Nan Goldin al Pirelli Hangar Bicocca con 'This Will Not End Well', la prima retrospettiva sul suo lavoro da filmmaker
Dall’11 ottobre 2025 al 15 febbraio 2026, la prima retrospettiva di Nan Goldin con un grande corpus di slideshow presentato presso il Pirelli Hangar Bicocca
Dall’11 ottobre 2025 al 15 febbraio 2026, Pirelli HangarBicocca presenta “This Will Not End Well“, la prima retrospettiva dedicata al lavoro di Nan Goldin come filmmaker. A Milano la mostra riunisce il più grande corpus di slideshow mai presentato, include una installazione sonora appositamente commissionata e offre l’occasione di esporre per la prima volta in Europa in un contesto museale i suoi due più recenti slideshow. La mostra è stata organizzata dal Moderna Museet in collaborazione con Pirelli HangarBicocca, Milano, Stedelijk Museum, Amsterdam, Neue Nationalgalerie, Berlin e Grand Palais Rmn, Parigi.
La retrospettiva è allestita in diverse strutture architettoniche, definite come padiglioni, progettati dall’architetta Hala Wardé, che già in varie occasioni ha collaborato con Goldin. Ciascun padiglione è concepito in risposta a un’opera specifica, e tutti insieme formano un villaggio. Benché il titolo della mostra “This Will Not End Well” [Non finirà bene] possa suonare cupo, è contestualmente carico di un’ironia benevola, ed esprime con forza la “caratteristica, incrollabile joie de vivre” di Goldin.
L’esposizione include: The Ballad of Sexual Dependency (1981-2022), capolavoro di Goldin; The Other Side (1992-2021), ritratto storico, omaggio agli amici trans attraverso scatti intimi e privati realizzati tra il 1972 e il 2010; Sisters, Saints, Sibyls (2004-2022), testimonianza sul trauma familiare e sul suicidio; Fire Leap (2010-2022), incursione nel mondo dell’infanzia; Memory Lost (2019-2021), trip claustrofobico nell’astinenza da sostanze stupefacenti; e infine Sirens (2019-2020), viaggio nell’estasi della droga. A Milano, l’installazione Sisters, Saints, Sibyls (2004- 2022) sarà presentata all’interno del “Cubo”, uno spazio in cui le dimensioni e l’altezza – che supera i 20 metri – richiamano la natura architettonica de La Chapelle de la Salpêtrière di Parigi, luogo in cui l’opera è stata originariamente commissionata ed esposta nel 2004. L’installazione presso Pirelli HangarBicocca sarà riproposta in una forma fedele all’originale, che comprende anche gli elementi scultorei, visibili da una piattaforma sopraelevata.
In occasione della mostra in Pirelli HangarBicocca ospitata nelle Navate, saranno inclusi due slideshow aggiuntivi: You Never Did Anything Wrong (2024), il primo lavoro astratto di Goldin, ispirato a un antico mito secondo cui un’eclissi sarebbe causata da animali che rubano il sole, è una meditazione poetica sulla vita, la morte e i cicli naturali che collegano tutti gli esseri viventi. La seconda opera, Stendhal Syndrome (2024), si basa su sei miti tratti dalle “Metamorfosi” di Ovidio che prendono vita attraverso i ritratti degli amici di Goldin in un dialogo visivo attraverso il tempo, e in cui l’esperienza personale dell’artista si intreccia con i suoi scatti di dipinti e sculture provenienti da musei di tutto il mondo.
Inoltre, l’esposizione si aprirà con una nuova installazione sonora del collettivo Soundwalk Collective, che l’ha concepita in stretta collaborazione con l’artista. Come una sorta di preludio, l’opera guiderà i visitatori verso il simbolico villaggio di slideshow di Goldin.
Nan Goldin (nata a Washington D.C. nel 1953) è una delle artiste di maggior rilievo nel panorama contemporaneo. La sua indagine dell’esperienza umana è ormai leggendaria, e ha influenzato profondamente generazioni successive. La sua prima opera, The Ballad of Sexual Dependency, documenta esperienze di vita a Provincetown, New York, Berlino e Londra a partire dagli anni ’70 e ’80 fino ai giorni nostri. Nel lavoro Goldin ha fotografato con ruvida tenerezza il suo gruppo di amici, creativi e bohémien. I suoi scatti catturano istanti di intimità e sessualità, il quotidiano e feste sfrenate, mettendo in luce il conflitto tra autonomia e dipendenza.
