L’aberrante ideologia transgender. Per eliminare anche l'ultima identità superstite: quella sessuale

Retroterra ideologico
Primi riferimenti nel Talmud
Le infinite sfumature dell’acronimo LGBTQ+
L’orientamento sessuale: aspetti sanitari, elementi normativi, indagini di mercato
Laboratori trans, carriere alias e “scevà”
Abolizione dell’identità sessuale
Il traguardo dell’omologazione mondialista
L’ambigua sterzata di Trump

Il “gender” è un’ideologia di matrice anglosassone, introdotta attorno agli anni Sessanta del Novecento, e ancorata al presupposto che la sessualità sia una questione più culturale che genetica.

 

L’acronimo LGBTQ + (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, Queer), fa riferimento a soggetti che appartengono a una minoranza sessuale.

Dal 2000, la sigla si è equipaggiata di due iniziali aggiuntive, la “I” per “intersessualità” e la “A” per “asessualità”. Il segno + sta a indicare che l’identità di genere è da intendersi come un ventaglio di possibili infiniti posizionamenti, entro e al di là del maschile e del femminile, inseriti in un processo complesso, e fluido, che può manifestarsi durante l’adolescenza, o da adulti, ed è passibile di ripensamenti, evoluzioni, cambiamenti. In un quadro di personalità multiple, instabili.

 

Negli USA, a partire dal 2014, Facebook ha introdotto 58 declinazioni di genere.

 

A New York le linee guida antidiscriminatorie del 2015 hanno riconosciuto almeno 31 sfumature di genere.

 

Dal 2022 l’Università di Pittsburgh in Pensilvania ha introdotto 13 opzioni di identità di genere, tra cui agender, genderqueer, gender fluid, intergender, intersex, non binary, transgender, trans man, trans woman…

 

La piattaforma di appuntamenti OkCupido offre attualmente 22 opzioni di genere predefinite e oltre 60 modi di identificarsi combinando i diversi termini.

 

Sono invece chiamati “cisgender” tutti quelli che ancora si ostinano a riconoscersi nel sesso loro assegnato alla nascita, persone normali che, per fortuna, rappresentano la quasi totalità della popolazione umana.

 

Il Talmud, testo che raccoglie la dottrina tradizionale giudaica post-biblica, già contemplava otto diversi generi sessuali:

Zachar, maschio;

Nekevah, femmina;

Androgynos, con caratteristiche sia maschili che femminili;

Tuntum, privo di caratteristiche sessuali;

Aylonit hamah, femmina alla nascita, ma che in seguito ha sviluppato in maniera naturale caratteristiche maschili;

Aylonit adam, femmina alla nascita, ma che in seguito ha sviluppato caratteristiche maschili, attraverso l’intervento umano;

Saris hamah, maschio alla nascita, ma che in seguito ha sviluppato in maniera naturale caratteristiche femminili;

Saris adam, maschio alla nascita, ma che in seguito ha sviluppato caratteristiche femminili, attraverso l’intervento umano. 

(Cfr. Gli otto generi nel Talmud. L’ebraismo ha riconosciuto le persone non binarie per millenni di Rachel Scheinerman, dal sito My Jewish Learning).

 

Ma a quale tipo di intervento chirurgico alludono i rabbini? Beh, ancora oggi, tra i seguaci di Yahweh, la circoncisione si esegue il settimo giorno dopo la nascita, con un coltello di selce, e senza analgesici. Il popolo eletto, nel corso dei millenni, dovrebbe quindi aver acquisito una certa dimestichezza con operazioni chirurgiche sui genitali. Supposizione corroborata da una raccapricciante circostanza storica: sotto il regno di Carlo Magno (742-814), un editto esecrando autorizzava i Giudei a vendere come schiavi i figli dei loro debitori insolventi, e siccome sui mercati musulmani gli eunuchi da destinare agli harem erano richiestissimi e tuttavia in Islam la castrazione era proibita, erano gli Ebrei a incaricarsi di evirare questi sfortunati giovani.

 

Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) del 1952, la deviazione sessuale figurava fra i disturbi di personalità.

Nel 1973 il Consiglio dell’American Psichiatric Association, sull’onda di  una serie di manifestazioni di protesta promosse dal movimento omosessuale, stralciò in parte l’omosessualità dalla tassonomia psichiatrica.

