"Body of Evidence" di Shirin Neshat porta in mostra volti di donne iraniane che non hanno voce
Al PAC di Milano dal 28 marzo all'8 giugno l'artista e regista iraniana residente a New York, Shirin Neshat, racconta mediante foto e video le relazioni fra potere, religione e razze indagando le tensioni tra Oriente e Occidente
Shirit Neshat riflette sulla profonda trasformazione avvenuta nel suo Paese d'origine, l'Iran, dopo essersi trasferita a vivere a New York, interrogandosi sulla sua stessa posizione da esule, in perenne bilico fra due mondi nei quali si è sentita a tratti accettata e contemporaneamente margilizzata.
Il percorso di questa mostra- caratterizzata da fotografie e video in bianco e nero e dal forte tratto politico- conduce al cuore di un'indagine sul rapporto fra due mondi, apparentemente separati ma talvolta più simili di quanto si possa pensare.
La lente attraverso cui Neshat interpreta la Storia e la Contemporaneità non solo del suo Paese d'origine, l'Iran, ma del mondo intero, è lo sguardo delle donne: dagli esordi nei primi anni Novanta con la serie fotografica Women of Allah, i celebri corpi femminili istoriati con calligrafie poetiche, fino a The Fury, video-installazione che anticipa il movimento “Woman, Life, Freedom”. La ricerca di Shirin Neshat però sorpassa il tema di genere e, partendo dal dualismo uomo-donna, indaga le tensioni tra appartenenza ed esilio, salute e disagio mentale, sogno e realtà, appartenenza ed esclusione.