Il 70° anniversario del ritorno di Trieste all'Italia

26 ottobre 1954 - 26 ottobre 2024, non mancano le polemiche.

Una importantissima ricorrenza che segna anche una pagina tragica della storia italiana, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il ritorno di Trieste, dopo la lunga amministrazione anglo americana e l'occupazione slavo comunista per circa 40 giorni, avvenne sotto una pioggia battente e con un forte vento di bora, che non impedì ai triestini di accogliere entusiasticamente nelle strade l'arrivo delle truppe italiane. Una pagina importante, che sottolinea, però anche la perdita di Istria, Fiume e Dalmazia, il dolorosissimo esodo di circa 350.000 italiani, che lasciarono quelle terre, perchè rimanere italiani era il loro bene più prezioso, la tragedia delle Foibe e di coloro che vennero annegati in mare, con una pietra al collo. Ci sono voluti decenni, perchè il dramma delle Foibe venisse accettato e conosciuto, ma ancora oggi vi sono infinite polemiche, continui attacchi da parte di " negazionisti", che hanno una evidente matrice ideologica a sinistra, e, purtroppo, spesso, danneggiamenti a targhe e monumenti commemorativi dei martiri italiani. Persino fra le varie associazioni di esuli non mancano le polemiche. Proprio in occasione della recente commemorazione del 70° anniversario vi sono state critiche nei confronti del Movimento Nazionale Istria, Fiume e Dalmazia, tenacemente diretto dal Sig. Romano Cramer, originario di Albona, semplicemente, perchè si è permesso sottolineare che a Trieste la lunga amministrazione anglo americana, era stata preceduta dall'occupazione slavo comunista, durata 40 giorni. Questi i fatti. Il 30 aprile Trieste insorse contro i tedeschi. Tale movimento fu capeggiato dal Col. Antonio Fonda Savio e da un religioso, Don Edoardo Marzari. Fra gli insorti molti Carabinieri, militari della Guardia di Finanza e della Guardia Civica. I " Volontari della Libertà" conquistarono buona parte della città ed issarono il Tricolore sul Palazzo del Comune e sulla Prefettura. Il 1° maggio arrivarono i titini che li disarmarono, dando inizio ad un feroce regime di occupazione che durò fino all'11 giugno. Non si può dimenticare che gli occupanti jugoslavi attuarono provvedimenti che parevano proprio preludere ad un'annessione. La ricostruzione storica aiuta sempre a mettere i fatti nella giusta luce. Va ricordato che negli anni venti erano nati e cresciuti movimenti irredentisti di matrice slava, come il T.I.G.R., l'Orjuna e Borba, volti a rimettere in discussione i confini e cercare di annettere Trieste, Gorizia, Fiume e Zara nel nuovo Regno di Jugoslavia. La storia di quei martoriati territori è proprio un validissimo esempio di " doppio standard" nella ricostruzione dei fatti. Fra l'altro la sponda orientale dell' Adriatico era romana fin dal II secolo a.C. , ma molti si accaniscono nell'effettuare una ricostruzione storica , congelata al periodo fascista e post fascista, pensando così di cristallizzare le categorie del " Bene" e del " Male". Per anni si è ricordata la tragedia della Risiera di San Sabba, campo di prigionia gestito dai tedeschi, dopo l' 8 settembre 1943, dove vi furono circa tremila vittime, soprattutto fra partigiani ed ebrei. Ma parallelamente è spesso difficile far ricordare la Foiba di Basovizza, sempre in territorio triestino, che fu teatro di esecuzione di civili e militari italiani, arrestati dalle truppe jugoslave di occupazione. Sicuramente è considerato " non corretto" ricordare che, per preciso ordine di Mussolini, i generali italiani, che operavano sui confini orientali, salvarono circa 27.000 ebrei , favorendone la fuga verso la Spagna e la Turchia. Non per nulla il Governatore della Dalmazia, Giuseppe Bastianini, venne soprannominato da Von Ribbentrop " ebreo ad honorem". Vi sono anche pochissimi storici che si azzardano a ricordare il tristemente noto Mauro Grini, ebreo noto anche come " dott. Manzoni", che fece arrestare a Trieste centinaia di ebrei, alcuni dicono circa 800, e non mancò di depredarli dei loro beni. ( Vedi Roberto Curci " Traditori e traditi nella Trieste nazista", Ed. Il Mulino, Bologna 2015 e l'articolo di Gualtiero Tramballi " Il kapò di Trieste", pubblicato su Epoca il 10/3/1976). La storia, per onestà intellettuale, va ricostruita tutta e non con compiacenti omertà, che , nel tempo, salgono al rango di menzogne. Ad esempio, altrettanto strumentale, risulta essere una recente targa, inaugurata il 5 ottobre a Gorizia, su iniziativa dell'Associazione Venezia Giulia e Dalmazia. In sostanza sono state commemorate insieme Norma Cossetto, ormai simbolo della spietata pulizia etnica anti italiana, e Milojka Strukeij, partigiana comunista. La prima era una povera studentessa universitaria, l'altra una combattente titina. Ovviamente l'accostamento infelice è stato duramente condannato da più parti, incluso dalla famiglia Cossetto. Va , purtroppo, rilevato che la differenza di approccio da parte delle varie associazioni di esuli va forse ricercato, per dirla alla triestina, negli " schei". Ovvero coloro che ricevono finanziamenti da Roma risultano essere particolarmente morbidi e disponibili, gli altri no e raccontano i fatti " senza peli sulla lingua". Difficile, ad esempio, non ricordare le polemiche per la targa dedicata a Milano a Don Angelo Tarticchio, infoibato dopo una notte di sevizie con 43 parrocchiani, riesumato poi dai Vigili del Fuoco di Pola, un mese dopo, ritrovato nudo, mutilato e con una corona di spine in filo di ferro. L'iniziativa promossa dal Sig. Romano Cramer fu osteggiata, perchè la frase originaria sulla lapide " infoibato dai comunisti jugoslavi di Tito", andava assolutamente corretta " ...dalle milizie jugoslave di Tito". Insomma chiamare con il termine corretto situazioni ed avvenimenti non è " cortese". Aveva proprio ragione Honoré de Balzac quando diceva : " Esiste una storia ufficiale menzognera ed una vera..vergognosa".