La Giornata della Terra: riflessioni di un essere umano che si ribella al Destino distopico
Schiavi nel metaverso o custodi del nostro pianeta?
“You are my sister
And I love you
May all of your dreams come true
We felt so differently then
So similar over the years
(Antony and the Johnsons)
Molti anni fa, al termine di una giornata terribile terminata con la sua definitiva esclusione dall’Università Cattolica, il Professor Tito Ballarino mi sussurrò queste parole profetiche: “Tocchi, noi siamo cavalli di razza usati per tirare un carro della birra”.
Più di dieci anni più tardi, quando ormai mi ero dimenticato di essere un internazionalista (un cavallo di razza), il managing partner dello Studio mi vietò di seguire un’acquisizione per conto di una mia cliente e la affidò ai suoi collaboratori. Durante quelle trattative, a cui partecipavo a fianco del mio assistito, privato del diritto di parola, compresi con una chiaroveggenza che mi spaventò che gli anni migliori della mia carriera erano dietro le spalle. Un paio di mesi dopo, l’ischemia cerebrale, la corsa in ambulanza, il coma, il risveglio…
Non potevo certo sapere che mi sarei risvegliato strabico, con la parte destra del corpo paralizzata e senza più riuscire a parlare.
“Whom the gods love die young”: forse Dio aveva in serbo qualche progetto per me, perché non mi ha chiamato a sé giovane.
Rattopparono il mio cuore con un PFO Amplatzer Occluder, a poco a poco recuperai in maniera miracolosa tutte le mie funzioni. I danni permanenti al cervello esistono, ma soltanto io li (ri)conosco.
La mia prima moglie mi ha salvato la vita, è stata lei a trovarmi sdraiato ai piedi del nostro letto. Due volte i medici le dissero che sarei morto oppure sarei sopravvissuto gravemente handicappato.
Ci sono porcellane preziose che vengono gettate perché sbeccate. A volte finiscono nei mercatini e i collezionisti le comprano. Anche se riparate, anche se non torneranno mai più com’erano.
Sette mesi dopo il risveglio dal coma, offeso dal direttore finanziario che mi aveva rinfacciato di essere sotto budget, davo le dimissioni da socio dello Studio.
Meno di due anni dopo il risveglio dal coma, me ne andavo di casa: Paola, l’amore della mia vita, mi vedeva come un malato: la compassione e il desiderio sono incompatibili.
My sister, i cuori si spezzano. A volte, qualcuno li ripara. A volte. Ma non si è più gli stessi.
Il dolore che mi porto dentro è indicibile e osceno. Indicibile, perché una vita esemplare sotto tutti i punti di vista - famiglia, carriera, onestà – è stata spezzata da un piccolo coagulo di sangue.
Osceno, perché sono sincero: piango me stesso.
Scrivo perché sono nipote di un vero grande artista e il sangue non è acqua. Scrivo soprattutto perché preferisco – ormai da molti anni – la fantasia alla realtà.
My sister, questo presente è distopico. Occorre un grande coraggio per affacciarsi all’abisso e tu lo hai fatto. Ora sei una splendida creatura consapevole di vivere in un mondo popolato da persone meno intelligenti, invidiose, grette e prepotenti.
Non lasciare che il tuo cuore si spezzi. Fallo soprattutto per te stessa. E fallo un po’ anche per tuo fratello, che ti vuole bene”.
Premo invio. Non ho una sorella. Ho scritto a una collega dissidente. Mi capirà o mi prenderà per pazzo? In fondo, cosa cambia? Se qualcosa di me resterà, sarà Confessioni di un pazzo di raro talento, dunque resterò pazzo ancora per un po’, anche dopo morto. Conta qualcosa? (Non essere chiamato pazzo, essere ricordato per un vecchio romanzo?).
C’è stato un tempo in cui credevo che fosse tutto. Lasciare un segno del mio passaggio, l’impronta della mia mano nella caverna. Era il tempo felice in cui la vita umana – ciascuna vita umana - aveva un valore, retaggio del pensiero cristiano. La sacralità della vita, il suo significato trascendente, la sua importanza ai fini della vita eterna, della conquista del Paradiso.
