Il bronzo invenduto da 70 milioni di Giacometti all'asta Sotheby's di New York spaventa il mercato dell'arte
La preziosa opera dell'artista svizzero non ha trovato un acquirente
L’invenduto dell’asta serale di Sotheby’s a New York dedicata all’arte moderna ha scosso il mercato come un profit warning. Il busto Grande tête mince (1955) di Alberto Giacometti – valutato oltre 70 milioni di dollari – non ha trovato compratori, chiudendo con una sola offerta insufficiente da 64,25 milioni. La mancata vendita è significativa perché riguarda uno dei nomi più solidi nel paniere degli artisti “blue chip”, quelli considerati più stabili e liquidi per gli investitori. In un contesto macro di rialzo dei tassi e riposizionamento dei portafogli, l’arte high-end mostra un rallentamento. “Il fallimento del Giacometti è un segnale forte: anche l’arte di primissima fascia non è più al riparo dalla selettività del mercato”, ha spiegato Peter Bentley Brandt, advisor per ArtNews. Le aste svolgono oggi un ruolo strategico, i risultati di vendita influenzano direttamente stime assicurative, valutazioni patrimoniali e decisioni di cessione o holding da parte di collezionisti, trust e fondazioni. Nonostante il caso Giacometti, Sotheby’s ha chiuso la serata con 186,4 milioni di dollari di aggiudicazioni (incluse commissioni), evidenziando una performance solida nella fascia medio-alta del mercato. Tra i lotti più richiesti, Homme assis di Pablo Picasso ha raggiunto 15,1 milioni, Leaves of a Plant di Georgia O’Keeffe ha superato i 13 milioni dopo una competizione vivace, mentre La Traversée difficile di René Magritt ha sfiorato la stima minima con 10,04 milioni. Il quadro complessivo suggerisce una polarizzazione del mercato: rallenta la fascia ultra-high, mentre si rafforza l’interesse per opere con valutazioni comprese tra i 5 e i 10 milioni di dollari – considerate più liquide, meno esposte a fallimenti d’asta e con potenziale di rivalutazione maggiore.