Economisti che ignorano il senso della moneta. Il caso di un pessimo libro di Carlo Cipolla; segno dell'arretratezza culturale dell'Italia

Quando è utile stroncare un libro di 50 anni fa, in quanto ancora lo pubblicano: economisti italiani e americani digiuni di Storia e che non conoscono i fondamenti della moneta

Tanto mi era piaciuto il celebre "Allegro ma non troppo" del celebre Carlo Cipolla quanto mi ha deluso la recente lettura di un libro pubblicato nel 1985 ma ancora oggi ripubblicato dalla casa editrice Il Mulino: "Viaggi e avventure della moneta". Si tratta di un intervista che due economisti statunitensi, docenti prestigiosi, fanno al nostro Cipolla, storico dell'economia. Perchè è importante stroncare questo libro? Primo: è un pessimo libro; in quanto noioso, superficiale e del tutto opposto a quanto ci si aspetterebbe dal titolo promettente. Nessun senso del viaggio e dell'avventura ma solo una tediosa e burocratica intervista che poco dice sulla storia economica europea e tanto meno sul senso della moneta nell'antichità. Perchè è utile oggi stroncare questo libro? Perchè dimostra uno dei principali motivi della vittoriosa crescita della Cina: l'ignoranza Usa ed europea sulla Cina stessa. I due famosi economisti che intervistano Cipolla appaiono come bambini ignoranti sulla Storia antica del mediterraneo e lo stesso Cipolla rivela la sua ignoranza sulla Cina e su molti aspetti della moneta romana antica. E' vero che parlano e scrivono nel 1985 ma si tratta di docenti delle migliori Università mondiali: come si poteva ignorare che fu la Cina a inventare la carta moneta e questo lo fece già secoli prima che vi arrivasse Marco Polo? Come si poteva ignorare che il deprezzamento dei terreni italiani sotto l'Impero romano derivava dall'eccesso di grano gratis che giungeva a Roma dall'Egitto? Come non pensare che la mancanza di denaro egiziano derivasse dalla fusione delle monete auree egizie da parte degli Imperatori romani? Come non differenziare fra i latifondi senatorii del sud Italia e la centuriazione padana delle piccole proprietà di origine militare, cioè date ai veterani dagli Imperatori? Insomma Cipolla si dimostra molto ignorante in storia romana, non citando neppure le legislazioni monetarie di Costantino, per non parlare dei due docenti statunitensi: ancora peggio. Non è un libro ma un dialogo fra sordi dove gli statunitensi cercano di carpire da Cipolla, come fosse l'oracolo di Delfi, dati utili a suffragare le loro tesi monetariste e Cipolla almeno non nasconde le sue carenze da storico e da economista. Ma lo studio della storia, essenziale anche per lo studio della moneta, serve a strumentalizzare dati antichi per dire che le proprie astratte teorie sulla moneta odierna siano giuste o non dovrebbe servire per comprendere le costanti della moneta e le sue dinamiche ritornanti? Gli "esperti" sono esperti se non sanno prevedere il futuro, neppure più prossimo? Quì il tema viene annunziato, ma non sostanzialmente trattato. Viene eluso. Un libretto fondato solo sul narcisismo cattedratico, come molti. Operetta viziata dal medesimo vecchio errore dell'ideologismo interpretativo: ridurre ciò che non si sa a ciò che si pensa di sapere e pensare che l'antico vada giudicato con i parametri più recenti. Per dirla con Checco Zalone: ma sono del mestiere, questi? E poi come si fa a capire la moneta moderna senza avere la coscienza e la percezione della moneta medioevale? Specie se non si dimentica che il sistema feudale già si configura in epoca costantiniana, appunto. Nè Cipolla cita il problema del tardo Impero dovuto alla tesaurizzazione delle monete auree. Riguardo poi al lungo Medioevo europeo (dodici secoli) Cipolla e i suoi amici statunitensi dimostrano tutta la penosità dei pregiudizi illuministici che dipingono questo lungo periodo, che crea l'Europa, come un periodo di povertà e baratti. Ma come potevano sorgere i grandi Comuni, le cattedrali gotiche, le ricche Repubbliche Marinare italiane che dominavano il Mediterraneo e persino il Mar Nero se la popolazione fosse vissuta così in miseria? Cipolla poi non cita il tema dell'usura nel medioevo e della legislazione anti-usura (segni sociali di ricchezza) nè il tema fondamentale: il feudalesimo si consolida e domina per secoli, vincendo ogni problema di carestie o pestilenze o guerre, proprio in quanto la moneta era scarsa. Il feudalesimo è un sistema di scambi fiduciari di servizi, sorto in quanto non bastava la moneta da scambiarsi. Ci si scambiava il lavoro. Invece il nostro superficiale professore sub-illuminista parla della Cristianità come fosse stato un periodo primitivo, fondato sul baratto. Ma se il Medioevo europeo fosse stato così povero perchè l'Islam, che veniva dal ricco oriente, per secoli cercò sempre di conquistare l'Italia e l'Europa? E i Templari inventori dell'assegno? E le ricche e potenti Corporazioni? E le prime banche solidaristiche anti-usura come il Banco di San Giorgio di Genova? I tre autori di questo libro non hanno compreso il senso profondo della moneta nel Medioevo e il segreto del suo successo e della sua stabilità e funzionalità: il plurimonetarismo diffuso (sia verticale che orizzontale), la proprietà sociale della moneta, il plurimetallismo, l'esistenza di tante monete quante sono le numerose funzioni della moneta. Piuttosto oggi appare fondamentale leggere il trattato sulla moneta dell'abate napoletano Ferdinando Galiani (1780) il quale insegnava che la moneta è come il sangue per la società: deve circolare nè troppo veloce (emorragia) nè troppo lento (atrofia). Il tema quindi attualissimo non è solo quello della quantità della moneta e della sua regolazione ma, soprattutto quello della qualità/finalità della e delle monete. Lezione oggi attualissima se non vogliamo tutti morire di monetarismo quale ideologia astratta. Il tema delle grandi fiere medioevali (sfiorato da Cipolla) è un tema fondamentale, ripreso anche da Mazzini nei suoi "Doveri degli Italiani": il Mercato quale auto-regolazione sociale tramite la moneta pubblica e condivisa e questa moneta quale riserva di valore, unità di conto e pagamento del lavoro. Il senso della moneta, transcronico, lo capì bene invece March Bloch riflettendo sulla moneta medioevale: quando c'è una base reale il potere può variare la moneta senza danni, usandola come strumento sia di regolazione e controllo che di sviluppo. Così è stato per duemila anni. Insomma nel 1984 l'Italia e gli Usa erano molto arretrati culturalmente a livello di storia della moneta e di filosofia della moneta. Perchè quindi ristampare ancora questo penoso, fuorviante e inutile libro? Perchè all'Italia piace restare arretrata e provinciale? Nessuno evidentemente nelle case editrici compie operazioni di bilancio culturale, per controllare se i libri vecchi pubblicati siano ancora attuali e significativi. Questo; no di certo. Ci facciamo brutta figura. La Cina vince facile. Per fortuna che almeno gli Usa possiedono una grande "risorsa naturale": Roberto Mazzoni, vero e raro esperto, anche delle politiche monetarie della Cina imperiale antica.