L'attualità del pensiero liberale come antidoto a questo presente distopico: il decalogo delle libertà stilato da Bertrand Russell nel lontano 1951

Chi non si sia ancora accorto che è in corso un attacco ai diritti e alle libertà individuali smetta pure di leggermi

C'è stato un tempo in cui Il Giornale d'Italia – questo quotidiano – era un giornale liberale. Io sono e resto un liberale. Intorno a me, molti giovani ripetono a pappardella che la causa di questo presente distopico è il liberalismo. La cosa non mi sorprende, dato che non esiste in Italia un solo maître à penser liberale. I filosofi sono tutti marxisti, selezionati da marxisti in un'università fortemente politicizzata. Tuttavia, altrove e in passato, qualche filosofo liberale è esistito e ha persino lasciato una traccia del proprio passaggio terreno. Mi riferisco a Bertrand Russell, dimenticato nonostante la sua straordinaria attualità. Chi non si sia ancora accorto che è in corso un attacco ai diritti e alle libertà individuali smetta pure di leggermi: è probabile che sia un povero idiota che confonde la libertà sessuale con la libertà tout court. A chi ancora mi sta leggendo, propongo il decalogo delle libertà stilato da Russell nel lontano 1951 e pubblicato sul The New York Times Magazine e successivamente incluso nell’autobiografia di Bertrand Russell, Vol. 3, 1944-1967:

1. Non sentirti assolutamente certo di nulla.

2. Non pensare che valga la pena procedere nascondendo la realtà dei fatti, perché è sicuro che essa verrà alla luce.

3. Non cercare di scoraggiare la riflessione perché sei sicuro di avere ragione (Never try to discourage thinking for you are sure to succeed).

4. Quando sei confrontato da una opposizione, anche se dovesse trattarsi del tuo partner o dei tuoi figli, cerca di superarla con la discussione e non con l’imposizione, perché una vittoria ottenuta con la forza è fittizia e illusoria.

5. Non avere alcuna venerazione per l’altrui autorità, in quanto si possono sempre trovare altre autorità ad essa contrarie.

6. Non utilizzare il potere per sopprimere opinioni che ritieni dannose, perché così facendo saranno le opinioni a sopprimere te.

7. Non aver paura di essere eccentrico nelle tue idee perché ogni idea ora accettata è stata una volta considerata eccentrica.

8. Trova più piacere in un dissenso intelligente che in un consenso passivo, perché, se apprezzi l’intelligenza come dovresti, noterai che il primo esprime un accordo più profondo del secondo.

9. Sii scrupolosamente sincero, anche se la verità è scomoda, perché è ancora più scomodo il tentare di nasconderla.

10. Non provare invidia per la felicità di coloro che vivono di illusioni, perché solo uno sciocco può pensare che in ciò consista la felicità.»

In questi dieci semplici consigli, è racchiusa l'essenza del liberalismo. Qualcuno potrà riderci sopra, ma già il primo (non sentirti assolutamente certo di nulla) è una fotografia della condizione umana.

L'idiota è sempre certo di qualche cosa, di solito sbagliata. Cerca lo scontro, non il confronto costruttivo e usa tutti i mezzi per prevalere. L'idiota marxista, esattamente come l'integralista religioso, parte da un punto fermo che non è negoziabile, non è discutibile, è un dogma. Il dialogo non è visto come utile, il dissenso viene ridotto al silenzio. La convinzione di ogni marxista è tanto ingenua quanto falsa: il leader maximo farà l'interesse del popolo. Poi arriva Stalin e nell'interesse del popolo ammazza trenta milioni di esseri umani. E li ammazza proprio perché non era un liberale. L'idea che una dittatura illuminata sia migliore della democrazia è ormai maggioritaria. La personalizzazione della politica è un cancro che causa ovunque metastasi: c'è che crede in Vladimir Putin, chi in Donald Trump, chi nel Papa e chi (poveri loro) persino in Sergio Mattarella.

Sfugge completamente l'importanza del rispetto delle libertà individuali (che non si limitano alla sfera sessuale). L'ignoranza dilaga e la diretta conseguenza è l'incapacità di percepire fino a che punto di non ritorno stia andando la violazione dei diritti umani e costituzionali. Come scrisse Ernst Juenger: “Una forza predominante, se pure riesce a modificare il corso della storia, non può creare diritto”.

“La maggioranza può contemporaneamente agire nella legalità e produrre illegalità: le menti semplici non afferreranno mai questa contraddizione”. (Ernst Jünger, Trattato del ribelle).

Gli esempi si moltiplicano ogni giorno: dopo lock down e green pass, diritto di voto condizionato a un'identità digitale (in Svizzera), diritto di utilizzare la propria carta di credito condizionato al rispetto di un ordine dell'autorità (in Canada), chiusura del conto corrente per mancato rispetto di un obbligo di legge (in Vietnam), diniego del diritto di esercitare i diritti politici se sospettati di idee filorusse (Moldavia) eccetera eccetera. La confisca della proprietà privata agli oppositori politici, possibile grazie alla moneta digitale in una frazione di secondo, sarà il prossimo passo.

Eppure la colpa è dell'ideologia liberale, non dell'ideologia liberticida di miserabili politici finanziati dai soliti noti.

Se non fossi anche un convinto pacifista, mi verrebbe voglia di mettere in pausa le mie convinzioni di vecchio liberale e imbracciare un fucile.

di Alfredo Tocchi, Il Giornale d'Italia, 30 settembre 2025