Il Volo sopra il Labirinto dell'arte: l'opera curatoriale avvincente di una Vera Agosti sempre sorprendente

Ovvero "l'arte di mettere in scena l'arte" tra intellettualità, stile e mitopoiesi iconologica

Curatrice, critica d'arte, giornalista, caporedattrice della Prearo, Vera Agosti regala sempre freschezza, stimoli intellettuali e rinnovamento al mondo dell'arte milanese e italiano. Non sapete quale arte seguire? Seguite i migliori curatori e non sarete delusi. L'arte è, infatti, l'interpretazione dell'arte, il "discorso sull'arte" e quando il curatore-critico, come Vera, mette l'arte al centro e non se stesso allora non si cade mai nel rischio che denunciava un giovane Vittorio Sgarbi contro Federico Zeri (suo ex maestro): "spostati e fammi vedere l'opera!". Vera non solo ci indica le nuove tendenze dell'arte italiana ma ci aiuta a riflettere sui suoi fondamentali senza tempo, dimensione ancora più importante. Ascoltiamola:

Cara Vera come sai ti seguo da anni, da quando avevi anticipato i tempi con la tua bella mostra "Meduse" e "Mare nero" (2010-2011) con le quali congiungevi tematiche ambientali con la tua sensibile attenzione curatoriale alla pittura figurativa contemporanea (e non solo). Più recentemente ti ho ammirato come curatrice della grande mostra su Omar Galliani a Palazzo Reale di Milano (Diacronica, 2023) quindi rivolgo a te una domanda a cui pochi possono tentare di rispondere: qual'è lo stato dell'arte? Quale situazione e tendenze animano l'arte contemporanea oggi in Italia? In assenza di scuole artistiche dominanti, essendo oggi in un tempo post-storico, anche per i più appassionati risulta non facile avere "il polso della situazione".

Da diverso tempo si nota un ritorno di interesse e di attenzione verso la figurazione. Come sai, me ne sono sempre occupata e ne sono felice. In generale, lo scenario è variegato, personalmente seguo con interesse lo sviluppo delle nuove tecnologie e dell'intelligenza artificiale per essere informata su ciò che accade. Si lamenta la mancanza dell'approfondimento teorico, dei grandi dibattiti e delle grandi idee. Gli artisti continuano a essere soli nei loro atelier, salvo rarissimi casi.

Quale arte avrà un futuro nel prossimo domani? Può ancora parlarsi di una "tradizione figurativa italiana"?

Credo che l'arte che resterà nella storia dell'arte sarà come sempre quella capace di innovare il linguaggio. Io parlo continuamente della tradizione figurativa italiana, in riferimento al Rinascimento.

Perchè esiste ancora un deficit di visibilità per la pittura figurativa?

Non credo che esista

Pensi che persista un complementare gap di riconoscibilità-identificazione tra l'arte performativa-installativa delle grandi città e il grande pubblico dello svago e della fruizione?

Sì, l'aspetto ludico e spettacolare dell'arte sa coinvolgere il grande pubblico in maniera immediata e giocosa, anche senza l'approfondimento. Si fanno i selfie davanti alle opere d'arte contemporanea o si diventa parte integrante dell'opera stessa.

La mostra sull'opera di Carlo Maria Mariani a Palazzo Pitti l'anno scorso, promossa dalla Fondazione di New York a lui dedicata pensi possa essere un segno di un riemergere di una maggiore attenzione per autori fino a pochi anni fa svalorizzati come "anacronisti-manieristi"?

Il termine non è sempre stato utilizzato con un'accezione negativa, tutt'altro. Sì, è sicuramente un segnale di rinnovato interesse.

Il tuo approccio attento ai grandi temi valoriali quanto alle sperimentazioni più acute lo trovo sempre equilibrato ed efficace. Ci racconti la mostra "Giudizio Universale" dell'artista spagnolo Jorge R.Pombo che si è tenuta poco tempo fa alla Fabbrica del Vapore di Milano e alla quale hai collaborato?

La personale, che ho curato con Matteo Pacini, è una reinterpretazione del Giudizio Universale di Michelangelo e di una piccola porzione della Cappella Sistina. Costituisce una tappa all'interno di un progetto pittorico più ampio che vedrà la realizzazione completa di tutta la Sistina. Pombo segue l'action painting di Pollock e quindi le figure sono dissolte, creando un cortocircuito visivo nello spettatore, che ha memoria delle immagini celebri ma si trova dinanzi a opere nuove. Presso lo spazio Cattedrale della Fabbrica del Vapore di Milano, l'impatto del colossale Giudizio Universale era enorme, in particolare ammirandolo dall'alto della balconata. L'artista ha assunto come collaboratori persone provenienti da situazioni di fragilità e di religioni differenti, come atto simbolico. 

Ottimo; dimostrazione di come la sperimentazione possa e debba giocare con la tradizione e così facendo crea nuovi scenari e nuove declinazioni di percezione ed espressione artistica, senza remore e senza sovrastrutture. Il tuo impegno per la casa editrice Prearo: anche l'editoria d'arte è un'arte?

Sicuramente sì. L'editore Prearo è un artista del libro d'artista.

Anticipazioni di tue prossime sfide e impegni?

Attualmente, e fino all'11 gennaio, è in corso la personale "Valerio Adami. Mito e spiritualità", al CIAC di Foligno, curata da me e Italo Tomassoni, sul tema della trascendenza, un soggetto inedito che ho ritrovato nella sua poetica. Al Museo del Paesaggio di Verbania, invece, fino al 12 aprile, si può visitare la mostra a mia cura "Alla riscoperta di un volto. Omar Galliani per Paolo Troubetzkoy", un omaggio del maestro del disegno alla ballerina del principe scultore. Il 6 novembre aprirà "Onironautica 3" alla Fondazione Matalon di Milano con le potenti fotografie di Nello Taietti.