Perchè l’ho fatto? Perché potevo. La banalità del male va in scena a “Norimberga”, il Kolossal sul processo più tragicamente famoso della storia

Januaria Piromallo, Tiare Von Meister

 Uno psichiatra dell’esercito é chiamato a esaminare  i leader nazisti prima del processo di Norimberga, diventando sempre più ossessionato dalla comprensione del male mentre stringe un legame inquietante con Hermann Göring. Al Box Office Usa Norimberga, regia di James Vanderbilt, ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 12,5 milioni di dollari. E’ un incarico senza precedenti: valutare la sanità mentale di Hermann Göring, il famigerato ex braccio destro di Hitler, e di altri alti gerarchi nazisti. Allo stesso tempo, gli Alleati - guidati dal giudice Robert H. Jackson, affrontano l'impresa titanica di istituire un tribunale internazionale, per far sì che il regime nazista risponda dei propri crimini di fronte alla storia. Nel silenzio delle celle, Kelley ingaggia un intenso duello psicologico con Göring, uomo carismatico e manipolatore. Da quello scontro emerge una domanda che ancora oggi tormenta la coscienza del mondo: stavano eseguendo ordini o erano   uomini malvagi? O semplicemente uomini comuni, mediocri, incapace di pensare al valore morale dei propri atti. Dietro questa mediocrità, vi è la banalità del male, sono individui banalmente comuni a poter compiere il male. E’ il pensiero laterale di Hannah Arendt, nel saggio più citato dal dopo/guerra in poi.    
Sul palcoscenico della storia si apre così il processo di Norimberga, un evento che ha cambiato per sempre la storia e l'umanità.

Tratto dal libro del 2013 di Jack El-Hai “ Norimberga, il nazista e lo psichiatra”. Fedele la narrazione del film  un corpo a corpo intellettuale e umano che porta i due, quasi a piacersi.  Rami Malek ( che é stato uno strepitoso Fred Mercury nel film sulla vita della rock star) compete drammaturgicamente, con un immenso ( anche fisicamente) Russel Crowe 

 che riesce a costruire un personaggio che impersonifica il male in maniera molto umana. Che era arrivato al campo di detenzione con sedici valigie e una cappelliera. Ma come varca la soglia del carcere gli strappano dalla giacca tutte le sue onorificenze. Ancora un Gorig che si commuove quando in carcere riceve le lettere della moglie e della figlia. Sappiamo come il processo va a finire: condannata a impiccagione

l’élite del regime nazista, cinquantadue alti ufficiali, tra cui Wilhelm Keitel e il suo vice Alfred Jodl, Robert Ley, Hans Frank, Julius Streicher. Goring, in un ultimo sprezzante gesto di ribellione preferisce togliersi la vita spezzando tra i denti una fiale di cianuro.
Il filmone bellissimo dura 148 minuti, ma lo si vede tutto d’un fiato.