7 italiani su 10 bocciati in grammatica, tra gli errori più comuni "qual'è", "propio", "pultroppo", "avvolte", "al linguine", "salciccia", "cortello"

Gli italiani non sanno l'italiano, è ciò che emerge da una ricerca condotta su un campione di 1600 persone di età compresa tra i 18 e i 65 anni, gli strafalcioni sono innumerevoli

Qual’è”, “pultroppo”, “propio”, “avvolte”, “al linguine”, "salciccia", "cortello" sono solo alcuni degli errori di grammatica italiana fatti da italiani! E' quanto emerge da un'indagine condotta da Libreriamo, media digitale dedicato ai consumatori di cultura, realizzata su un campione di circa 1600 italiani di età compresa tra i 18 e i 65 anni, attraverso un monitoraggio online sui blog, forum e i principali social network, coinvolgendo peraltro un panel di 20 esperti (tra sociologi e letterati). Ben sette italiani su dieci fanno errori di grammatica sia nello scritto sia nel parlato.

Italiani bocciati in grammatica, come salvaguardare la nostra lingua

“C'è ne”, “c'è né”, "propio", ma anche le abbreviazioni da cellulare "tt questo", "ke fai?". Gli errori errori di grammatica più comuni tra gli italiani sono davvero tanti. "L’italiano, inteso come lingua, è un luogo simbolico che ci accoglie al di là delle differenze geografiche, sociali e generazionali" – spiega Saro Trovato, sociologo, fondatore di Libreriamo e autore di "501 quiz sulla lingua italiana" –. La lingua rappresenta un valore da salvaguardare, una delle eccellenze del nostro Paese da tutelare e valorizzare: per farlo, occorre innanzi tutto conoscerla".

Secondo gli esperti, per salvaguardare la lingua italiana è fondamentale leggere con regolarità, scrivere a mano, evitare di usare frequentemente chatbot di intelligenza artificiale, diminuire l'abuso di neologismi e parole straniere, ma anche allenare la mente giocando con le regole della lingua italiana.

Gli errori di grammatica italiana più comuni

Tra gli errori più comuni ci sono quelli relativi all'uso dell'apostrofo, sbagliato dal 62% degli intervistati, poi all'uso del congiuntivo (56%), dei pronomi (52%). Si rilevano inoltre problemi con la corretta declinazione dei verbi (50%), soprattutto per quanto riguarda l'uso dei tempi verbali e la scelta dell'ausiliare ("ho andato" invece di "sono andato"), con l’uso della C o della Q (48%), (si scrive evacuare e non "evaquare", proficuo e non "profiquo", scuotere e non "squotere", innocuo e non "innoquo").

Un altro errore diffuso è quello relativo all'uso del ne o né (44%): l'accento su “né” si utilizza quando la parola viene utilizzata come negazione. Nel caso in cui non sia presente la negazione, "ne" deve essere utilizzato senza accento (ad esempio "ne sono a conoscenza").

Ci sono anche molti errori di punteggiatura (39%): virgole, punti e virgola, due punti vengono spessi usati "a casaccio".

Un altro errore classico riguarda "un po'" che nel 37% dei casi viene scritto nei seguenti modi sbagliati: un po e un pò.