Leandro Erlich, un gigante dell'immaginazione
Dal 22 aprile le opere di Leandro Erlich arrivano a Palazzo Reale di Milano, per la sua prima mostra europea
Nel nostro contemporaneo ove è più facile sentirsi parte di un mondo effimero costruito da altri o peggio ancora da macchine o da intelligenze artificiali, ove l’esserne coinvolti pare sia indispensabile per considerarsi protagonisti in un branco nel quale la propria personalità o l’emozionarsi singolarmente sembra una assurdità: il potere scoprire di poter tornare alla individualità sa di magico.
L’arte da sempre quando è arte sa percepire quanto è nell’aria, lo legge, lo assimila e lo regala attraverso opere che risulteranno eterne.
La mostra di Leandro Erlich inauguratasi a Palazzo Reale di Milano è l’esempio di quanto la sensibilità di un artista sappia regalarci attimi di felicità.
Uno dei maggiori sperimentatori a livello internazionale sa leggere il nostro desiderio di sorprenderci attraverso il ludico, il fanciullesco che è nel nostro profondo.
Il visitatore viene coinvolto dalla ricerca entro se stesso da emozioni e ricordi sopiti dal tempo: chi non rimase sorpreso dai tuoni di un temporale improvviso, o affascinato dalla sofficità di nuvole che immobili ci raccontano quanto hanno di nostri ricordi nascosti in esse ?
L’allegria ci raggiunge attraverso il nostro vissuto così spesso dimenticato, ed ecco riaffiorare le emozioni regalateci da un viaggio nel quale l’ammirare un cielo volando a migliaia metri d’altezza si sovrappone al rincorrere le migliaia di luci cariche di tante historie quotidiane sorvolando una grande città nel pieno della notte.
L’arte di Leandro Erlich ci trascina entro il vano senza fine di un ascensore che attraverso questo nostro personale viaggio nel vuoto fa riaffiorare o le angosce o l’indifferenza o la gioia che spesso il fruitore percepisce tra la partenza e l’arrivo. Ci ricorda pure, nel suo essere acuto e profondo analizzatore del nostro quotidiano , l’ascensore come situazione sociale problematica. Tutta la mostra è carica di un dolce romanticismo che sorprende e coinvolge lo spettatore.
Grazie ai lavori dell’artista ci si sente tornare carichi di quella gioia di riconoscersi individuo che esplode nel cortile interno dello spazio museale milanese ove ognuno di noi in una performance audacemente collettiva diventa da spettatore attore in una avventura carica di felice partecipazione: è un gioco ove, ritornando bimbo, tutto è carico di inganni ed immaginazione e di tutto ciò l’artista ne è il magistrale regista.
Siamo grati a Leandro Erlich di quanto attraverso la sua arte sa risvegliare nel cuore di ognuno di noi.
Daniele Crippa scritto nel giorno di San Galdino Vescovo del 2023.