Transumanesimo e Intelligenza Artificiale: l’umanità al capolinea

Breve storia del movimento transumanista. Fondamenti teorici; radici ideologiche; finalità concrete. Il rapporto con l’arte, la scienza e la letteratura. Obiettivi già raggiunti e progetti in corso d’opera. Il 2025, anno consacrato all’intelligenza artificiale: traguardi ambiziosi e investimenti miliardari. Rischi e pericoli

Nietzsche ci aveva avvertiti: “Dio è morto!” E oggi, qui in Occidente, uno psicopatico affetto da deliri di onnipotenza mira a prenderne il posto. Ci riferiamo a Yuval Noah Harari, storico israeliano, docente all’Università ebraica di Gerusalemme, guru della società fluida, gran visir alla corte degenerata di Klaus Schwab, nonché fanatico araldo del transumanesimo. Dal suo saggio Homo Deus. Breve storia del futuro abbiamo estrapolato qualche passo, utile a inquadrare il pensiero malato che guida l’operato della cupola mondialista. Cediamo la parola ad Harari:

“Nel XXI secolo vogliamo reingegnerizzare i corpi e le menti, per sfuggire all’infelicita, alla malattia, alla vecchiaia, alla morte. E raggiungere una condizione divina”.

“Gli ingegneri genetici riscriveranno il codice genetico, allacceranno in diverse configurazioni i circuiti neuronali, altereranno gli equilibri biochimici”.

“L’ingegneria biomedica innesterà mani bioniche e occhi artificiali”.

“Un giorno si potranno approntare creature non organiche, pilotate da un software. A un’intelligenza artificiale non organica risulterà così molto più facile colonizzare pianeti alieni e seminare il germe di un futuro impero galattico”.

“Potremo fabbricare superuomini in grado di surclassare gli antichi dei”.“Homo Sapiens migliorerà sé stesso ibridandosi con robot, computer, algoritmi”.

“La tecnologia consentirà di hackerare l’umanità”.

“Gli umani non saranno più entità autonome ma faranno parte di un’enorme rete globale”.

“Quando Google, Facebook e altri algoritmi diventeranno oracoli onniscienti, potranno evolversi in protagonisti attivi e, infine, mutarsi in sovrani”.

“Miliardi di umani che vivono nei Paesi in via di sviluppo continueranno a fare i conti con la povertà, la malattia, la violenza. Intanto le élite avranno già raggiunto l’eterna giovinezza, una perfetta beatitudine, uno status divino”.

“Il rapporto tra umani e animali è il modello più idoneo a rappresentare le future relazioni tra superuomini e uomini non potenziati”.

 

Simili discorsi mi rammentano una frase profetica di Clive Staples Lewis, contenuta nel saggio del 1943 L’abolizione dell’uomo: “I plasmatori di uomini della nuova epoca saranno armati dei poteri di uno Stato onnicompetente e di un’irresistibile tecnica scientifica: avremo infine una razza di condizionatori che potranno davvero modellare la posterità nelle forme che vogliono”. “Sono, se volete, uomini che hanno sacrificato la loro parte di umanità tradizionale per dedicarsi al compito di decidere quale senso attribuire, per il futuro, alla parola umanità. Buono e cattivo, applicato ad essi, sono parole senza contenuto: perché è da loro che dovrà trarsi d’ora in poi il senso di queste parole”.

A commentare la transumana aspirazione all’immortalità potrebbe tornarci utile anche Euripide: “ Se la tirannide o le case ricche d’oro potranno far tornare in vita chi già ha lasciato la luce del Sole, l’ordine del mondo allora sarà sconvolto”. È un frammento di una tragedia del V secolo a.C, rimasta ignota per migliaia d’anni, e riportato su un papiro egiziano del III secolo d.C., rinvenuto nel 2022 durante una campagna di scavi archeologici condotta presso Philadelphia, un centinaio di chilometri a sud de Il Cairo.

Il primo seme immaginifico del transumanesimo si cela in Frankenstein. Ossia il moderno Prometeo, opera partorita nel 1818 da una talentuosa fanciulla ribelle, Mary Shelley. L’avvincente intreccio gotico gravita attorno alla figura di Frankenstein, scienziato ossessionato dal desiderio di dar vita alla materia inanimata e che si cimenta quindi nell’assemblare parti di cadaveri trafugate dai cimiteri. L’arduo esperimento approderà al successo. Tuttavia coinciderà con la creazione di un mostro, che si macchierà di delitti efferati.

