La "Natività" di Caravaggio dell’Oratorio di San Lorenzo a Palermo non ha una storia semplice

Il valore attribuito oggi al quadro si aggira intorno ai 150 milioni di Euro. L’FBI lo ha inserito tra i dieci capolavori rubati più ricercati al mondo e la sparizione del capolavoro colpì Leonardo Sciascia, fornendogli lo spunto per il suo ultimo racconto.

Caravaggio, pseudonimo di Michelangelo Merisi (Milano, 29 settembre 1571– Porto Ercole, 18 luglio 1610), come tutti sanno è stato un pittore italiano. Formatosi a Milano e attivo a Roma, Napoli, Malta e in Sicilia fra il 1593 e il 1610.

Pittore geniale ma dal temperamento rissoso, mentre si trova a Roma, uccide nel 1606, in una delle sue frequenti liti, un tale Ranuccio Tommasoni da Terni e per questo viene condannato a morte per decapitazione. Questa vicenda costringe il pittore ad abbandonare la capitale, per fuggire prima a Napoli e poi a Malta, dove però sarà arrestato in seguito ad un’ennesima lite e rinchiuso nel carcere di Sant’Angelo a La Valletta. Evaso in modo rocambolesco, arriva a Siracusa, in Sicilia, nell’ottobre del 1608. Caravaggio col suo stile darà un notevole impulso alla pittura siciliana, influenzando molti artisti detti “caravaggeschi”, tra cui Alonzo Rodriguez e Marco Minniti.

In Sicilia è all’inizio appunto ospite dell’amico pittore siracusano Mario Minniti, conosciuto a Roma nella bottega del pittore siciliano Lorenzo Carli, e grazie al quale ottenne di poter lavorare come pittore per il Senato siracusano.

Dopo il successivo soggiorno a Messina l’ultima tappa di questo itinerario siciliano lo porterebbe a Palermo, dove Caravaggio trascorse l’ultimo periodo nell’isola. Il pittore fu subito incaricato dall’Ordine francescano di dipingere una Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, da collocare nell’Oratorio di San Lorenzo nel quartiere della Kalsa.

La pala d’altare “Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi” del Caravaggio (cm 298 x 197) fu’ realizzata probabilmente nel 1609.

La scena della nascita del Bambin Gesù è presentata nella semplice forma del presepe, mentre l'ambientazione è nella stalla indicata in alto dalle travi e dalla dimessa sistemazione della Madonna e del Bambino. L'angelo dall'alto taglia la spazialità fisica e mentale della composizione scenografica recando il cartiglio della messa natalizia.

Il riferimento al presepe di Greccio (quello legato alla figura di san Francesco), vivissimo nella tradizione dei conventuali, è espresso con forza in questo dipinto, dove la semplicità dell'impianto ed il rigore cromatico concentrano l'attenzione dell'osservatore sulla silenziosa contemplazione del mistero dell'incarnazione divina.

“Ne la natività ritrovato ho lo meo verde, lo meo bel rutilante verde”.

Questa frase, tratta dal libro di Camilleri, “Il colore del sole”, meglio di altre descrive la distensione del Caravaggio, la breve tranquillità ritrovata durante la professata sosta in Sicilia e si riferisce proprio al verde manto di Giuseppe di questa "natività".

Il biografo Giovan Pietro Bellori ne ricorda l'esecuzione per la compagnia dei Bardigli e dei Cordiglieri, dunque durante il presunto soggiorno palermitano del pittore nel 1609. Recentemente però Maurizio Calvesi, Michele Cuppone, Giovanni Mendola e Francesca Curti hanno ripreso con nuove prove una suggestione formulata dal Moir, secondo cui il dipinto sarebbe stato realizzato precedentemente, e, nello specifico, sarebbe da ricondursi alla produzione romana e all'anno 1600, con ordinante il commerciante Fabio Nuti che aveva relazioni con l'oratorio. In quell'anno infatti il Nuti commissiona a Caravaggio un dipinto di palmi 12 per 7 o 8, misure sostanzialmente congruenti con quelle del quadro. L'ipotesi è confermata, al di là dello stile e delle caratteristiche tecniche della tela più vicini ai quadri dipinti a Roma che non a quelli siciliani di Siracusa e Messina, da nuovi e importanti ritrovamenti documentari. La tesi è stata accolta da autorevoli studiosi quali Claudio Strinati, Alessandro Zuccari, Keith Christiansen, Vittorio Sgarbi, Nicola Spinosa. È possibile pure che Caravaggio non sia mai transitato da Palermo durante il suo soggiorno siciliano, tanto più se da Messina avrebbe raggiunto direttamente Napoli per riavvicinarsi a Roma.

A differenza degli altri quadri di Caravaggio in Sicilia quello dell’Oratorio di San Lorenzo in Via Immacolatella nel quartiere della Kalsa o Tribunali a Palermo è una riproduzione collocata nel 2015, realizzata da Factum Arte - un laboratorio di Madrid che riesce a riprodurre le opere d'arte  con la tecnica del fac-simile-   e commissionata dall'emittente televisiva  Sky Italia. 

La tela originale venne infatti trafugata tra il 17 e il 18 ottobre 1969 dall'oratorio di San Lorenzo dov'era sempre stata. Date le buone condizioni di conservazione, il critico Roberto Longhi l'aveva definita "l'opera meglio conservata tra quelle che il Caravaggio aveva prodotto in Sicilia". Non è stata mai ritrovata e fino ad oggi non se ne hanno notizie. L’FBI (Federal Bureau of Investigation) ha inserito il quadro tra i dieci capolavori rubati più ricercati al mondo. La sparizione del capolavoro colpirà Leonardo Sciascia, fornendogli lo spunto per il suo ultimo racconto, “Una storia semplice”. Il valore attribuito oggi al quadro si aggira intorno ai 150 milioni di Euro.

Tra i vari film ispirati alle vicende di questo capolavoro -che fu oggetto di indagine del Giudice Giovanni Falcone e che secondo alcuni collaboratori di giustizia sarebbe stata addirittura inserito nella trattativa Stato Italiano-mafia dei primi anni novanta mentre secondo altri sarebbe stato irrimediabilmente danneggiato e di conseguenza distrutto-  il film “Una storia senza nome” con Alessandro Gasmann e Micaela Ramazzotti ( disponibile fino a qualche tempo fa su Netflix Italia). Si dice che notizie sul quadro siano state chieste a Matteo Messina Denaro dopo il suo arresto.