"Fuori Orario", dal ciclo “racconti assurdi” (situazioni anomale che potrebbero verificarsi)

Seguì un silenzio strano. Non imbarazzante. Solo… sospeso. Rosario si sedette per terra. «Succede anche a noi, sai. Di voler sparire. Ma di solito lo chiamiamo in altri modi. Tipo: 'fuggire dalla città', o 'cambiare vita'.»

Era una di quelle notti umide, sospese, in cui anche i cani decidono di non abbaiare.

Due ladri – Dente e Rosario – stavano lavorando in silenzio. Gente di mestiere, niente rapine spettacolari, solo case vuote e calzini pieni di gioielli. La porta dell’appartamento al terzo piano non fece resistenza: un colpo secco, uno spintone, dentro.

Buio. Silenzio.
Perfetto.

Ma poi, in fondo al corridoio, una luce. Fioca. Un bagliore azzurro.
La TV accesa.
E una figura seduta sul pavimento, le spalle contro il muro, lo sguardo assente. Accanto a sé una bottiglia mezza vuota e delle scatole di farmaci rovesciate.

Dente, il più cinico dei due, sussurrò: «Oh. No, eh.»

Rosario si avvicinò lentamente. «Sta respirando... ma guarda che roba. Dovevamo rubare, mica salvare anime.»

«Zitto, cretino,» lo interruppe Dente. «Questo ha già un piede in un altro mondo.»

L’uomo li guardò. Aveva gli occhi lucidi, ma non spaventati. Anzi, sembrava quasi se lo aspettasse.

«Siete qui per prendermi qualcosa?» chiese.
Dente lo guardò negli occhi: «No. Siamo qui per lasciarti qualcosa, credo. Tipo una seconda possibilità.»

Seguì un silenzio strano. Non imbarazzante. Solo… sospeso.

Rosario si sedette per terra. «Succede anche a noi, sai. Di voler sparire. Ma di solito lo chiamiamo in altri modi. Tipo: 'fuggire dalla città', o 'cambiare vita'.»

«Io non ce la faccio più,» disse l’uomo. «Nessuno mi nota. Nessuno mi ascolta. Sono diventato trasparente.»

Dente rise, amaramente. «Amico, siamo ladri. Nessuno ci guarda mai in faccia. Ma siamo ancora qui. Tu pure.»

Rosario si alzò, prese un bicchiere e lo riempì d’acqua. Glielo porse. «Bevi. Poi ci racconti tutto. Giuriamo che non rubiamo niente, stasera. Al massimo... ti rubiamo un po’ di tristezza.»

Quella notte passarono ore seduti in cucina. A parlare. A ridere. Il tipo pianse. Poi rise. E poi pianse di nuovo, ma più piano. La serata continuò così e si fece anche un brindisi per una nuova rinascita.

Infine Se ne andarono senza prendere nulla.
Ma avevano forse compiuto il furto del secolo, rubando buio per donare speranza.

Di Stefano Duranti Poccetti