Il concetto e il termine di “transumanesimo” furono introdotti nel 1957 da Julian Huxley (1885-1975), biologo e zoologo inglese. Suo nonno Thomas (1825-1895), zoologo e chirurgo, sostenne e integrò l’evoluzionismo teorizzato da Charles Darwin nel 1859. L’ipotesi rivoluzionaria che la specie umana mutasse nel tempo potrebbe aver acceso in Julian la scintilla transumanista? O, a orientarlo in tale direzione, furono gli studi sull’eugenetica di Sir Francis Galton (1822-1911), cugino e contemporaneo di Darwin? Chissà… Julian era comunque fratello di Aldous (1894-1963), celebre autore del romanzo Il (gagliardo) mondo nuovo, pubblicato nel 1932, affresco di una società distopica intessuta di eugenetica, riproduzione artificiale, controllo mentale, droga. E organizzata su una rigida ripartizione in caste: gli alfa, i governatori mondiali; i beta, quadri di medio livello; e i gamma, delta ed epsilon, più stupidi, avviati a umili mansioni. Una suddivisione ispirata forse alle eresie gnostiche che influenzarono anche lo spirito mistico giudaico e lo sviluppo della Cabala, e tornate in voga appunto a inizi Ottocento. Esse postulavano tre diverse tipologie di umani: gli pneumatici, stirpe dalla spiritualità elevata, e pronta a disincarnarsi, per ricongiungersi al principio supremo del Pleroma; nel mezzo, una ristretta cerchia di psichici, dotati di libero arbitrio e votati alla conoscenza; e, al fondo della scala sociale, moltitudini di ilici o somatici, schiavi della materia, e preda di bassi istinti. (Cfr.: Gnosticismo ebraico: storia e metafisica del giudaismo in G. Scholem di Francesco Perricelli).

Negli anni Novanta del XX secolo, il transumanesimo fu rilanciato dai magnati della Silicon Valley, area industriale nei dintorni di San Francisco, in California, specializzata nella progettazione e produzione di microcircuiti, realizzati mediante una tecnologia a base di silicio.

L’intelligenza artificiale, che è funzionale allo sviluppo del transumanesimo, già nel 1998 aveva raggiunto un ragguardevole traguardo, con il software Deep Blue di Ibm, che batté a scacchi il campione del mondo Garry Kasparov.

Il filosofo svedese Nick Bostrom, che nel 1998 fu fra i fondatori della World Transhumanist Association, in seguito ribattezzata Humanity plus,  e che a Oxford dirige l’Istituto per il Futuro dell’Umanità (FHI), così definì il transumanesimo: “Un movimento culturale, intellettuale e scientifico che afferma il dovere morale di migliorare le capacità fisiche e cognitive della specie umana e di applicare le nuove tecnologie all’uomo, allo scopo di eliminare aspetti non desiderati e non necessari della condizione umana, come la sofferenza, la malattia, l’invecchiamento, e persino l’essere mortali”.

Enrica Perucchietti, in Cyberuomo. Dall’intelligenza artificiale all’ibrido uomo-macchina (Arianna editrice, Cesena, 2019), sottolinea giustamente che chi aderisce al transumanesimo ha di norma una visione meccanicistica dell’esistenza. E, quando si ritrovi a valutare le proprie potenzialità evolutive, sarà dunque portato a considerarsi un po’ come una sorta di dispositivo da aggiornare.

Nel primo decennio del II millennio la Casaleggio Associati – legata ai Sassoon, potente dinastia ebraica di banchieri e, per tramite loro, ai Rotchshild – ha prodotto due video: Gaia. A New World Order; e Prometeia. Vi si spiega che la totale interazione uomo-macchina sfocerà  in EarthLink, contenitore virtuale planetario al quale tutti saranno costantemente connessi, tanto da formare una coscienza collettiva diffusa. Lo slogan di promozione del sistema suona leggermente minaccioso: “Per essere, tu devi essere in EarthLink, altrimenti non avrai identità”.

Raymond Kurzweil, imprenditore informatico e produttore cinematografico di famiglia ebraica, nel suo saggio del 2005 La singolarità è vicina ha sostenuto che, entro il 2045, l’intelligenza artificiale supererà quella umana.

Il fisico Federico Faggin, in Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura, ha chiarito tuttavia che la vera intelligenza non è algoritmica. A differenza del computer, l’uomo possiede difatti la coscienza e il libero arbitrio, che costituiscono la nostra intrinseca ricchezza, giacché ci permettono non solo di “intelligere”, cioé di “leggere in profondità” e dunque di comprendere la realtà, ma anche di stabilire  correlazioni insospettate tra scibili diversi.

