La Collezione Sonnabend a Palazzo della Ragione di Mantova: una raccolta artistica rigorosa, completa e selettiva da non perdere

come una collezione manifesti l'equilibrio e la sensibilità del suo fondatore nel riassumere le principali tendenze artistiche dagli inizi del Novecento ad oggi

Una collezione d'arte privata rivela sempre l'anima e i carismi di chi l'ha formata nel tempo con la sua passione, competenza, attenzione e tenacia. A Mantova al Palazzo della Ragione si può ammirare in undici sale un percorso artistico d'eccezione che ci permette di apprezzarne in immediatezza i valori di equilibrio, precisione, lucidità e ampiezza di visione vissuti da Ileana Sonnabend nella sua intensa vita di mecenate, curatrice e collezionista americana ed europea. L'allestimento è pulito, funzionale, minimalista e lascia respirare le opere che appaiono nel carisma autoriale della loro collezionista quali opere intensamente volute e selezionate con cura. Troviamo infatti tutte le principali e più profonde tendenze artistiche del Novecento che ancora oggi informano il gusto e le dimensioni dell'arte contemporanea: l'arte povera, la trans-avanguardia, l'espressionismo astratto, la fotografia minimalista, il neo-pop fino al primo e ultimo Jeff Koons nel suo passaggio dal kitsch fumettistico al neo-classico surreale. Questo è il segno di una grande collezione: non un grande numero di opere ma la grazia e lo stile della sua presenzialità, l'espressione delle sue potenzialità sceniche e allestitive, la ricchezza delle relazioni interne, l'oculatezza della scelta, libera e saggia per valorizzarne l'emblematicità riassuntiva e la potenza iconica e simbolista. Tutto ciò ritroviamo in questa raccolta che ci regala un respiro ampio e profondo e un senso di maggior consapevolezza nella serenità della sua fruizione. La consapevolezza esperienziale del godere di una visualizzazione sinestetica e panottica di tutti canoni fondamentali dell'arte della società di massa post-1945: la serialità nelle macchine da scrivere di Arman, la delimitazione delle teche nella ri-sacralizzazione laica e parodistica, il remake degli scarti, la reinvenzione della mitologia in Luigi Ontani, la cupezza neoromantica del primo Kiefer, il senso dello spaesamento in Kounellis, la pura matericità situazionistica ed evocativa, il pop allucinatorio e fanciullesco di Gilbert e George, il "salto di scala" nella tavolozza di Cezanne fotografata da Matthias Schaller, i pastiche di Rauschenberg, le sottrazioni di Christò, le forme architettoniche pure nella fotografia di Hiroshi Sugimoto, la visionarietà nel neo-figurativo pittorico, i carismi ludici e regressivi, la celebrazione dell'iper-tecnica e dell'oggettivismo (Anne e Patrick Poerier), e molto altro per 97 opere. Un altro indizio illuminante di una grande collezione è anche, paradossalmente, l'assenza-scomparsa del collezionista fondatore il quale parla fantasmaticamente tramite le sue scelte che sono sempre un percorso d'anima che tende all'universalizzazione.