Con la revisione della terza edizione (1987), la diagnosi inerente agli orientamenti sessuali sparì e la patologicizzazione dell’omosessualità venne così archiviata.

Nel 1992 l’OMS sancì la definitiva derubricazione dell’omosessualità dalla ICD, la Classificazione Internazionale delle Malattie. 

Una dimostrazione di come le lobby pieghino la scienza ai propri desiderata.

 

Studi accreditati dimostrano come i gay, in confronto agli eterosessuali, abbiano più problemi gastro-intestinali, epatici, renali e cardiovascolari. E soffrano maggiormente di artrite, fatica cronica e dolori all’apparato

muscolo-scheletrico. Uomini gay e bisessuali sono inoltre esposti a un più elevato rischio di cancro anale, specialmente quando sia co-presente una condizione di sieropositività da HIV. 

 

Le lesbiche, nel raffronto con le eterosessuali, registrano tassi più alti di ovaio policistico, obesità, ipertensione, diabete, osteoporosi. E cancro a colon, mammella, cervice e ovaio.

Sul fronte della salute mentale, soggetti LGB presentano tassi 1,5 volte maggiori rispetto agli etero, a livello sia di ideazione suicidaria, depressione, disturbi d’ansia, che per abuso di alcol, tabacco, sostanze stupefacenti.

(Cfr. Identità e orientamenti sessuali. Elementi di lavoro clinico affermativo. Programma di Psicologia Psichiatria Psicoterapia, a cura di Davide Liccione, Bollati Boringhieri, Milano 2023).

 

Su Il Riformatore, in data 18 agosto 2007, l’oncologo Umberto Veronesi dichiarò: “La specie umana si va evolvendo verso un modello unico. Le differenze tra uomo e donna si attenuano [] e gli organi della riproduzione si atrofizzano. Oltretutto, tra fecondazione assistita e clonazione, il sesso non è più l’unica via per procreare [] Il sesso resterà, ma solo come gesto di affetto. Dunque non sarà più un problema se decideremo di praticarlo con un partner del nostro stesso sesso”.Tipico caso di un celebre medico, cooptato dalla cupola cosmopolita per spargere feccia ideologica.

 

L’International technical guidance on sexuality education, promossa dall’UNESCO nel 2018, prende in considerazione la fascia di età tra i 5 e i 18 anni.

Lo Standard per l’educazione sessuale in Europa, stilato nel 2010 dall’OMS, si era spinto ancora più in là, al punto da regolamentare tale aspetto dell’esistenza sin dalla nascita. Per sommi capi, ne riproponiamo il contenuto.

Tra 0 e 4 anni, opportuno trasmettere informazioni riguardo a: scoperta del proprio corpo, genitali compresi; masturbazione della prima infanzia; diritto di esplorare l’identità di genere.

Tra i 4 e i 6 anni, necessario fornire spiegazioni su: riproduzione umana, gravidanza e fine vita, ossia eutanasia; abusi sessuali; differenze di genere.

Tra i 6 e i 9 anni, importante approcciare tematiche quali le mestruazioni, l’eiaculazione, la contraccezione, le malattie sessuali, l’aggressione sessuale.

Tra i 9 e i 12 anni, fondamentale affrontare questioni relative a: organi sessuali riproduttivi, interni ed esterni; contraccettivi vari e utilizzo del preservativo; prima esperienza sessuale; orientamento di genere;  masturbazione e orgasmo; dimensioni e forma del pene, del seno, della vulva; gravidanze indesiderate; differenza fra identità di genere e sesso biologico.

Tra i 12 e i 15 anni, i ragazzini vanno edotti su mutilazione genitale femminile, circoncisione, ricostruzione chirurgica dell’imene, anoressia, bulimia, pearcing, tatuaggi, ciclo mestruale, impatto della paternità e maternità in età precoce, infertilità, gravidanza surrogata e gravidanza in rapporti omosessuali, aborto, adozione, coming out.

Nella premessa di questo agghiacciante memorandum si raccomanda di approntare spazi e opportunità di apprendimento in cui bambini e ragazzi possano fare le proprie esperienze in un ambiente protetto e stimolante.

Si annuncia inoltre che gli educatori dovranno avere una formazione in educazione sessuale, una forte motivazione e una particolare apertura mentale in materia. I precettori saranno perciò reclutati direttamente fra le fila dei pedofili?