Una breve divagazione: la weeltanshuung di Faggin non sarebbe condivisa dal neuroscienziato Robert Sapolsky. Egli sostiene difatti che ogni nostro comportamento è il prodotto di una lunga catena di cause che non dipendono da noi e il libero arbitrio non sarebbe dunque che una mera illusione.

Nel 2011 è stato varato il Project 2045 che, grazie al “transumanesimo evolutivo”, punta a garantire l’immortalità. L’iniziativa, finanziata dal miliardario russo Dimitry Itskov, aggrega eccellenze mondiali in campo filosofico, teologico, medico, neuroscientifico, robotico, tecnologico e dell’intelligenza artificiale. E prevede un programma d’azione che si snoda sino al XXX millennio. Il traguardo vagheggiato è l’abolizione, per gradi, dei corpi biologici: prima saremo trasformati in cyborg, poi in robot, quindi in insiemi di nano-robot e, da ultimo, in ologrammi. L’obiettivo finale non cambia: ci si prefigge di attivare una super-mente collettiva, chiamata “noosfera” o “super-essere”.

Giordano Bruno, nel De l’infinito, universo et mondi, dialogo in italiano pubblicato a Londra nel 1584, ci aveva ammoniti: “Se questa scienza, che grandi vantaggi porterà all’uomo, non servirà all’uomo per comprendere sé stesso, finirà per rigirarsi contro l’uomo”.

Il 30 novembre 2022 Open AI ha messo a disposizione del grande pubblico, gratis, ChatGPT, prima piattaforma di intelligenza artificiale capace di generare testi. Il sistema, nei suoi primi cinque giorni di vita, ha registrato un milione di utenti. Nel febbraio 2024 è stato utilizzano da 400 milioni di persone alla settimana. 

Gemini di Google può adesso produrre anche immagini, video, audio e musica.

Nel 2024, la Neuralink di Elon Musk ha ottenuto dalla Food and Drug Administration l’autorizzazione a impiantare chip su cervelli umani. “Il chip è studiato per aiutare persone con disabilità ma – ha spiegato Musk – l’obiettivo a lungo termine è sviluppare un dispositivo atto a sbloccare il potenziale umano, migliorando le capacità fisiche e mentali fino a raggiungere la simbiosi con l’intelligenza artificiale”.

Roberto Marchesini, in un suo saggio inserito in un’antologia dedicata a Il transumanesimo. Una sfida antropologica alla scienza e alla fede (Mimesis, Milano 2024), lancia un grido di allarme:“L’autoprogrammazione degli algoritmi ci mette di fronte a un’evoluzione delle macchine che esce dal controllo che l’essere umano, fino a oggi, poteva esercitare sui propri dispositivi”.

Ottobre 2024, dagli Stati Uniti arriva sui grandi schermi Il robot selvaggio, film di cartoni animati dove  – cito dal Corriere della Sera – “si diventa amici sfruttando le tecnologie” e il regista Chris Sanders “veste l’intelligenza artificiale con sentimenti disneyani”. L’industria della cultura e dell’intrattenimento gioca un ruolo decisivo nel catechizzare la popolazione e indottrinare anche i più piccoli sui temi cari ai furfanti del globalismo.

L’umanità in effetti viene portata a credere nella religione del progresso, mediante una duplice convinzione, inculcata in maniera graduale: da un lato, qualunque retaggio della tradizione deve considerarsi patetico, da rottamare; dall’altro, tutto ciò che in termini tecnologici può essere realizzato, diventa eticamente legittimo, oltre che auspicabile.

In Transumanesimo. Maschera e volto della post-umanità (Cinabro Edizioni, 2024), Gianluca Marletta sottolinea come, agli occhi di molti pensatori liberal, l’ideologia gender risulti potenzialmente transumanista, giacché anticipa un futuro ove la cultura avita – fondata su dualità sessuale, amore e famiglia – non avrà più alcun senso.

Vittorio Dublino, in Transumanesimo e intelligenza artificiale, un contributo caricato sulla sua blogosfera La macchina maieutica, conferma che l’interazione tra intelligenza artificiale e transumanesimo è un tema di grande interesse per la comunità scientifica dal momento che, proprio grazie all’impiego della tecnologia, l’intelligenza umana potrà essere migliorata in maniera significativa.

Se l’espressione “Intelligenza Artificiale” viene di norma scritta con la maiuscola, sarà forse per rimarcare il carattere divino che i potenti della Terra tendono ad attribuirle?

Ad ogni modo, se è vero che il transumanesimo procede di pari passo con le innovazioni nel campo dell’intelligenza artificiale, il 2025 è stato appunto consacrato un po’ ovunque a tale disciplina.

