Vietata a Verona l'esibizione del baritono russo Abdrazakov: l'ennesimo gesto di barbarie, con approvazione del ministro Giuli

Una scelta deplorevole, che merita di essere commentata

Leggiamo sui più letti e, soprattutto, più venduti quotidiani nazionali che è stata proibita a Verona l'esibizione del baritono russo Abdrazakov, ritenuto colpevole di essere ideologicamente vicino alla Russia di Putin. Si sarebbe dovuto esibire nel Don Giovanni presso l'Arena di Verona. Il ministro della cultura Alessandro Giuli si è detto favorevole a questa scelta, che noi, per parte nostra, riteniamo scellerata e deplorevole. La riteniamo tale, dacché è sempre un gesto di pura barbarie fare la guerra alle idee e alla cultura, all'arte e allo spettacolo. Se sono false, le idee si combattono con le idee vere, non certo mediante la censura e la mordacchia. Pretendere di coinvolgere la cultura nella guerra e, dunque, di estendere la guerra alla cultura stessa rappresenta il non plus ultra della barbarie, dovrebbe essere chiaro a ogni testa ancora pensante. La cosa più tragicomica comunque resta il fatto che l'occidente, anzi l'uccidente liberal-atlantista, seguiti indefessamente a celebrare se stesso come tempio sacro della democrazia e della libertà, puntando il dito contro tutto ciò che Occidente non è, liquidato indistintamente come regno delle dittature e dei totalitarismi. Si può realmente definire libera e democratica una realtà che fa la guerra contro le idee e che mette al bando la cultura? Si può definire ancora realmente civile una civiltà che silenzia gli artisti e gli uomini di cultura per la nazione di provenienza? Notiamo per inciso che simili provvedimenti demenziali non vengono quasi mai presi a nocumento di Israele, che con Netanyahu sta compiendo un vero e proprio genocidio ai danni della popolazione palestinese (premesso che, dal nostro punto di vista, sarebbe ugualmente sbagliato silenziare e mettere al bando gli artisti israeliani, alla luce di quanto sopra chiarito). L'ipocrisia europea ha raggiunto livelli mai sperimentati in precedenza.

di Diego Fusaro