"Non chiamatemi principessa, tre generazioni di donne, una famiglia reale", il nuovo libro di Yassmin Pucci su Ashraf Pahlavi
La Pucci ci racconta tutto questo a cuore aperto, con grande spontaneità e coraggio, parlando di lei, della sua famiglia, di aneddoti che riguardano sua nonna, raccontandola non solo come principessa, ma come persona, dando la visione di una donna audace e determinata, ma anche molto altruista e sensibile. Una donna forte, che ha avuto un ruolo attivo e emblematico a palazzo reale.
"Non chiamatemi principessa" è il libro dell'attrice, sceneggiatrice e produttrice Yassmin Pucci, pubblicato nel 2025 da Le Lettere. Una storia molto particolare quella dell'Autrice, che viene raccontata nel libro. La nonna infatti non era alto che Ashraf Pahlavi, gemella dell’ultimo scià di Persia, Mohammad Reza Pahlavi. Ebbe un ruolo di primo piano nel colpo di Stato del 1953, che portò alla destituzione del primo ministro Mohammad Mossadeq e al ritorno al potere dello scià. Durante il regno del fratello ne fu stretta consigliera e si distinse come convinta sostenitrice dei diritti delle donne. Dopo la rivoluzione iraniana del 1979 visse in esilio tra la Francia, New York e Monte Carlo, mantenendo sempre un atteggiamento fortemente critico nei confronti del nuovo governo iraniano.
Una delle sue figlie è Farah Arvand, madre di Yassmin, anche se la sua storia è immersa nel mistero. La versione ufficiale è che ne sia la figlia adottiva, anche se qualcuno sostiene che sia realmente una Pahlavi, nata forse da una relazione scomoda. La stessa vita della scrittrice è stata densa e piena di misteri, scoprendo solo in età adulta che il suo padre italiano non è quello sanguigno.
La Pucci ci racconta tutto questo a cuore aperto, con grande spontaneità e coraggio, parlando di lei, della sua famiglia, di aneddoti che riguardano sua nonna, raccontandola non solo come principessa, ma come persona, dando la visione di una donna audace e determinata, ma anche molto altruista e sensibile. Una donna forte, che ha avuto un ruolo attivo e emblematico a palazzo reale.
"Ashraf Pahlavi era mia nonna. Sorella gemella di Mohammed Reza Pahlavi - l'ultimo scià dell'Iran -, durante il regno di suo fratello fu una delle persone politicamente più influenti e potenti a livello mondiale. Oltre che primo consigliere dello scià - che l'ascoltava in tutto e per tutto, prendendo decisioni di conseguenza -, era anche una profonda sostenitrice dei diritti delle donne. Fu parte attiva di tanti movimenti politici all'interno del suo Paese e si adoperò affinché tutte le donne iraniane potessero ricevere un'istruzione scolastica di qualità. La stampa francese la soprannominò la 'pantera nera' per il suo stile elegante e il suo carattere indomito."
Un carattere che la nonna ravvisava anche in Yassmin, sarà per questo che tra le due ci sia stata sempre una grande affinità. Quello che abbiamo letto è l'incipit di questo volume di circa duecentocinquanta pagine, scritto con uno stile ispirato e fluido, a mo' un po' di diario autobiografico, con l'Autrice che rammenta nei diversi capitoli aneddoti legati alla nonna, alla madre, alla famiglia o che riguardano se stessa. In effetti questo libro serve non solo per conoscere la storia di Ashraf Pahlavi, ma anche quella di Yassmin Pucci, che ci racconta molto della sua vita.
Un libro che si sposta da Parigi a New York e da Roma a Juan-les-Pins, i luoghi maggiormente vissuti e anche amati dalla principessa, vissuti pienamente anche dalla scrittrice, che, residente a Roma, dove la madre si stabilì giovanissima, dove incontrò poi Manlio, che Yassmin considera suo padre a tutti gli effetti, ha studiato alla New York University e al The Lee Strasberg Institute.
Insomma, "Non chiamatemi principessa" è un libro per scoprire una personalità importante e in Italia forse non conosciuta come dovrebbe. Una donna che ha lasciato una grande impronta nell'Iran, che dopo il suo regno non ha più respirato un'atmosfera libera e democratica. Una personalità che sicuramente molti oggi nell'antica Persia rimpiangono, ma la sua lezione è rimasta e sicuramente questi germogli si ripercuoteranno in futuro, perché l'Iran possa diventare nuovamente un Paese libero, perché la Donna possa ancora esprimersi senza timore e, letteralmente e metaforicamente, a viso aperto.
Stefano Duranti Poccetti