Fuorisalone 2025, l'architetto Luca Trazzi porta per la prima volta un'installazione luminosa a Santa Maria delle Grazie
'Graffito di Luce' nel Chiostro e nella sacrestia del Bramante a Milano
L'installazione Graffito di Luce nel chiostro piccolo e nella Sacrestia di Santa Maria delle Grazie a Milano nasce da un progetto di Luca Trazzi in collaborazione con FAN Europe Lighting. Lo sguardo dell'architetto, infatti, ha ricomposto gli elementi rinascimentali costruiti tra il 1492 e il 1497, attribuiti a Donato Bramante, individuando in un graffito decorativo rappresentante dei fiori l'elemento ispiratore per la sua installazione luminosa. Infatti, in modo analogo all'ornato murario che animava la parte architettonica, le lampade presentano una struttura tondeggiante leggera a raggiera e ravvivano con la loro luce gli ambienti tracciando percorsi luminosi, circolare nel porticato, stellato nel giardino, lineare verso l'abside nella sacrestia. La disposizione dei fili di alluminio colore oro intorno a un alto fusto con piccole terminazioni che richiamano i fiorellini del graffito caratterizza le lampade a terra disposte all'interno delle quattro aiuole del giardino interno e nella sacrestia. Le lampade all'interno del giardino e della Sacrestia sono otto, con trentadue raggi; l'impiego del numero otto e dei suoi multipli rivela l'omaggio a Bramante che ha adottato lo stesso numero nella tribuna insieme a dodici apostoli e quattro evangelisti. La scelta dell'otto è, infatti, associata all'ottavo giorno dedicato alla Resurrezione e all'Uomo Nuovo, e solo successivamente all'Immacolata Concezione diventato dogma nel 1854. L'idea di impiegare uno schema ordinatore basato su un numero dalla forte valenza simbolica accomuna, quindi, l'installazione al progetto architettonico di queste porzioni rinascimentali del monastero, cui hanno collaborato il matematico Luca Pacioli, autore del trattato De Divina Proportione e l'architetto Bramante. Laddove la luce diurna della Sapienza cala dall'alto a illuminare il pensiero circolare dei frati domenicani, di sera questa opera accompagna la meditazione vespertina e contribuisce a trasformare gli ambienti in un teatro di giochi di luce tra le colonne, le lapidi e il fogliame delle magnolie nel chiostro, gli arredi intarsiati donati da Ludovico il Moro nella sacrestia. Centro del giardino claustrale, vero Eden in miniatura, una fontana. Dentro la vasca, decorata lungo il bordo circolare da quattro rane in bronzo, un'alta colonna di luce si erge verso l'alto ed espandendosi a ombrello si integra perfettamente col contesto simbolico quale albero della vita, sorgente di acqua viva, fonte luminosa. Questa luce, cuore del chiostro, anticipa per dimensioni il percorso rettilineo in sacrestia segnato da due file contrapposte e parallelo di lampade a terra. L'installazione si pone in continuità con i precedenti interventi dell'architetto Luca Trazzi per Santa Maria delle Grazie, di cui ha già progettato l'attuale illuminazione che ne valorizza le forme esterne di notte. Motivo riconoscibile dell'installazione, l'eleganza, il carattere ludico delle forme, l'impatto emotivo che non sfocia mai nella provocazione ma offre rispetto dello spazio.