Il World Economic Forum, che si è tenuto dal 20 al 24 gennaio 2025, è stato dedicato a Collaboration for the Intelligent Age. In questa sede il Nobel per la chimica Demis Hassanis ha annunciato che il primo farmaco concepito da un algoritmo.sarà disponibile entro la fine del 2025.

Il 20 gennaio 2025 la Cina ha lanciato sul mercato R1 Deepseek, startup veloce e avanzata, costata solo 6 milioni di dollari. Tale app è risultata quella più scaricata negli USA, tanto da surclassare ChatGpt. Wall Street ha subito reagito con un crollo in Borsa da un trilione di dollari.

L’indomani, il 21 gennaio 2025, Donald Trump ha presentato Project Stargate, cui partecipano OpenAI, Oracle, SoftBank e il fondo emiratino Mgx, con un investimento complessivo da 500 miliardi di dollari, diretto a garantire la leadership americana nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Da notare che uno degli obiettivi che tale progetto si prefigge è lo sviluppo di vaccini a mRNA a uso oncologico.

Il 10 e 11 febbraio 2025, si è svolto a Parigi il “Sommet pour l’action sur l’IA”.  La Francia, che ha stanziato 109 miliardi da destinare a infrastrutture per l’intelligenza artificiale, ha organizzato l’incontro in tandem con l’India, a suggellare una cooperazione con un partner che si pone come un’alternativa tanto agli Stati Uniti quanto alla Cina.

L’11 febbraio 2025, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato che la Eu AI Champions Initiative ha stanziato 150 miliardi di euro, ai quali si aggiungono 50 miliardi di euro messi a disposizione dall’Unione Europea.

Secondo il Global Technology Report 2024 di Bain & Company, entro il 2027 il mercato globale dell’intelligenza artificiale potrebbe raggiungere un valore tra 780 e 990 miliardi di dollari. In base a un altro studio, firmato Sopra Steria, entro il 2028 i ricavi del settore potrebbero raggiungere addirittura quota 1.270 miliardi di dollari, con un incremento annuo del 19%.

È facile presumere quindi che i futuri progressi nel campo dell’Intelligenza Artificiale, oltre a determinare nuovi equilibri economici e geopolitici, imprimeranno purtroppo una forte spinta allo sviluppo del transumanesimo.

Circa i pericoli insiti nell’intelligenza artificiale si levano tuttavia pochissime voci critiche. Fra queste merita di essere citato il filosofo francese Éric Sadin, che il 10 gennaio 2025 ha organizzato a Parigi un “contro-congresso” sull’intelligenza artificiale, con l’intervento di innumerevoli esperti in vari ambiti – scuola, giornalismo, editoria, cinema – tutti allarmati dai danni che questa rivoluzione epocale comporta, sia per l’ambiente che per l’essere umano.

Il 31 ottobre 2024, presso la casa d’aste Sotheby’s, l’opera intitolata A.I. God. Portrait of Alan Turing, realizzata da AI-Da, pittrice artificiale sviluppata dal gallerista britannico Aidan Meller, è stata battuta per un milione di sterline, cioè 1,2 milioni di euro.

Il 18 marzo 2025 Claudio Cerasa, direttore de Il Foglio, ha annunciato esultante l’uscita di un clone della testata, interamente redatto dall’Intelligenza Artificiale, che ospiterà ventidue pezzi di cronaca e tre editoriali: un po’ come brindare al proprio boia!

L’intelligenza artificiale inciderà in modo drammatico sui livelli occupazionali, con una perdita su scala planetaria di almeno 800 milioni di posti di lavoro. Evenienza già preconizzata nel 2016 da Klaus Schwab, nel suo libro La quarta rivoluzione industriale.

L’AI produrrà altresì tragici dilemmi circa la regolamentazione della responsabilità in termini giuridici, come nel caso di incidenti mortali provocati da auto che si guidano da sole.

Inoltre la produzione, per mezzo dell’AI, di testi giornalistici o letterari, musiche e immagini artistiche, usurperà l’essere umano della sua unicità, sul piano intellettuale, creativo, persino spirituale. Quando i corpi, le emozioni, il pensiero e la coscienza saranno diventati sostanzialmente inutili, quale diventerà allora la nostra funzione sul pianeta Terra?

L’Homo Sapiens lavora insomma ad autodistruggersi, preda di un misterioso “cupio dissolvi”? O invece l’umanità è oggetto di un attacco da parte dalle élite globaliste, che cavalcano l’AI per trasformare sé stesse in cyborg e spingere il resto dell’umanità verso l’estinzione?

Di Lidia Sella