Mondrian, "Natura morta con arance": il pittore olandese prima di diventare il visionario profeta dei colori primari
Quello di Mondrian è uno dei percorsi d’artista più sorprendenti e repentini della storia che lo portò dall’essere un artista talentuoso, ma poco innovativo, a diventare uno straordinario protagonista del suo tempo dotato di una “fede assoluta in un linguaggio visivo che tende a coincidere con l’universale razionalità del reale”
“Natura morta con arance” è un dipinto realizzato nel 1900 dal pittore olandese Pieter Cornelis Mondriaan, meglio conosciuto come Piet Mondrian (Amersfoort, 7 marzo 1872 – New York, 1º febbraio 1944), fondatore assieme a Theo van Doesburg del "neoplasticismo" (il nome originale è “De Stijl” dal nome della rivista “De Stijl”). Il dipinto fa oggi parte della collezione Myron Kunin, uomo d’affari e collezionista d’arte di Minneapolis (USA) scomparso nel 2013 che deve la sua fortuna alla fondazione della Regis Corporation, catena di circa 10.000 parrucchieri diffusa in tutti gli Stati Uniti. Il dipinto nel marzo del 2021 è stato in mostra al MUSEO REINA SOFÍA di Madrid nell’ambito della ben allestita mostra “Mondrian y De Stijl”. Esso è sotto il controllo del “Mondrian Holtzman Trust” che fino al 2061 protegge i diritti di alcune delle opere dell’autore pubblicate per la prima volta negli USA e in Spagna tra il 1923 ed il 1978.
Gli esordi di Mondrian furono di una pittura fatta soprattutto di vedute e nature morte, difficilmente si crederebbe che l’artista che stiamo ammirando è lo stesso che, appena pochi anni dopo, avrebbe radicalmente cambiato l’arte occidentale introducendo le sue celeberrime composizioni fatte di linee nere entro cui si dispongono i tre colori primarî (rosso, giallo e blu). Quello di Mondrian è uno dei percorsi d’artista più sorprendenti e repentini della storia dell’arte, e lo portò dall’essere un artista sì talentuoso, ma poco innovativo e abbastanza allineato a tendenze che già da diversi anni erano state esplorate e scandagliate in ogni direzione da decine d’altri suoi colleghi, a diventare un visionario in grado di assurgere a straordinario protagonista del suo tempo, un “pittore-profeta” dotato di una “fede assoluta in un linguaggio visivo che tende a coincidere con l’universale razionalità del reale” (così lo definì lo storico dell’arte Alberto Busignani), per raggiungere la quale l’artista, nella fase matura della sua carriera, limitò al massimo il suo vocabolario di forme e colori dando luogo alle opere per le quali è universalmente noto.
Quello di Mondrian non fu un percorso di rottura, come si potrebbe immaginare, ma si trattò di un processo lineare: l’artista stesso vedeva le sue ricerche geometrizzanti in continuità con quanto aveva prodotto nelle fasi giovanili della sua carriera. Nel celebre Dialoog over de Nieuwe Beelding (“Dialogo sulla nuova plastica”), pubblicato in due numeri della rivista De Stijl (febbraio e marzo 1919), Mondrian immagina un dialogo tra “A”, un cantante, e “B”, un pittore, dove il primo chiede al secondo lumi sulla sua nuova arte. “Ammiro i tuoi lavori precedenti”, dice il cantante. "E siccome significano molto per me, vorrei capire il tuo attuale modo di dipingere. Non vedo niente in questi rettangoli. A cosa ambisci?". E il pittore: "I miei nuovi dipinti hanno gli stessi obiettivi dei precedenti. Tutti hanno lo stesso scopo, ma gli ultimi lo fanno emergere in maniera più chiara". Alla domanda su quale sia questo scopo, il pittore risponde: “Esprimere le relazioni plasticamente attraverso opposizioni di colore e linea”. E all’obiezione del cantante ("ma i tuoi lavori precedenti non rappresentavano la natura?“), il pittore replica dicendo: ”Mi esprimevo attraverso i mezzi della natura. Ma se tu osservi attentamente la sequenza del mio lavoro, vedrai che ha progressivamente abbandonato l’apparenza naturale delle cose e ha gradualmente enfatizzato l’espressione plastica delle relazioni".
Questi “mezzi della natura”, nel primo Mondrian, sono quelli che lo portano a raffigurare una realtà fenomenica declinata comunque secondo quelle pulsioni simboliste che caratterizzano la prima parte della sua carriera. Una riduzione del paesaggio che gli arrivava dai suoi contatti con l’art nouveau (e dal momento che Mondrian si concentrò soprattutto sul tema vegetale fin dagli albori della sua carriera, questa tendenza a razionalizzare il paesaggio non poteva che esser già connaturata alla sua arte) e che, tolte forse solo le primissime opere, già si apprezza in alcuni acquerelli eseguiti sul finire del secolo tra i quali si iscrive questa splendida “Natura morta con arance” nella quale mi piace pensare che si riverberino le esperienze di Mondrian quando giovanissimo, accanto alla pittura, svolse la sua prima professione, quella di insegnante di italiano.
Di Giovanni Conticelli.