Cancel culture, modificare un'opera d'arte in nome del politicamente corretto: follia
Rifiuto categoricamente la modifica dei miei scritti, in nome del mio diritto d'autore e a tutela dell'originalità dell'opera artistica
Di norma, non offendo. Detesto gli editoriali urlati, sopra le righe e persino quelli sarcastici. Chi mi conosce sa che non mi autodefinisco scrittore. Ho pubblicato quattro romanzi, una lunghissima raccolta di racconti, più di duecento articoli ma resto un avvocato. Ho vinto un Premio Cesare Pavese e sono stato finalista in altri premi quattro volte. Non mi sono mai lamentato per il trattamento che mi riservano gli editori importanti, tutti schierati dalla parte del nuovo che avanza, impersonato da fluide nullità. Questa premessa - che non interessa a nessuno - non è altro che un’esibizione delle mie credenziali. Se fossi uno scrittore, non sarebbe necessaria. Dunque, io scrivo. Fin dal mio romanzo d’esordio, ho compiuto una scelta precisa: rifiuto l’editing. Nessuno ha il diritto di modificare l’opera di un altro. Ha il diritto di negarne il valore, di denigrarla, ma non di modificarla. Se Edvard Munch fosse stato uno scrittore, il suo Urlo somiglierebbe al disegno di un bambino. Chi è l’arrogante, io o la maestrina con la matita rossa e blu che mi corregge? Bene, vengo al punto: visto che gli scrittori tacciono (sono tutti del PD, staranno festeggiando Elly Schlein), scrivo io: vieto a chicchessia, fosse pure un Maestro, di modificare un mio scritto. Sono politicamente scorretto, scrivo cose volgari e uso termini di strada. Ma nessuno ha il diritto di fare le orecchie all’Urlo di Munch e nessuno ha il diritto di modificare un mio scritto. Non è una questione di valore, è una questione di autenticità. L’unico valore residuo dell’arte contemporanea è la sua originalità: chi non lo comprenda è un ignorante. Difendo il mio preciso diritto di espressione e chiedo ai miei eredi di fare altrettanto. Non ho molto lettori, ma prometto loro di restare l’autore esclusivo dei miei scritti. L’editor si scriva i suoi, se ne è capace. Purtroppo non ne è capace e fa la maestrina. Ma io non sono il suo scolaretto, sono un vecchio avvocato. Molto, molto, molto arrabbiato. Il mondo va a rotoli perché le cose elementari, intuitive come la tutela del diritto d’autore, non vengono comprese da una manica di imbecilli. E nessuno scrittore prende posizione nel timore di perdere i lettori e gli editori del PD, progressisti, dalla parte giusta della Storia. Io di questi progressisti che pontificano e poi assegnano lo Strega a Jonathan Bazzi me ne infischio. Scrivo quello che voglio e chi non è d’accordo se uso un linguaggio volgare non mi legga. Ma non si azzardi a correggermi per farmi fare bella figura in questo presente (o in un futuro) distópico. No, non minaccio querele: so bene che i Giudici sono del PD e non otterrei nulla. Semplicemente disconosco opere mie modificate da terzi. Nel bene e nel male, voglio esserne l’autore esclusivo.