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Bologna dedica una mostra al pittore, poeta e scultore Lucio Saffaro, protagonista del Novecento

Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni, Genus Bononiae, insieme a Fondazione Carisbo, presentano Viaggio verso l’ignoto, dal 26 maggio al 24 settembre, una mostra dedicata alla figura di Lucio Saffaro: pittore, scrittore, poeta e matematico tra i più originali della cultura e dell’arte italiana del secondo Novecento.

25 Maggio 2023

Mostra Lucio Saffaro

Mostra Lucio Saffaro

Dal 26 maggio al 24 settembre, a Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni, Genus Bononiae,insieme a Fondazione Carisbo, presenta Viaggio verso l’ignoto, una mostra a cura di Claudio Cerritelli e Gisella Vismara dedicata alla figura complessa e poliedrica di Lucio Saffaro (Trieste 1929 - Bologna 1998): pittore, scrittore, poeta e matematico tra i più originali della cultura e dell’arte italiana del secondo Novecento. In occasione del giorno di apertura della mostra, venerdì 26 maggio alle ore 18, alla Biblioteca di San Giorgio in Poggiale si terrà una conferenza dello storico dell’arte Flavio Caroli, che illustrerà le linee principali dell’arte del secondo dopoguerra, trattando anche della vita e della produzione di Lucio Saffaro. Giovedì 15 giugno, sempre alle ore 18, seguirà l’incontro con il matematico Piergiorgio Odifreddi. La mostra Viaggio verso l’ignoto è un progetto della Fondazione Lucio Saffaro. Essa traccia un percorso nell’arte dell’autore presentando circa un centinaio di opere tra dipinti, grafiche elibri. Il percorso espositivo offre una panoramica esaustiva sulla sua ricerca (1954-1997), a partire dalla fase giovanile – la meno conosciuta – fino alla maturità, simbolizzata dalle forme eleganti e poliedriche che rendono unico il suo lavoro. Lucio Saffaro è una figura totalmente autonoma rispetto al mondo della cultura e dell’arte. Difficilmente classificabile, compie la sua ricerca solitario e appartato rispetto alle principali correnti artistiche e culturali del secondo Novecento. Si trasferisce con la famiglia a Bologna nel 1945 e resterà per sempre legato alla città felsinea. Giovane, si iscrive all’Università laureandosi in Fisica pura, continuando parallelamente a coltivare i suoi interessi artistici, letterari e filosofico-speculativi. Sempre alla ricerca di un linguaggio raffinato e plurale, rifiutando la definizione di artista-matematico, Saffaro ha saputo fondere la sua profonda cultura scientifica con l’indagine pittorica e grafica di forme simboliche legate agli enigmi dello spazio e del tempo. Nel suo lavoro, fondamentale è l’approfondimento della relazione tra il mondo classico e il sapere moderno. Con una spiccata attitudine a collegare la memoria del passato alla consapevolezza del tempo presente, l’autore proietta con forza visionaria l’immagine del futuro, cogliendo i complessi legami tra l’antico e il contemporaneo. La mostra offre la possibilità di seguire le molteplici dimensioni esplorate da Saffaro nel corso della sua singolare ricerca pittorica e grafica: identificazioni simboliche, monumenti e ritratti immaginari, visioni allegoriche, poliedri, dodecaedri e tetraedri canonici, dimensioni del pensiero creativo, immagini metafisiche ed emblemi del tempo infinito. Il percorso espositivo si apre con le immagini che caratterizzano il periodo degli anni Cinquanta, evocanti scenari indeterminati e surreali dominati da presenze fantasmatiche. Le figure rappresentano personaggi enigmatici che abitano luoghi misteriosi. Sono “presenze” inquiete, che si aggirano tra architetture irreali e atmosfere senza tempo; figure iconografiche come quella che ricorda una sorta di cavaliere che impugna il pennello al posto della spada, e sfidail campo delle idee terrene per innalzarsi a un livello di comprensione superiore, non necessariamente dominato dal pensiero razionale. Nel corso degli anni Sessanta, Saffaro inizia a indagare il rapporto tra arte e scienza: i codici scientifici dialogano con gli strumenti della fantasia, le strutture matematiche sconfinano oltre le misure spazio-temporali, i ritmi costruttivi si aprono all’irrazionale. Lo specchio, il labirinto, l’infinito, sono i temi di ricerca che l’artista sviluppa in questo periodo. I teoremi logico-prospettici sono caratterizzati da una compostezza geometrica che si avvale di molteplici elementi costruttivi: archi tangenti e movimenti ondulatori, piani concavi e convessi, strisce convergenti e intersezioni asimmetriche. Nelle opere degli anni Settanta la tensione prospettica accompagna i flussi avvolgenti del sogno, le forme simmetriche sono turbate dalle ondulazioni del desiderio, i procedimenti razionali dialogano con la dimensione del dubbio. Dalla metà degli anni Sessanta, l’introduzione dei “poliedri” assume una rilevanza non solo di natura matematica, ma anche di carattere esistenziale; infatti, essi non sono solo frutto di calcoli matematici, ma provengono anche dalla dimensione del sogno. L’immaginario geometrico di Saffaro riflette le sfaccettature del pensiero polidimensionale, la pluralità delle fonti iconografiche e la proiezione delle forme nello spazio cosmico. Insieme alle opere pittoriche e grafiche verràesposta anche una selezione di cataloghi monografici e di libri realizzati da Saffaro durante la sua carriera. Completerà la rassegna una sezione composta da alcune fotografie inedite di Nino Migliori, ritrovate di recente, le quali ritraggono l’amico triestino negli anni Settanta.Verrà infine presentato il documentario Lucio Saffaro. Le forme del pensiero, realizzato nel 2014 dal regista Giosuè Boetto Cohen, con le narrazioni di amici e studiosi: Maurizio Calvesi, Flavio Caroli, Federico Carpi, Claudio Cerritelli, Bruno D’Amore, Michele Emmer, Piergiorgio Odifreddi, Riccardo Sanchini, Luigi Ferdinando Tagliavini, Walter Tega e Gisella Vismara. A questi contributi si aggiungono i preziosi film di famiglia che permettono di entrarenella dimensione intima e privata dell’autore.

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