Basiliche papali: San Paolo fuori le Mura, Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano: sontuose come Versailles
Insomma, non c’è solo San Pietro, anzi, San Giovanni è addirittura più antica, festeggia fino al 9 novembre 2024 i 1700 anni della sua fondazione con un ghiotto anno di conferenze, concerti, visite guidate, e insieme alle altre due dimostra che la ‘sindrome di Stendhal’ non è un vezzo da intellettuali. Esiste sul serio…
Tutte e tre sono sontuose come Versailles. E le loro cifre danno il capogiro: San Paolo fuori le Mura misura 65 metri di larghezza e quasi 132 di lunghezza; il campanile romanico di Santa Maria Maggiore svetta a 75 metri e supera tutti gli altri di Roma; a San Giovanni in Laterano, nelle edicole borrominiane, le ciclopiche statue degli Apostoli sfiorano i 5 metri, e il chiostro, di circa 1.300 mq, è il più grande della città.
Insomma, non c’è solo San Pietro, anzi, San Giovanni è addirittura più antica, festeggia fino al 9 novembre 2024 i 1700 anni della sua fondazione con un ghiotto anno di conferenze, concerti, visite guidate, e insieme alle altre due dimostra che la ‘sindrome di Stendhal’ non è un vezzo da intellettuali. Esiste sul serio…
Infatti tutto sbalordisce sotto queste volte che sembrano crollarsene dal sovraccarico d’oro. Le loro titaniche Porte Sante si aprono per i Giubilei ed è subito indulgenza plenaria. Cappelle e transetti prendono in considerazione soltanto capolavori, leggende, miracoli o giù di lì. Ed è una bella impresa scovare qualche figura di secondo piano nella ressa di artisti, pontefici, imperatori che ne punteggiano le vicende: le Basiliche Papali non ragionano che di grandi firme e personaggi gloriosi.
E’ appunto Costantino ad innalzare, fuori le mura aureliane, sulla tomba di San Paolo, la prima chiesa dedicata all'Apostolo: via via ingrandita in un crescendo di magnificenza fino all'attuale struttura ottocentesca. Con quel quadriportico di 150 colonne che toglie ogni dubbio sul suo genius loci: possente e gagliardo al pari di Paolo che è un santo-soldato, un santo energico che brandisce la spada. E nel cortile la statua di Giuseppe Obici lo raffigura proprio così, mentre gli agnelli dei mosaici, ispirati da Filippo Agricola e Nicola Consoni a quelli originali del X secolo, paiono rammentargli umiltà e misericordia.
All'interno, sorvegliati dai ritratti di tutti i papi della storia e dall’inestimabile ciborio duecentesco di Arnolfo di Cambio, il sarcofago dell'Apostolo e la teca con la catena della sua prigionia sono un'irresistibile calamita per fedeli e pellegrini, attirati inoltre dalle ottimali aree d'accoglienza. Il Chiostro è delicato come un merletto e reca l’inconfondibile marchio dei Vassalletto - la famiglia di marmorari romani, sublimi, come i Cosmati, nelle decorazioni di portici e pavimenti. E c'è ancora tanto da vedere tra la Pinacoteca che custodisce notevoli opere del XVI secolo, la zona archeologica di 1.000 mq e la Cappella delle Reliquie con portentosi frammenti ossei di santi dentro scrigni d'argento e cristallo.
Altre reliquie, questa volta della Sacra Culla di Gesù neonato, anche nella splendida Santa Maria Maggiore: sorta, si racconta, dopo la miracolosa nevicata del 5 agosto 356 e chiamata prima Santa Maria della Neve, quindi Maggiore per sottolinearne la munificenza. E in effetti la facciata di Ferdinando Fuga e il soffitto a cassettoni di Giuliano da Sangallo farebbero gola ad una reggia, come il mosaico absidale di Jacopo Torriti che cattura tutta la luce circostante e la rilancia indietro in un'esplosione di diamanti sfolgoranti. Una chiesa che non si lascia mancare nulla, neppure il lusso di un pittore-evangelista: San Luca, forse autore dell'icona 'Maria salus populi romani' nella Cappella Paolina, meta prediletta della devozione popolare. E non dimentichiamo la Cappella Sforza disegnata da Michelangelo, né il colpo di scena della Cappella Sistina che, a sorpresa, nel 2005, rivelò 2.400 mq di abbaglianti affreschi cinquecenteschi di Cesare Nebbia e Giovanni Guerra, completamente ignoti perché nascosti sotto ridipinture del XIX secolo e poi resi fruibili al pubblico dal 2012 dopo 7 anni di strepitosi restauri.
E se a Santa Maria Maggiore è di casa l'eccezionale, con la Basilica di San Giovanni in Laterano si scivola addirittura nel soprannaturale grazie alla Scala Santa: quella del pretorio di Pilato, dice la tradizione, dove si svolse il processo di Gesù, portata a Roma nel 326 da Sant'Elena. Incessantemente pellegrini e devoti percorrono inginocchiati i suoi 28 gradini - posati partendo dall'alto, a ritroso, per evitare il calpestio dei muratori, e quindi da secoli mai più sfiorati da piede umano. Tra 1.700 mq di antiche pitture essi conducono all'intenso misticismo del Sancta Sanctorum: la cappella con l'immagine 'acheropita' del Redentore, letteralmente 'non dipinta da mano umana', databile V-VI secolo.
D'altronde non ci si può aspettare di meno da una basilica che ha il titolo di “Cattedrale di Roma”, è la sede del Papa in quanto Vescovo della città, e reca il nome dell'Apostolo prediletto e del profeta più carismatico, il Battista. Per questo il furore barocco del Borromini le calza a pennello, tra gli interventi di Giacomo della Porta, Vignola, Pomarancio, mentre un frammento di affresco giottesco allude al primo Giubileo indetto nel 1300 da Bonifacio VIII, e brillano di nuovo i Vassalletto, e di nuovo con un Chiostro, neanche a dirlo, di rara bellezza.
Tutto intorno, ad accaparrarsi veramente la ribalta, ci pensano poi i poderosi Apostoli di scuola berniniana su disegni di Carlo Maratta: brandiscono le croci, ammoniscono con il braccio alzato, saettano sguardi terribili mentre accennano un passo, i polpacci muscolosi, i mantelli squassati da un vento di bufera, e sembrano pronti a saltare tra la folla con un balzo da leoni, tanto vibrano d'energia e movimento. Sono proprio loro a riassumere, in un indimenticabile fermo-immagine, l'essenza di tutte e tre le Basiliche Papali: giganti a guardia di un patrimonio millenario che, sempre in bilico tra fede ed arte, riesce a mettere d'accordo la mente e il cuore.
Di Carla Di Domenico.