Storia de Roma Antica - Capitolo XXVIII - CALIGOLA E CLAUDIO - Approfondimento storico
APPROFONDIMENTO STORICO AL CAPITOLO XXVIII - CALIGOLA E CLAUDIO
Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico (Lugdunum, 1 agosto 10 a.C. – Roma, 13 ottobre 54) fu il quarto imperatore romano (41-54) della dinastia giulio-claudia, ed il primo a nascere fuori dall’Italia. Successe a Caligola (Anzio, 31 agosto 12 – Roma, 24 gennaio 41) che regnò poco e malamente, a causa dei suoi disturbi mentali, dal 37 al 41. L’infanzia di Claudio fu a dir poco difficile, causa alcune sue malattie, ed il giudizio dei suoi parenti non fu certo lusinghiero: la madre Antonia Minore lo definiva un “mostro d’uomo, non compiuto, ma solo abbozzato dalla natura” e quando voleva accusare qualcuno di stupidità diceva che era “più scemo di suo figlio Claudio”, la nonna Livia Drusilla gli inviava frequentemente delle lettere in cui lo rimproverava aspramente, la sorella Claudia Livilla deplorava pubblicamente la possibilità che divenisse imperatore. Ottaviano, al contrario, si disse sorpreso dalle capacità oratorie del nipote, ma comunque non gli diede nessun incarico pubblico, né lo inserì tra gli eredi principali nel proprio testamento, lasciandogli appena 800.000 sesterzi alla propria morte. Il fatto di apparire “innocuo” ai nemici della sua famiglia, che era perseguitata in quanto imparentata con Caligola, gli salvò la vita. Infatti gli bastò nascondersi per evitare di essere ucciso e, una volta promessa una ricompensa di 15.000 sesterzi per ogni pretoriano che gli prestasse giuramento, fu il primo tra i Cesari ad ottenere il principato con la corruzione e la forza delle armi. Una volta eletto, malgrado la mancanza di esperienza politica Claudio dimostrò notevoli qualità: fu un abile amministratore (tra l’altro, fu il primo a creare una burocrazia centralizzata, suddivisa in sezioni, materie speciali, ognuna delle quali controllata da un liberto, una specie di moderno ministro), un grande patrono dell’edilizia pubblica (strade, canali e acquedotti), espansionista in politica estera (7 nuove province tra cui la Britannia) e un instancabile legislatore (presiedeva personalmente i tribunali). Morì nel 54, dopo aver mangiato un piatto di funghi. Non è difficile pensare che sia stato avvelenato dalla sua quarta moglie Agrippina, smaniosa di vedere il figlio Nerone sul trono.
Caligola e Incitatus, il suo cavallo senatore