"Lezione di musica" l’opera del maestro Ian Vermeer dedicata al tema della musica con sottosignificati amorosi

Oggi spesso esposto a Buckingham Palace, nel 1718 il dipinto apparteneva al pittore italiano Giovanni Antonio Pellegrini per poi passare nella collezione del console inglese a Venezia Joseph Smith. Da questa raccolta fu acquistato nel 1762 da re Giorgio II d'Inghilterra, come opera di Frans van Mieris il Vecchio

La "Lezione di musica" (o "Gentiluomo e dama alla spinetta") è un dipinto  (74x64,5 cm) di Johannes van der Meer, da cui deriva la firma «I V Meer», solitamente abbreviato in Jan Vermeer (Delft, 31 ottobre 1632 – Delft, 15 dicembre 1675)   databile al 1662 circa e conservato dal 1762 nelle collezioni reali a St. James's Palace (Londra). È firmato "IV Meer" sul margine inferiore destro della cornice del dipinto in esso riprodotto.

L'opera è probabilmente quella descritta come "Una giovane dama che suona il virginale in una stanza, con un gentiluomo che ascolta, dello stesso Vermeer" nel catalogo dell'asta della collezione Dessius tenutasi ad Amsterdam il 16 maggio 1696. In quell'occasione la "Lezione di musica" raggiunse la buona quotazione di 80.0 fiorini.

Nel 1718 il dipinto apparteneva al pittore italiano Giovanni Antonio Pellegrini, che allora si trovava in Olanda, per poi passare nella collezione del console inglese a Venezia Joseph Smith. Da questa raccolta fu acquistato nel 1762 da re Giorgio II d'Inghilterra, come opera di Frans van Mieris il Vecchio. Solo nel 1866 il critico d'arte Théophile Thoré attribui' il dipinto a Vermeer. Il dipinto e' stato diverse volte esposto a Buckingham Palace e nel Castello di Windsor.

In una stanza illuminata a pieno giorno, una donna di spalle suona la spinetta, mentre un uomo, in piedi, l'ascolta. Si tratta di una tela dedicata al tema della musica con sottosignificati amorosi, come se ne trovano altre nel catalogo di Vermeer. Sulla parete di fondo, oltre allo specchio, sta appeso un altro dipinto con una mezza figura, forse una Carità romana, sulla cui cornice si trova la firma dell'artista. Molto probabilmente si tratta di una tela in possesso della cattolica benestante suocera dell'artista, Maria Thins (c. 1593 – 27 December 1680) della famiglia Thins proveniente da Gouda, cittadina del sud dell'Olanda famosa per l'omonimo formaggio.

Sulla presenza di un significato allegorico del dipinto si sono fatte varie ipotesi. Forse l'armonia musicale, oltre che a un tema amoroso, sottintende qui alle emozioni interiori, che si possono condividere o meno con gli altri, come farebbe credere anche la figura della Carità.

La modesta celebrità di Vermeer tra i contemporanei ha lasciato il posto all'oscurità completa dopo la sua morte. Fu a malapena menzionato nel principale libro sulla pittura olandese del XVII secolo del pittore, scrittore e biografo Arnold Houbraken, "Grand Theatre of Dutch Painters and Women Artists",  preso a riferimento per tutte le successive  ricerche in questo campo, e fu di conseguenza omesso dalle successive indagini sull'arte olandese per quasi due secoli. Un numero ristretto di intenditori nei Paesi Bassi apprezzava il suo lavoro, ma anche così, molte delle sue opere sono state in passato attribuite ad artisti più noti. La moderna riscoperta del maestro di Delft iniziò intorno al 1860, quando lo storico ed esperto d'arte tedesco Gustav Friedrich Waagen , molto apprezzato in Inghilterra, vide "L'arte della pittura" nella galleria Czernin di Vienna e riconobbe l'opera come un Vermeer, sebbene a quel tempo fosse attribuita ad un altro olandese, Pieter de Hooch. Successivamemte la ricerca del critico d'arte francese Théophile Thoré-Bürger culminò nella pubblicazione del suo catalogo ragionato delle opere di Vermeer nella Gazette des Beaux-Arts nel 1866. Il catalogo di Thoré-Bürger attirò all'epoca l'attenzione internazionale su Vermeer elencando più di 70 sue opere, tra cui molte che considerava incerte. Il numero accettato di dipinti di Vermeer oggi è 34.

Di Giovanni Conticelli.