 

Nel 2021 IPSOS ha condotto in 27 Paesi un’indagine di mercato sugli orientamenti sessuali. L’identificazione in lesbica/gay/bisessuale variava dal 5% in Brasile, Spagna, Australia, Canada e Paesi Bassi, all’1% in Ungheria, Perù, Italia, Polonia, Giappone, Cina, Corea del Sud. In Russia, tale percentuale era inferiore all’1%.

 

Nel 2022, l’Istituto Gallup, specializzato in ricerche statistiche e analisi dell’opinione pubblica, ha elaborato un report sulla popolazione adulta statunitense, che rivela come la percentuale di persone LGBTQ + sia salita al 7,1%, il doppio rispetto al 2012. Una notizia allarmante, giacché ogni cancro sociale che insorga negli USA poi di norma si metastatizza in Europa.

 

Il 24 ottobre 2023 si è tenuto a Berlino un “raduno trans-specie”. Manifestanti umani travestiti da cani o da gatti abbaiavano oppure miagolavano, per protestare contro i pregiudizi di chi non reputa normali coloro che si identificano in un determinato animale: dilagante follia della cultura woke.

 

In Scozia, il I aprile 2024 è entrata in vigore una legge orwelliana: essa autorizza l’autoidentificazione di genere, senza nemmeno il conforto di un parere medico; prevede sino a sette anni di galera per chi neghi l’autoidentificazione di genere; criminalizza anche le conversazioni domestiche, in ragione delle quali i figli potrebbero denunciare i genitori; e istituisce centri per la raccolta di delazioni anonime. (Cfr. Corriere della Sera del 3 aprile 2024, pagina 17, Legge anti discriminazioni, l’autrice di Harry Potter:“Libertà a rischio: arrestatemi”, articolo a firma di Luigi Ippolito).

 

Il sito citizengo.org riferisce che dal primo al 10 settembre 2024, a Girona, in Spagna, nell’ambito del progetto Erasmus finanziato dall’Unione Europea, si è tenuto un campo residenziale estivo aperto ad adolescenti tra i 14 e i 17 anni, per insegnare loro come vestirsi da drag queen e come spogliarsi nei bar gay. La stessa fonte sottolinea che ben 22 progetti LGBT sono sponsorizzati dalla UE, per un valore complessivo di 2,5 milioni di euro. E altri 106 progetti sono già stati portati a termine.

 

Il 28 settembre 2024, l’Università Roma Tre ha promosso un laboratorio dedicato a “trans e gender creative”, dai 5 ai 14 anni. L’Ateneo è stato sommerso dalle polemiche. Eppure l’incontro, sebbene in un luogo segreto, si è poi tenuto ugualmente. A confermarlo, il quotidiano La Verità.

 

Il primo novembre 2024 Il Foglio ci ha informati che in Germania è stata approvata una legge sconvolgente che, non solo consente di cambiare sesso anche una volta all’anno, ma permette ai genitori di attribuire al neonato un sesso differente da quello effettivo.

 

Per un increscioso fatto di cronaca avvenuto a Trento il 14 febbraio 2025, ovvero un pestaggio a sfondo transfobico ai danni di un rappresentante delle forze dell’ordine, con sconcerto abbiamo appreso dai giornali che nella Polizia presta servizio un agente affetto da disforia di genere. Due anni fa ha intrapreso il percorso verso la transizione da maschio a femmina: ora i suoi colleghi lo chiamano Alessia.

 

Il politicamente corretto in salsa gender è approdato anche all’aberrazione delle “carriere alias”, un’opportunità che l’Ateneo di Bologna ha di recente esteso anche al corpo docente. 

 

Il dilagare della dottrina gender ha altresi sferrato un proditorio attacco alla lingua italiana, con il ricorso alla scevà, elemento grammaticale ebraico da tradursi con “insignificante” “zero” “nulla”, un’autentica mina per neutralizzare il maschile e il femminile.

 

Il martellamento mediatico in salsa gender si fa via via più asfissiante. Anche grazie alla grancassa di Hollywood.

Nel film “predittivo” Conclave, uscito a fine 2024, il neo-eletto Papa è un gender. Eppure, dal Vaticano, neanche una parola di condanna.

