Avatar 2, esce domani "The Way of Water": sequel epico o buco nell'acqua?
Il primo Avatar, di James Cameron, fu tra i maggiori record di incassi di sempre: riuscirà "La via dell'acqua" a replicare questo risultato senza l'hype del 3d?
Difficile ricordare un film che ha sollevato un fanatismo incredibile, al momento della sua uscita, salvo poi essere completamente dimenticato pochi mesi dopo (non siete d'accordo? Provate a ricordare il nome di uno qualsiasi dei protagonisti...) come Avatar, colosso da 3 miliardi di incassi del grande James Cameron. L'entusiasmo iniziale era infatti dovuto soprattutto alla curiosità verso la tecnologia 3D, di cui Avatar fu la massima espressione, e non alla trama (che è un ripoff di Pocahontas) o ai personaggi. Ciononostante, Cameron ci riprova dopo ben 13 anni dopo, resuscitando un setting che molti già davano per molto e sepolto. Tra piani di 5 sequel e promesse di tecnologie innovative, il regista vuole portarci soprattutto negli oceani del pianeta selvaggio di Pandora.
Avatar 2: seguito epico o "buco nell'acqua"?
Una pausa lunghissima, quella dei tredici anni che ci separano dal primo viaggio su Pandora, il pianeta dominato dallo splendore della natura selvaggia e popolata dai saggi Na'vi, originale incrocio tra i puffi e gli indiani d'America. Cameron aveva annunciato un sequel già nel 2010, ma il piano era affondato (gioco di parole intenzionale) a causa di due paturnie di Cameron: la prima la cura certosina nelle riprese (in particolare il desiderio di girare le sequenze "oceaniche" in veri ambienti subacquei), la seconda l'ossessione di avere già una storia completa, che includesse i numerosissimi sequel che Cameron aveva già in mente. Dalla data iniziale (il 2015), il sequel è slittato di anno in anno fino a domani.
La stampa specializzata, che ha potuto vedere il film in anteprima, si è già slanciata a parlare di capolavoro: pare che gli stessi collaboratori di Cameron fossero impressionati dalla qualità e dal dettaglio dello script iniziale (un bestione di più di cento pagine).
Il primo Avatar era un film spiccatamente ecologista - descrive la vicenda del soldato paraplegico Jake Sully, che si unisce agli aborigeni di Pandora Na'vi nella lotta contro gli umani colonizzatori e sfruttatori - ed è certamente interessante che Cameron voglia incentrare il film su un ecosistema diverso - non più la foresta pluviale, bensì la flora e fauna degli oceani pandoriani. Tuttavia, rischia di essere minato dagli stessi difetti dell'originale.
I talloni d'Achille del primo Avatar erano, in ordine, una trama già vista, l'assenza di personaggi memorabili e una retorica decisamente troppo naive. La vicenda era del tutto priva di ambiguità morale, e per questo eccezionalmente priva di fascino. I punti di forza erano (e sono) un aspetto visuale curato nei minimi dettagli, con paesaggi sconvolgenti e meravigliosamente dettagliati che colpirono fortemente l'immaginazione degli spettatori. I media (senz'altro astutamente manipolati da Cameron, che in questo è abile quanto lo è come regista) riportavano storie di individui "depressi dall'inesistenza di Pandora", o addirittura di vicende di suicidi. Tuttavia, qualche anno dopo, Avatar era completamente sparito dall'immaginario comune: questo perché l'ambientazione, di fatto, non era abbastanza complessa o sofisticata da indurre la creazione di sequel, videogame o quant'altro: era solo bella. Per questo non riuscì a esercitare lo stesso fascino immortale di opere come Star Wars (che si espandono come funghi di anno in anno) o altri classici della fantascienza.
Se Cameron ha compreso gli errori del suo primo tentativo, dovrà puntare proprio a questo: costruire un mondo coerente e complesso che funzioni oltre alla retorica dell'ambientalismo facilone, più chiaroscurale e meno macchiettistico.