Conclave, in passato i re "scartavano" i papabili, nel 1903 l'ultimo veto di Francesco Giuseppe d'Austria contro il favoritissimo cardinale Rampolla
Papa Pio X abolì il diritto di veto sui papabili, riportando la scelta ai cardinali
Per secoli, eleggere un Papa non è stato un affare riservato alla sola Chiesa: re e imperatori cattolici potevano infatti "scartare" i papabili esercitando un potere enorme nei Conclavi, il cosiddetto Ius exclusivae, o “diritto di esclusione”, un’antica prerogativa con cui i sovrani potevano bloccare l’elezione di un candidato al soglio pontificio, se ritenuto sgradito agli interessi della propria corona. L'ultimo veto fu nel 1903 da parte di Francesco Giuseppe d'Austria contro il favoritissimo cardinale Rampolla. Ad abolire questo diritto fu Papa Pio X, riportando la scelta ai cardinali.
Conclave, in passato i re "scartavano" i papabili
Il potere di bloccare l'elezione di alcuni cardinali affonda le sue radici nel X secolo. Nel 964, l’imperatore del Sacro Romano Impero Ottone I ottenne dal papa Leone VIII il diritto di approvazione sull’elezione papale: un’eredità che rievocava i tempi dei primi papi legati a doppio filo all’autorità imperiale.
Con il passare dei secoli, furono soprattutto i re di Francia, di Spagna e gli imperatori d’Austria a far valere questo privilegio. A portare la voce dei sovrani in Conclave erano i cosiddetti "cardinali della corona", porporati nominati spesso su indicazione diretta del potere temporale. Quando necessario, uno di loro si alzava per pronunciare, in latino, la formula d’apertura del veto: “Honori mihi duco...” ("Mi faccio onore di..."), annunciando l’esclusione del candidato per volere del proprio sovrano. Sebbene non previsto formalmente dal diritto canonico, nella pratica nessun Conclave osava ignorare il veto.
Nel corso della storia, non sono mancati casi che hanno fatto molto rumore. Nel 1605 la Spagna bloccò per la prima volta un candidato. Nel 1644, nel Conclave che portò all’elezione di Innocenzo X, Madrid sbarrò la strada al cardinale Giulio Cesare Sacchetti. Un intervento analogo, ma fallito per pochi istanti, fu tentato dalla Francia per impedire la stessa elezione. Episodi simili si ripeterono nel 1700, nel 1721 e ancora nel 1740. Emblematico anche il Conclave del 1799-1800, segnato da un doppio veto: l’imperatore d’Austria Francesco II escluse tutti i cardinali legati ai governi filo-francesi, mentre la Spagna bocciò il cardinale Alessandro Mattei.
Il caso più noto resta quello del 1903. Durante il Conclave successivo alla morte di Leone XIII, il cardinale Mariano Rampolla — già Segretario di Stato vaticano e principale favorito — fu fermato da un veto ufficiale dell’imperatore austro-ungarico Francesco Giuseppe. A pronunciarlo, con formula solenne, fu il cardinale Jan Puzyna in una scena che suscitò scalpore e indignazione tra i cardinali. L'effetto fu immediato: Rampolla venne scartato e fu eletto il patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto, che assunse il nome di Pio X. Fu proprio lui a chiudere definitivamente la vicenda: tra i suoi primi atti da pontefice ci fu la promulgazione della costituzione apostolica Commissum Nobis, con cui vietò formalmente qualsiasi forma di veto nei Conclavi futuri. Da allora, l’elezione del Papa è tornata a essere, almeno formalmente, una scelta interna alla Chiesa.