Alla 75esima edizione della Berlinale (13-23 febbraio 2025), ha vinto Dreams. SexLove di Dag Johan Haugerud, che inneggia al sesso LGBT.

La trans Karla Sofia Gascón, in qualità di protagonista di Emilia Perez, si è aggiudicata il premio come miglior attrice per il 2024.

 

Dal marzo 2025 è in libreria Benedetto è il frutto, edito da Adelphi. In uno dei racconti di questa raccolta, l’autrice Rachel Ingalls tratteggia una vicenda in odore di blasfemia. Il monaco Anselm, a seguito di un convegno mistico-sessuale con l’arcangelo Gabriele, cambia genere e si ritrova incinto, avido di sfogliare riviste femminili dedicate alle neo-mamme.

 

Il 12 marzo 2025, l’ufficio Diocesano per la Pastorale Familiare ha organizzato nella Diocesi di Milano tre incontri cui hanno preso parte alcune famiglie con i loro figli LGBTH+.

 

L’uomo, in termini antropologici, viene definito da una molteplicità di fattori: territorio, lingua, gruppo etnico di appartenenza, religione, usi e costumi maturati in centinaia di migliaia d’anni. Per divellere le nostre radici, i registi del Nuovo Ordine Mondiale hanno intanto eliminato confini, moneta, tradizioni, valori, verità storica. L’ultimo baluardo da abbattere era l’identità sessuale. L’ideologia gender è appunto funzionale a tale scopo.

Se i globalisti si prefiggono di mutarci in cyborg, è plausibile che tentino di demolire l’edificio della vita dalle fondamenta. A guidarli, una logica subdola, luciferina.

Quando in effetti decisero di far crollare gli Imperi e decapitare le aristocrazie, evitarono di macchiarsi le mani di sangue. Ritennero più conveniente scatenare a proprio vantaggio gli istinti di rivolta delle plebi. 

Quando intesero spazzar via principati e signorie, giacché un’Italia sotto un unico governo sarebbe risultata più facilmente manovrabile, si sono affidati ai buoni servigi della massoneria.

Quando giunse il momento di accorpare le nazioni, così da spingerle

nel baratro della globalizzazione, gli strateghi del male hanno optato per un passaggio intermedio, stadio prodromico alla negazione di ogni diritto e libertà, una provvidenziale finestra di Overton, ovvero la gabbia dell’Unione Europea. Da spietati aguzzini, hanno oltretutto decretato che dovessimo spararci alla testa da soli. E ci hanno dunque fornito le armi per il suicidio in massa. Tra queste, il politicamente corretto, l’ideologia gender, la cultura woke.

 

Donald Trump ha avanzato una proposta allucinante: deportare i palestinesi, per costruire la “Riviera del Medio Oriente”. Per questa e mille altre ragioni sono portata a diffidare moltissimo del suo operato. Contro il gender egli sembrerebbe tuttavia aver assunto una linea anticonformista, quantomeno a livello federale. Ma nel breve video generato dall’intelligenza artificiale, e da lui postato il 26 febbraio 2025 sulla piattaforma Truth, in cui promuove l’idea di trasformare la Striscia di Gaza in un centro residenziale modello Dubai, al tredicesimo secondo del filmato compaiono alcune sensuali danzatrici arabe dai volti barbuti dei guerriglieri di Hamas e con la fascia del movimento islamista sul capo. A che pro? Una citazione gender? La minaccia di esportare anche lì la pestilenza gender? Umorismo macabro sulla pelle dell’indomito popolo palestinese?

 

Elon Musk ha disconosciuto suo figlio Xavier che, dopo il cambio di sesso, ha assunto il nome di Vivian Jenna. Musk ha dichiarato di essere stato indotto con l’inganno alla firma dei documenti medici utili ad autorizzare la transizione del suo rampollo: “Non mi è stato spiegato che i bloccanti della pubertà sono in realtà farmaci per la sterilizzazione.” Musk si è detto pronto a combattere per “distruggere il virus della mentalità woke”.

 

Se una svolta reazionaria contribuisse a sradicare in Italia la gramigna della degenerazione, non potremmo che esultarne: il Vecchio Continente avrebbe urgente bisogno di ancorarsi di nuovo a una logica naturale.

Di Lidia Sella