"Frammenti d'anima, di senso e spigolature sparse", la nuova raccolta poetica di Gilberto Vergoni, il medico che scrive dei legami con i figli

Gilberto Vergoni è nato a Fano (PU) nel 1955 e vive a Cesena (PC). Di professione neurochirurgo trova nella scrittura il varco salvifico, la leggerezza per emergere dall’oceano di dolore dei suoi pazienti

Gilberto Vergoni è nato a Fano (PU) nel 1955 e vive a Cesena (PC). Di professione neurochirurgo trova nella scrittura il varco salvifico, la leggerezza per emergere dall’oceano di dolore dei suoi pazienti che si riflette su di lui nell’enorme responsabilità che ha di curarli nel migliore dei modi.

Del resto rimane anche nel Terzo Millennio il binomio poeta-medico che, per fare un esempio, tra i tanti è incarnato in Antonio Spagnuolo, il poeta napoletano che continua ad essere attivissimo e sulla cresta dell’onda con la sua attività di poeta, critico letterario e promotore che svolge da più di cinquanta anni a livello non solo nazionale ma internazionale.

Il volume presenta una esauriente e acuta prefazione di Enzo Concardi e non è scandito in sezioni ma è strutturato in un continuum di poesie e prose che come dice il titolo rispecchiano l’anima dell’autore nel ricercare e trovare in vari modi il senso della vita e inoltre sono inseriti segmenti di carattere secondario che si presentano come curiosità, appunto le spigolature.

Un’opera composita dunque ed anche originale e unica che supera per complessità ed articolazione la mera raccolta di poesie.

Sempre in bilico tra gioia e dolore la poetica di Gilberto che fa degli affetti familiari una delle tematiche centrali e le prime due poesie che incontriamo sono dedicate alla figlia e al figlio mentre la terza all’amica Elena.

Tutti i componimenti poetici sono suddivisi in strofe e lo stile e la forma sono affabulanti nel rivolgersi accorato all’interlocutore di turno.

Si potrebbe definire tout-court neo – lirica la cifra distintiva di queste poesie nel senso di un’effusione dell’animo del poeta in modo preciso e con una forte dose di sintagmi che aggregandosi provocano, per i sentimenti forti che esprimono emozioni notevoli nei lettori che spesso riscoprono parti di se stessi nell’identificarsi con i messaggi veicolati dall’io-poetante.

In "Figlioleggiamo: «C’è sempre quella foto che amo/ ricordo gli occhi scuri sempre pronti al sorriso/ o quando timoroso ti scioglievi in un abbraccio.// Viandante solitario sulla mia stessa strada,// ho cercato di condividerne il percorso/ sussurrando echi di storie senza fine».

Nei suddetti versi c’è tutto il pathos di una paternità vissuta quasi come gioco felice quando il poeta afferma che avrebbe voluto condividere il percorso del figlio andando oltre il tempo lineare che va stretto sussurrando echi di storie senza fine.

Realistiche e chiare le prose che sono dei frammenti dai titoli articolati e densi come quelli che esercitano amore di sapienza fanno una meditazione continua della morte e in questo frammento l’io - narrante è l’autore stesso che si racconta al tempo dell’infanzia e in particolare qui viene detto l’episodio di Gilberto bambino con il suo senso empatico delle cose che tornato a casa dall’asilo trova a casa i genitori e altre persone affrante per la morte dell’amatissima nonna che abitava nella casa con la famiglia del piccolo.

Si riscontra un comune denominatore che è quello di un realismo icastico sia in poesia che in prosa e non manca un richiamo al misticismo per esempio quando vengono nominati gli angeli.

Gilberto Vergoni, Frammenti d’anima, di senso e spigolature sparse, Guido Miano Editore, Milano 2025

Di Raffaele Piazza