Romaine Brooks e il suo più famoso “Autoritratto” che ha rappresentato la sua modernità come artista e come persona
Nata a Roma da ricchi genitori statunitensi, che le garantirono l'agiatezza per tutta la vita, con questo suo autoritratto ha rappresentato la sua modernità come artista e come persona
"Autoritratto" e' un dipinto del 1923 di 117.5 x 68.3 cm realizzato dalla pittrice statunitense Romaine Brooks, nata Beatrice Romaine Goddard (Roma, 1º maggio 1874 – Nizza, 7 dicembre 1970). Si tratta del suo piu' famoso autoritratto che la stessa autrice dono' al Smithsonian American Art Museum dove e' ancora oggi visibile. Il dipinto, piu' precisamente, si trova presso una filiale del museo, la Renwick Gallery, sita in Washington DC, Stati Uniti in Pensylvania Avenue, ad un isolato dalla Casa Bianca. Quando fu costruita nel 1859, la galleria era conosciuta come "il Louvre americano".
Beatrice Romaine nacque appunto a Roma da ricchi genitori statunitensi, che le garantirono l'agiatezza per tutta la vita, di fatto esentandola dal bisogno di un lavoro, e che decisero di rientrare presto dall’Italia negli Stati Uniti.
Tra il 1903 ed il 1904 la Brooks fu, per un breve periodo, sposata con il pianista John Ellington Brooks. Presto però i due raggiunsero un accordo: non avrebbero divorziato, in modo da mantenere lo status socialmente rispettabile di persone sposate, ma non avrebbero più convissuto. In cambio Romaine avrebbe garantito una rendita mensile al marito, che accettò volentieri.
Lasciato il marito la Brooks ebbe, tra le altre, relazioni amorose con l'ex amante di Oscar Wilde, Lord Alfred Douglas, con la pianista Renata Borgatti -nel suo periodo a Capri-, con la ballerina Ida Rubinstein e con lo scrittore e poeta Gabriele D'Annunzio. La più importante relazione della sua vita, durata cinquant'anni, fu però quella con la scrittrice Natalie Clifford Barney, che incontrò nel 1915.
La Brooks si trasferì da Parigi a Villa Sant'Agnese, una casa appena fuori Firenze, nel 1937, e nel 1940 la Barney la raggiunse, scappando dalla Francia invasa dai tedeschi. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la Barney tornò a Parigi, ma Romaine si rifiutò di andare con lei. Verso la fine della sua vita, Romaine smise di frequentare Natalie Barney, rifiutando di vederla quando quest'ultima le prestava visita.
Gabriele D'Annunzio la soprannominò "Cinerina" per il prevalere dei toni grigi nella sua tavolozza cromatica. I ritratti piu' famosi di D'Annunzio furono proprio realizzati da Romaine ed uno di questi e' tutt'ora esposto al Vittoriale. Ne “L’arciere mascherato” il poeta è però rappresentato dalla Brooks come un nanerottolo calvo con arco e frecce: la pittrice volle ridicolizzarlo a causa di una rivalità d’amore che aveva ad oggetto Ida Rubinstein.
Con questo suo autoritratto, la Brooks ha rappresentato la sua modernità come artista e come persona. Le sfumature modulate di grigio, le forme stilizzate e la gravità psicologica esemplificano il suo profondo impegno per i principi estetici. Lo sguardo ombreggiato e diretto trasmette una presenza imponente e sicura, un atteggiamento più tipicamente associato alle sue controparti maschili. Il cappello e il cappotto da equitazione e la sartoria maschile richiamano le convenzioni della ritrattistica aristocratica, evocando anche un'androginia chic associata alla "nuova donna" del periodo successivo alla prima guerra mondiale. Le scelte di moda di Brooks hanno anche consentito alle donne omosessuali delle classi agiate di identificarsi e riconoscersi a vicenda.
Il volto in ombra in questo ritratto suggerisce che il suo vero io è nascosto dietro una facciata costruita con cura. Il minuscolo lampo rosso sul bavero di Brooks rappresenta il nastro della Legion d'Onore che ha ricevuto per il suo impegno filantropico svolto con D’Annunzio durante la prima guerra mondiale a favore della Croce Rossa, ma potrebbe anche suggerire le passioni segrete della sua vita personale ("L'arte di Romaine Brooks", 2016).
Di Giovanni Conticelli.