Goldin appartiene alla generazione che ha sperimentato la libertà e stili di vita prima dell’AIDS, e un mondo alternativo fuori delle norme sociali. La sua opera si pone dunque come una testimonianza dell’epoca. Intorno al 1980 l’artista ha iniziato a presentare i suoi slideshow in diversi club e spazi pubblici di New York, in cinema underground e festival cinematografici europei. In ciascuna di queste occasioni, Goldin ha aggiornato e rieditato The Ballad of Sexual Dependency, utilizzando proiettori di diapositive azionati direttamente da lei e con una eclettica colonna sonora di sottofondo. È proprio la capacità di Goldin di rivisitare gli slideshow che nel tempo ha definito il cuore della sua pratica artistica. Negli ultimi 40 anni, Goldin ha prodotto una decina di slideshow diversi, che spaziano da ritratti di amici a racconti di eventi familiari traumatici. Col tempo, l’artista ha aggiunto alle sue opere altri elementi quali immagini in movimento, voci e materiali d’archivio.
Oltre all’influenza che Goldin ha esercitato sull’arte e sul sistema dell’arte, è difficile pensare all’odierna fotografia di moda e pubblicitaria senza riflettere sui suoi rivoluzionari paradigmi visivi.
In occasione della mostra è stato realizzato un catalogo di 216 pagine, di cui 140 illustrate, con testi di Vince Aletti, Thomas Beard, Guido Costa, Marvin Heiferman, Roni Horn, Patrick Radden Keefe, Caitlín R. Kiernan, Fredrik Liew, Andrea Lissoni, Gabor Maté, Cookie Mueller, Eileen Myles, Alfred Pacquement, Darryl Pinckney, Rene Ricard, Lucy Sante, Sarah Schulman, Anne Swärd, Hala Wardé e David Wojnarowicz. Il catalogo è pubblicato in inglese e distribuito internazionalmente da Steidl Verlag.
Numerose sono le istituzioni internazionali che hanno ospitato mostre personali di Nan Goldin, tra cui: National Gallery of Australia (2023), Neuer Berliner Kunstverein, Berlino (2022), Art Institute of Chicago (2020), Tate Modern, Londra (2019), Triennale di Milano (2017), MoMA Museum of Modern Art, New York (2016), Museu de Arte Moderna, Rio de Janeiro (2012), Musée du Louvre, Parigi (2010), Kiasma, Helsinki (2008), Centre
Pompidou, Parigi (2007, 2001), La Chapelle de la Salpêtrière, Parigi (2004), Musée d’Art Contemporain de Montréal, Quebec (2003), Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino, Museu Serralves, Porto, Whitechapel Art Gallery, Londra (2002), Reina Sofía, Madrid (2001), Kunsthalle Wien, Vienna (1998), Stedelijk Museum Amsterdam (1997), Fotomuseum Winterthur (1997), Whitney Museum of American Art, New York (1996), Kunstmuseum Wolfsburg (1996), Neue Nationalgalerie, Berlino (1994), Moderna Museet, Stoccolma (1993) e The Institute of Contemporary Art, Boston (1985).
Le opere dell’artista sono state presentate in diverse edizioni della Biennale del Whitney di New York (1985, 1993, 1995) e in occasione della Biennale di Sydney (1996). Dopo quattro decenni di pratica artistica, nel 2022 è stata invitata a partecipare alla Biennale di Venezia con lo slideshow Sirens (2019-2021).
Goldin è stata nominata Commandeur des Arts et des Lettres nel 2006, e ha ricevuto numerosi e prestigiosi premi, tra cui il Kering Women in Motion Award for Photography (2025), il Käthe Kollwitz Prize, Berlino (2022), la Centenary Medal della Royal Photographic Society di Londra (2018), la Edward MacDowell Medal, New Hampshire (2012) e l’Hasselblad Award, Göteborg, Svezia (2007).