Dio mio (e T’invoco da agnostico…), quanto sono diventato vecchio!
Oggi Dio è morto: “Race de Caïn, au ciel monte, et sur la terre jette Dieu !” (Charles Baudelaire).
L’uomo contemporaneo ha finalmente raggiunto il suo massimo punto di dissoluzione: tornato a percepirsi come scimmia, è di tutti gli animali il peggiore, il più crudele, il più infestante.
Ci facciamo schifo al punto che la morte di un essere umano fa meno compassione della separazione di mamma orsa dai propri cuccioli. Evviva l’orso, tra l’uomo e l’orso tutti tifiamo per l’orso!
Eppure, quell’essere umano aveva i suoi affetti, i suoi pensieri, le sue speranze: in poche parole, era unico, irripetibile, non sostituibile, almeno nel proprio ambiente.
Neghiamo il più straordinario miracolo della natura, il miracolo dell’unicità di ogni creatura vivente e di ogni istante. Un essere umano è ormai percepito come fungibile quando non superfluo, inutile. L’umanità inutile di Yuval Noah Harari…
Presto, come un gigante, Albert Camus emergerà in tutta la sua straordinaria profondità. C’è un solo vero dilemma filosofico: vivere o suicidarsi?
Perché vivere facendosi schifo?
L’evoluzione darwiniana non prende in considerazione la consapevolezza (o coscienza), esattamente come gli studi sull’intelligenza artificiale. Nessuno osserva che l’homo sapiens possiede una qualità unica, così si finge di ignorarla. Eccezione a questa regola idiota è Federico Faggin, l’italiano che ha perfezionato il microchip, un genio che ho avuto il piacere di incontrare.
Ci facciamo schifo in tanti modi, ma tutti hanno un’origine comune: la natura è matrigna. Si rifiuta l’ineluttabilità del nostro Destino: chi nasce uomo vorrebbe essere donna (e viceversa), ci si sente brutti, inadeguati, infelici nella realtà corporale e temporale percepite come vincoli e ci si ribella. L’eterno ritorno di Adamo che assaggia la mela e trasgredisce al proprio creatore: chiamatelo Dio, Natura o come più vi aggrada, non cambia nulla.
I transumanisti ci illudono, ci lusingano, ci cullano nei nostri sogni di smisurata potenza. E’ il sogno di Friedrich Nietzsche, “l’Übermensch”, l’oltreuomo, il superuomo, per i suoi detrattori un simulacro dell’uomo. In tre parole, l’ideologia transumanista è l’esempio più recente della mostruosa volontà di potenza dell’essere umano, non a caso definito da Emil Cioran un eterno disadattato, un degenerato al vertice del mondo animale che tende in ogni modo a non identificarsi con la propria condizione, che è quella di “un devastatore che accumula misfatti su misfatti per la rabbia di vedere un insetto procurarsi agevolmente ciò che lui, con tanti sforzi, non riesce a ottenere.” Ma “L’impossibilità di astenersi, l’ossessione del fare denotano, a ogni livello, la presenza di un principio demoniaco” e tale principio demonico alberga nell’uomo, l’eterno insoddisfatto della creazione.
Lo scontro in atto è davvero definitivo: se i transumanisti dovessero trionfare (come sembra oggi), presto l’homo sapiens verrebbe superato per dare vita a cyborg. Microchip, modem, nuovi sensi, eugenetica, clonazione diventerebbero la nuova realtà. Fino all’ineluttabile estinzione.
E questa è forse la più macroscopica delle contraddizioni del transumanesimo: si promette all’essere umano una vita eterna, quando la regola aurea è che tutto ha un inizio e una fine, il Destino del pianeta terra, del nostro sistema solare e forse anche dell’intero universo è segnato.
