"I pesci non parlano mai di rinoceronti. Aforismi inquieti", un’indimenticabile passeggiata nella mente di Alberto Casiraghy

La più recente silloge di Alberto Casiraghy, costellata di preziosi esergo, cela anche un’ispirata dedica per me: “Carissima Lidia, nei sogni della Poesia…"

Milano, 18 novembre 2024, rientrata dal Teatro Carcano, dove Piergiorgio Odifreddi ha tenuto una splendida lezione sull’armonia dei numeri, a casa trovo una sorpresa, una busta contenente un dono prezioso, fresco di stampa: I pesci non parlano mai di rinoceronti. Aforismi inquieti. (Prefazione di Benedetta Centovalli. Manni Editore).

La più recente silloge di Alberto Casiraghy, costellata di preziosi esergo, cela anche un’ispirata dedica per me: “Carissima Lidia, nei sogni della Poesia…”.
La copertina mi ha stregato, una tela di colori, figure, delicata ironia, mistero e meraviglia.
Quando poi mi sono addentrata fra quei sentieri di inchiostro tracciati sulla carta, subito l’avventura ha avuto inizio. E volevo che non finisse. A ogni pagina mi tuffavo nei fondali, e riaffioravo con le mani colme di perle, circondata da ghirlande di atolli, in una luce sfavillante.
Come può un libriccino così piccolo, che si lascia leggere in dieci minuti, aprire a orizzonti amplissimi, sprigionare una tale energia e regalarti una commozione tanto intensa, sino a farti singhiozzare di gioia e bellezza?
Forse soltanto perché talvolta ci dimentichiamo di vivere, smettiamo di danzare e non ci accorgiamo che la nostra anima, simile a un’arpa che nessuno suona più, giace coperta di polvere, abbandonata in cantina. Poi all’improvviso arriva però un amico dell’Universo, che ci porge pensieri profondi, geniali, sbocciati da fresca linfa, sposati a parole semplici eppure
vigorosamente immaginifiche, che vibrano di onde, voli, luccichio di stelle e conforto alle tribolazioni. Proviamo allora stupore, e gratitudine. Come per incanto, ci ritroviamo catapultati di nuovo alle sorgenti dell’essere. E della conoscenza. L’autore ci parla, e noi drizziamo le orecchie dello spirito, ci sintonizziamo su riflessioni che profumano di eterno e, dopo aver srotolato i suoi messaggi nella bottiglia, lo ascoltiamo: “Da anni cerco l’inizio.” “ I veri labirinti / sono quelli / che non si vedono.” “Puoi
dirmi ciò che vuoi / ma non tutto.” ”I grandi artisti / vivono con tre occhi.”
“ Scavo da anni / per cercare nuovi enigmi.” “Troverò.mai la pace / negli abissi che cerco?” “Nulla è prezioso / come il destino.” “Chi ascolta l’Universo / non è mai solo.” “Chi semina sogni / vive in eterno.”
“L’anima delle cose / è un segreto che fugge.” “Quando non avrò più parole / ascolterò il silenzio.” “Ora che ho visto / quasi tutto / posso iniziare a capire.” Alberto Casiraghy è insomma un aedo votato a cantare i mille volti di una verità velata, un alchimista che ha imparato come distillare il sapere dall’esistenza. Con lui possiamo esplorare il nucleo delle cose e al tempo stesso guardare il pianeta dai più reconditi recessi del firmamento. Come in un immenso dolcissimo gioco, dove alla fine tutto si riannoda. E persino la tragedia si stempera in un sorriso.
Così, mentre scorrazziamo lieti in questo giardino di creazioni bonsai, gli schizzi naïf che corredano il testo, realizzati dalla mano fantasiosa di Alberto Casiraghy, sembrano quasi suggerirci che magari a concepire il grande disegno del cosmo sia stato un bimbo un po’ maldestro, svampito o burlone, che in quel momento chissà dove aveva la testa…

Di Lidia Sella