La Gnosi ermeneutica incessante e metamorfica dello studioso Ezio Albrile

Conversazione con uno dei più grandi studiosi viventi di gnosticismo antico e moderno

Caro Ezio sei riconosciuto da tutti quale esperto di gnosticismo antico, specie iranico-persiano e in generale studioso degli aspetti simbolici ed esoterici delle religioni antiche. Personalmente insieme a molti appassionati ti apprezzo e ti apprezziamo per il rigore e il metodo del tuo stile di narrazione e di ricerca e per il pathos spirituale che infondi nei tuoi scritti. Temi che oggi stanno tornando di crescente interesse e attualità. Puoi sintetizzarci in poche linee essenziali i tratti fondamentali della Gnosi antica?

E.A.: Per "gnosticismo" s'intende una corrente sapienziale che ha attraversato tutto il mondo tardo-ellenistico sino a tutta la tarda antichità, dove il concetto di "conoscenza", in greco gnosis, era centrale per acquisire la salvezza, che in termini pratici si risolveva nella liberazione dalla presente modalità di esistenza, ritenuta opera demoniaca. In questo lo gnosticismo, pur sovente presentandosi in vesti "cristiane", era in totale antitesi ad esse.

G.M.P.: Hai indagato anche sopravvivenze, echi e risonanze gnostiche nella società di massa tra musica, arte e tendenze moderne. Come si configurano queste tracce? Residui o nuove forme di ritorno?

E.A.: L'uomo ha bisogno del mito, è la sua linfa vitale, anche se inconscia. Il mito gnostico ne incarna poi l'aspirazione somma: liberarsi da una realtà inautentica e opprimente; per questo oggi si parla di "reincantamento" del mondo, perché le mitologie antiche sopravvivono nelle mode culturali secolarizzate. Il complottismo, per esempio, con il suo insistere sul cosmo governato da alieni cattivi, riproduce in parte i miti gnostici sugli Arconti malefici, facitori del nostro imperfetto mondo. 

G.M.P.: C'è una continuità profonda tra Gnosi antica e gnosticismo moderno e contemporaneo oppure si tratta di fenomeni differenti?

E.A.: Differenti nella forma, ma affini nella sostanza.

G.M.P.: Lo Gnosticismo è un percorso solo individuale ed esistenziale o presuppone anche oggi una dimensione sociale-rituale-collettiva?

E.A.: Oggi, come in passato, cialtroni imbonitori con le loro conventicole hanno strumentalizzato a fini personali tutta una serie di insegnamenti provenienti anche dall'universo gnostico. La dimensione collettiva d'una disciplina configurata sulla "conoscenza" del Sé individuale è sempre pericolosa, anche se non nego che ci sono brave persone che insegnano queste cose.

G.M.P.: La Luce viene ancora dall'Oriente? Esiste ancora una spiritualità ancestrale di origine persiana-iranica?

E.A.: Nel rigurgito degli anni '60, torme di giovani e meno giovani fluivano in Oriente alla ricerca di ciò che, a detta loro, s'era dimenticato in Occidente. Forse avevano ragione oppure erano solo pigri di guardarsi attorno e di cercar di comprendere quanto gli antichi avevano da dirci.

G.M.P.: Che rapporto si configura fra l'Eros e l'ascesi gnostica? 

E.A.: Beh, credo sia centrale, a partire dal discorso che fa Platone sull'Eros, una delle fonti "gnostiche". "L'amor che move il sole e l'altre stelle" diceva anche Dante. Eros e ascesi nello gnosticismo sono coordinati nel raggiungere il medesimo fine: l'annientamento del regno materiale creato dal grande Arconte; eros estremo e ascesi estrema hanno quindi la stessa destinazione.

G.M.P.: Che rapporto può configurarsi fra Gnosi e visioni del Potere e sue dinamiche?

E.A.: Tempo fa, un grande storico delle idee politiche, Luciano Pellicani (1939-2020), aveva coniato l'espressione "rivoluzionari di professione" per definire un peculiare aspetto dello gnosticismo volto a trasformare dalle fondamenta la società e a creare un uomo nuovo completamente trasfigurato. Una rivoluzione gnostica, intesa come progetto totalitario di rigenerazione del genere umano. La conseguenza di tale concezione della rivoluzione come metodo per giungere alla gnosis è una nuova forma di dualismo:  l’umanità è divisa in eletti e dannati; da una parte i detentori del potere, gli egoisti, i corrotti; dall’altra i giusti, i filosofi membri della cerchia di "eletti". Di qui l'atteggiamento di sterminio nei confronti degli avversari politici, dei dissidenti, dei tiepidi: essi sono tutti corrotti, immorali, portatori di interessi particolari contro l’interesse generale che solo i veri "gnostici", i rivoluzionari di professione possono interpretare rettamente. Pertanto il rivoluzionario ha un unico dovere: estirpare alle radici le cattive erbe che infestano il giardino della libertà, dell’uguaglianza e della felicità, cioè della società dei giusti.

G.M.P.: Ultimi tuoi lavori e prossime sfide?

 E.A.: Il libro in collaborazione con l'amica Elisabetta Tortelli, dove c'è un mio lungo testo su Ermete Trismegisto, e quello sui Magi iranico-evangelici. C'e anche quello sui "Led Zeppelin esoterici", molto criticato, che però mi ha dato una certa visibilità. Per il resto i miei lavori rimangono opere di nicchia. I lettori oggi, come un tempo, sono molto influenzati dai media, dai social e dalla percepibilità che si può avere di un autore. Sarebbe poi lungo il discorso sulla "politicizzazione" implicita in questi meccanismi, ma preferisco non addentrarmi in questi territori...