mezzo per ottenere qualcosa, ma stato dell’essere raggiunto il quale il Santo Tukaram afferma nell’estasi mistica: “ Oh Dio non chiedo nient’altro.”

La libertà dal giudizio e dal potere

Emarginato e deriso dai detentori dell’ortodossia, Tukaram rispose con una libertà interiore disarmante :“La gente mi chiami pure come vuole.”

Qui si manifesta una mistica profondamente moderna: quando l’identità non dipende dallo sguardo altrui, ogni sistema di controllo perde efficacia. Per Tukaram la vera schiavitù non è sociale, ma mentale.

La mente e il silenzio

Tukaram individua nella mente il luogo decisivo della liberazione o della prigionia tanto da affermare : “Rendi la mente serena.”

Non si tratta di disciplina forzata, ma di una quiete che emerge spontaneamente quando l’attenzione si interiorizza. Il silenzio non è costruito, ma riconosciuto.

La continuità con Sahaja Yoga

È su questo punto che il messaggio di Tukaram entra in profonda risonanza con la meditazione di Sahaja Yoga, così come insegnata da Shri Mataji Nirmala Devi la Madre Divina. Anche qui, la realizzazione spirituale non è riservata a un’élite, né richiede sforzi ascetici o tecniche complesse.

Shri Mataji ha mostrato che la Realizzazione del Sé è un evento reale e spontaneo (sahaja), accessibile a tutti, in cui la persona entra in uno stato di consapevolezza senza pensieri, sperimentabile direttamente.

Ciò che Tukaram ha cantato in forma poetica, Sahaja Yoga lo rende vivibile come esperienza concreta.

Nessuna delega spirituale

Tukaram afferma con chiarezza che non esiste un “altro” che possa salvarci al nostro posto affermando :“Non c’è altra divinità ‘altra’ da te.”

Allo stesso modo, Shri Mataji ha sempre sottolineato che la spiritualità autentica non può essere imposta, venduta o delegata. La consapevolezza è una possibilità innata nell’essere umano stesso.

Dal canto alla percezione

La Bhakti ( la via spirituale della devozione al Divino) di Tukaram conduce a uno stato di pienezza silenziosa, espresso in una delle sue immagini più celebri:“Ho trovato il mare, un oceano senza confini.”

Sahaja Yoga descrive lo stesso stato come una percezione diretta sul sistema nervoso centrale: la verità non è più creduta, ma sentita. È il passaggio dalla fede all’esperienza.

Conclusione

Sant Tukaram e Shri Mataji Nirmala Devi, pur separati da secoli, indicano la stessa direzione: una spiritualità semplice, inclusiva, non gerarchica, fondata sull’esperienza interiore.

In un tempo segnato dalla crisi dell’autorità e dal bisogno di senso, il loro messaggio appare sorprendentemente attuale: la verità non si impone, non si eredita, non si compra. Si realizza.