“Raggio di sole", di Hammershøi: qualcosa di più del moderno Vermeer dei paesi scandinavi

Scoperto negli anni 90 del ‘900 ritraeva il pulviscolo dorato illuminato dal raggio di sole che entra dalla finestra

“Raggio di sole" (“Lichtstrahlen”) è stato dipinto olio su tela (70x59cm) nel 1900 da Vilhelm Hammershøi ed oggi si trova alla Galleria Nazionale Danese (Statens Museum for Kunst - SMK) di Copenaghen.

 

Vilhelm Hammershøi (Copenaghen 1864-1916), definito “il poeta del silenzio”, è uno degli enigmi più misteriosi e affascinanti della storia dell’arte. I suoi interni dall’atmosfera ipnotica e sospesa ne fanno un caso pressoché unico. Si rimane incerti se considerarlo un lontano discendente di Johannes Vermeer o un anticipatore di Edward Hopper. Ma nelle sue opere l’eco della linearità borghese del pittore fiammingo del Seicento sembra affievolita, e il silenzio e la solitudine dei suoi personaggi hanno un incanto e un’enigmaticità lontani dalla luce raggelante e dagli sguardi alienati dei quadri del pittore statunitense.

 

Temperamento solitario e riservato, Hammershøi, nato a Copenaghen in una famiglia agiata e colta, decide molto presto di dedicarsi esclusivamente alla pittura e, dopo regolari studi accademici, conduce un’esistenza tranquilla e senza clamori con l’amatissima moglie Ida, sposata nel 1891. 

Tutt'altro che isolato, viaggia ed espone i suoi dipinti nelle maggiori città d’Europa, ammirato da personaggi come Serge Diaghilev (il fondatore dei Balletti Russi), il poeta Rainer Maria Rilke o il regista Carl Theodor Dreyer. 

Pur essendo ben informato sulle ultime tendenze dell’arte contemporanea, rimane sempre fedele alla sua maniera di far pittura, al di fuori di ogni moda e di ogni tentativo di classificazione.

Per la critica dell'epoca, questo danese timido e ombroso deve apparire come un oggetto misterioso: ma come si fa- avranno pensato- nei primi anni del ‘900 a ignorare la maniera di dipingere dei pittori post-impressionisti, con il colore che si decompone e che si frantuma, fin quasi a scomporre il soggetto? Come si fa ad essere così  antiquati?  

In effetti, mentre nel resto d'Europa infuriano i dibattiti e le avanguardie artistiche sognano di cambiare il mondo, Hammershøi continua a dipingere, con il suo stile immutabile, i suoi soggetti preferiti: qualche  paesaggio, la sua famiglia, ma, soprattutto, le stanze della sua casa. 

Stanze vuote o, al massimo, abitate da una figura femminile- la moglie Ida- per lo più vista di spalle.

 

Mentre, all'epoca, gli appartamenti sono sovraccarichi di mobili, di carte da parati, di piante e di ammennicoli di tutti i tipi, i suoi ambienti sono più spogli e depurati possibile, fino a diventare pure geometrie di luce;

"Scelgo un tema per le sue linee- scrive Hammershøi- e solo per ciò che io chiamo il contenuto architettonico di un’immagine". 

La luce per lui è importante, ma non ha bisogno di molto colore "perché- sostiene– meno colori ci sono in un quadro tanto meglio funziona". 

 

In “Raggio di luce” il pulviscolo dorato che entra dalla finestra riempie l'ambiente di una delicata vibrazione.

 

La riscoperta di Hammershøi avverrà solo negli anni '90 del Novecento. 

Di Giovanni Conticelli