Vivere trent’anni o trecento fa una qualche differenza? Se non si riesce a trovare un significato, nessuno. Il significato della vita individuale è qualcosa che ciascuno di noi deve cercare (Antoine de Saint-Exupéry). Non è una banalità, è una straordinaria verità filosofica. E quel significato potrà essere modesto e terreno, alla nostra portata (come fondare una famiglia, crescere figli, perché in fondo l’unico significato apparente della vita è la prosecuzione della vita stessa) oppure grandioso e trascendente (come la ricerca della santità o dell’illuminazione).
L’attualità del pensiero di René Guenon non mi stupisce affatto. Oggi, proprio come un secolo fa, la crisi dell’Occidente è davanti ai nostri occhi. L’uomo medio Occidentale è un materialista del tutto incapace di pensiero trascendente. Se si professa credente, lo fa per abitudine. “Il fatto è che, nelle condizioni intellettuali in cui versa attualmente il mondo occidentale, la metafisica è qualcosa di dimenticato, di generalmente ignorato, di quasi interamente perduto”. Metafisica, al di là della fisica, di tutto ciò che appartiene al mondo sensibile. Tutte le nostre scoperte sul mondo sensibile “…non portano oltre la cerchia delle conoscenze inferiori, accessibili ai sensi”. (Robert Musil, L’uomo senza qualità). La fede nella scienza ci ha indotto in errore, siamo vittime di un equivoco e ora ne paghiamo tutte le tragiche conseguenze.
“Se, come sostiene l’umanesimo, l’uomo è nato solo per essere felice, egli non é nato per morire. Poiché il suo corpo è condannato a morte, il suo compito sulla terra evidentemente deve essere più spirituale: non un totale accaparramento di beni nella vita quotidiana, non la ricerca di modi migliori per ottenere beni materiali e quindi non la spensieratezza con il loro consumo. La vita deve invece essere il compimento di una riflessione costante e seria in modo che il nostro viaggio nel tempo possa essere soprattutto un'esperienza di crescita morale, per diventare esseri umani migliori”.
(Discorso di Harvard, 8 giugno 1978, Alexander Solgenitsin).
E’ ancora possibile arrestare la deriva distopica, fermare il transumanesimo? Le forze messe in campo dai transumanisti malthusiani sono tali da non lasciarci speranza. La mistificazione convince quelli tra di noi che dovrebbero ribellarsi per primi – i più giovani – che la modernità coincida col superamento della condizione umana. Il Superuomo guarderà all’homo sapiens come l’homo sapiens guarda alla scimmia, con disgusto?
Oggi la maggior parte dei giovani sono convinti che tra l’essere umano e l’animale sia preferibile salvare l’animale, il suo habitat, la sua armonia con la natura.
L’uomo che non si percepisca in armonia con la natura è destinato a rifugiarsi nel metaverso, in un altrove artificiale dove sia finalmente possibile superare i vincoli fisici e temporali. A questa ennesima utopia partorita dalla mente umana (che è una promessa di felicità esattamente come tutte le utopie che l’hanno preceduta) qualcuno cerca di opporre il mondo di ieri. Nostalgia del tinello, della famiglia tradizionale, dell’armonia da Mulino Bianco. Pensiero debole, debolissimo. Nei prossimi anni tutto questo sarà spazzato via persino dove miracolosamente resiste.
Io non credo alle utopie, al marxismo che finalmente realizzerà una società umana migliore dopo il crollo del capitalismo, a Trump, a Xi Jinping, a Monsignor Viganò, ai cantori del tempo che fu. Credo – come un vero eroe della dissidenza che mi permetto di chiamare in causa, il Giudice Paolo Sceusa – che la guerra al transumanesimo debba essere combattuta da ciascuno di noi. Una guerra dal cui esito potrebbe dipendere ciascun Destino individuale non può che essere una guerra individuale: chi voglio davvero essere? Questa è la Verità che inizia ad emergere: senza una presa di coscienza individuale non ci potrà essere una ribellione collettiva. E oggi, senza una ribellione collettiva, l’homo sapiens corre un serissimo rischio di essere trasformato in qualcosa di diverso - un essere ibrido in schiavitù nel metaverso - senza neppure accorgersene.
di Alfredo Tocchi, 22 aprile 2023