"La Catasta", il nuovo romanzo dello scrittore Marco Candida. Un'opera originale e attuale sull'esoterismo "fai da te" giovanile
Un romanzo sperimentale tanto visionario quanto realistico che capta una tendenza psicosociale in atto: la magia associativa e popolare
Marco Candida è uno scrittore piemontese che ha esordito nel 2007 con: "La mania per l'alfabeto" (Sironi) e ora è al suo venticinquesimo romanzo. E' stato pubblicato anche negli Usa e le sue opere hanno partecipato più volte alla Fiera del Libro di Torino. Nelle sue opere è avvertibile un carisma visionario-sperimentale quanto un approccio immersivo e ricostruttivo degno di un storico anche se le storie raccontate sono tutte pienamente contemporanee. Candida studia molto i contesti, le situzioni e i linguaggi prima e durante la sua scrittura. La sua prosa è tanto avvincente e fluida quanto costruente delle strutture complesse e focalizzate. Cerchiamo di capire meglio perchè questo nuovo romanzo si rivela significativo per l'attuale società di massa.
Caro Marco, la tua creatività è molto feconda: ecco un tuo nuovo romanzo dal titolo suggestivo: "La catasta". Qual'è il tema dominante di questa tua nuova opera?
Riesco a rispondere a questa domanda comparando La catasta a un mio precedente romanzo uscito due anni fa dal titolo "Come in cielo". In questo romanzo il tema è l'alienazione: i personaggi di quel romanzo sono degli alienati, hanno perso la bussola, come si dice, e animati da questo spirito si danno all'esoterismo. Dunque, in "Come in cielo" troviamo una scelta volontaria. Nella Catasta, invece, il tema è: trovarsi invischiati in una setta e non saperlo neppure. Ciò è possibile perché le sette sono innanzitutto un fatto linguistico prima ancora che iniziatico-ritualistico: linguistico nel senso di insieme di tecniche di manipolazione mentale. Ciò significa che se ti iscrivi a una comunità settaria sai cosa ti aspetta; ma essendo le sette un fatto innanzitutto di manipolazione mentale può capitarti di iscriverti a un normalissimo laboratorio di punto croce o di recitazione o di ceramica e di ritrovarti in un ambiente particolare che ti repelle e ti attrae allo stesso tempo.
Un tema molto attuale, che tu tratti come sempre non solo sociologicamente ma soprattutto esistenzialmente ed esteticamente. Ritieni che questo fenomeno sia epifania di qualcos'altro nell'attuale società?
Sì, ed è il virus silenzioso della violenza psicologica che sperimentiamo negli uffici, negli ambienti di lavoro, soprattutto, ma un po' ovunque ormai - appunto perché basta impadronirsi e fare uso di tecniche di sopraffazione psicologica. Quello è il virus: la sopraffazione psicologica.
Ogni tua opera mi sembra innovativa e stimolante anche a livello linguistico e sperimentale. Come riesci a immedesimarti nei linguaggi altrui e come hai declinato questa tua versione dello slang giovanile?
Mi immedesimo non senza difficoltà. Nella Catasta si fa ampio uso del linguaggio Red Pill inventato da Dino Ricci. È un vocabolario intriso di maschilismo, suprematismo, classismo... Ed è tossico. Così come tossiche sono le espressioni linguistiche del mindfucking. È stato un bagno in una lordura linguistica durata qualche mese e che mi ha messo i brividi. Ma ne sono fuori. L'abisso non mi ha inghiottito.
Il tema dell'esoterismo lo hai già trattato in altri tuoi romanzi. In Catasta che tipo di esoterismo è? Ha fonti culturali e spirituali storiche o è una forma di alienazione di massa di basso livello?
Se in "Come in cielo" le fonti sono quelle umanistico-rinascimentali benché riadattate in modo spurio ai tempi nostri; in "La catasta" invece, i modelli di setta seguono la Chiesa di Scientology che ha come Bibbia i romanzi di fantascienza di L. Ron Hubbard. Dunque, nella setta fai-da-te di "La Catasta" ci sono soprattutto storie di fantascienza e pulp horror.
Ci sono fatti di cronaca che ti hanno ispirato o la tua ispirazione e creatività ha creato i tuoi mondi narrativi solo da una constatazione generale del diffondersi delle sette e della magia fra i giovani negli ultimi decenni?
Il motore della narrazione si mette in moto dall'idea di creare una setta fai-da-te per attirare l'attenzione e trovare la notorietà. Un gruppo di ragazzi scaltri e privi di scrupoli prima mettono in piedi con l'inganno una setta, servendosi di un leader fantoccio e poi come in ogni setta che si rispetti avviene il massacro. I superstiti al massacro finale degli adepti/vittime sacrificali rilasciano interviste, scrivo libri, partecipano a docuserie e diventano attori. Ma non hanno calcolato un fuoriuscito del gruppo, che narra tutta un'altra versione dei fatti.
Il desiderio di dominio sulla vita e sugli altri porta all'autodistruzione o ad un nuovo equilibrio?
La storia lo insegna: porta all'autodistruzione. Dominare gli altri è una sciocca generalizzazione. Perché gli altri non finiscono mai. Ce ne saranno sempre di "altri": e sono questi "altri" tra gli altri che te la faranno pagare. Chiedilo a tutti i dominatori dell'Universo finiti ghigliottinati o condannati a morte come furfantelli qualsiasi.