L’imprenditore Carlo Pellegrini: “Cultura e lavoro sono le basi della nostra Italia. Prioritario riformare il reddito di cittadinanza”

Lo storico amministratore delegato di Caffè Greco a Roma racconta a Il Giornale d’Italia il delicato momento, tra caro bolletta e scarsità di personale. Ma invoglia anche a credere nei “gioielli culturali” italiani

Carlo Pellegrini, classe 1957, è nato a Roma da papà Generale A.M. metereologica e mamma insegnante di lettere. Laurea in Ingegneria Meccanica Energetica con lode, nel biennio 1983-84 è ricercatore all'Università de L'Aquila, di Roma e all'ENEA. Nel periodo 1984-92 è analista d'Impresa presso AGENI (Agenzia dell'ENI per lo Sviluppo). Dal 1992 al 1999 è imprenditore e licenziatario in esclusiva del marchio Jorky-Ball, mentre dal 2000 al 2019 è ad di Antico Caffè Greco srl, per poi diventarne Presidente.

Caffè Greco è un locale storico e culturale di Roma ma realtà come queste stanno sparendo in tutta Italia. Perché?

«Purtroppo viviamo in un periodo dove si tende a correre e a consumare tutto. La cultura, la storia, le tradizioni sono spesso messe da parte in una sincopata vita dedicata alla superficialità. Il Caffè Greco, così come tanti altri luoghi, che potremmo definire istituzioni del "buon senso della vita", deve oggi combattere per la sua sopravvivenza. Stiamo però dalla parte giusta. Di questo ne siamo felicemente consapevoli.»

 

Il covid e il caro bollette, quanto hanno inciso e stanno incidendo sul vostro esercizio?

«Il periodo è doppiamente difficile, stavamo uscendo da questa crisi causata dalle misure restrittive che hanno colpito più pesantemente alcune categorie produttive, pubblici esercizi, palestre, spettacolo, ed i loro lavoratori. Infatti, per i soggetti più deboli i "ristori" hanno coperto solo in minima parte le perdite subíte. Detto questo, siamo ancora qui, a dare cultura e servizio ad una utenza nazionale ed estera, che ama frequentare uno dei gioielli della Capitale.»

 

La ricerca del personale è un altro tema caldo. Il lockdown ha abituato le persone a stare in casa o il reddito di cittadinanza ha le sue colpe?

«l lavoro è la risorsa fondamentale, e deve essere adeguatamente retribuito e valorizzato, questa è stata la dottrina che abbiamo da sempre scelto per il Caffè Greco e che ci permettiamo di indicare come bussola anche per il nostro Paese. Partendo da questo presupposto, credo che le fasce fragili, gli invalidi, chi non riesce più a trovare lavoro, debbano esser adeguatamente sostenuti. È impensabile che un invalido grave riceva un assegno di mantenimento indegno di un Paese Civile, decisamente inferiore a quello percepito da un baldo giovane che spesso, ne abbiamo conferma quotidianamente, non sembra molto intenzionato ad affrontare i normali sacrifici che il lavoro comporta. Quindi, va bene il RdC come sano principio, per arginare fenomeni di sfruttamento e per fornire supporto a chi si trova in reale difficoltà. Ma vanno radicalmente modificate alcune modalità tecniche che snaturano lo strumento. Se questo dibattito in atto servirà a riequilibrare il mercato del lavoro, stimolando retribuzioni più consone al costo della vita, ben venga. Naturalmente, lo Stato dovrebbe fare la sua parte, riducendo la tassazione sul lavoro. Poi, va detto, che indubbiamente il lockdown ha modificato sensibilmente, per molti, le abitudini: meno pizza con gli amici più divano e payTV. Fortunato chi se lo può permettere...»

 

Come Caffè Greco, cosa chiedete al prossimo Governo? Ma soprattutto, cosa vorreste dire al precedente?

«Pensate al lavoro, alla gente che vive del proprio lavoro. Troppa finanza, troppi algoritmi, più umanità. Speravamo di vedere una maggiore attenzione al mondo del lavoro, sia verso le piccole imprese che verso i lavoratori, da parte dei precedenti Governi. Vedremo cosa farà il nuovo Governo che, nonostante il forte astensionismo, indubbiamente gode di una forte legittimazione popolare e avrà quindi la possibilità di governare con efficacia.»

 

Oggi, “restate in piedi” per lo storico marchio, i servizi e la qualità. Ci parli di tutte e tre queste caratteristiche.

«Il Caffé Greco come Lei ha giustamente detto, ha le spalle più forti, e può resistere all'attacco delle avversità che stanno colpendo le piccole imprese. La clientela straniera aiuta, "diluendo" la crisi su una platea internazionale, mediamente meno colpita rispetto alla clientela nazional. I servizi di alto livello, ai quali puntiamo senza se e senza ma, indubbiamente aiutano, consentendoci un collocamento su una fascia di mercato meno sensibile alla crisi. Per noi la qualità è tutto, intesa anche come genuinità, materie prime eccellenti e quant'altro. Anche se questo comporta costi aziendali superiori, sul lungo periodo si è rivelata la formula vincente, adottata con decisione da quando acquistammo l'azienda nel 2000. Molto importante è l'equilibrio fra tradizione ed innovazione. Qualcuno ha detto: "la Tradizione è una Innovazione ben riuscita". Bene, potremmo adottarlo come nostro motto aziendale. Il "marchio" nel nostro caso si identifica con la identità storica e culturale del Caffè Greco. Tutela Pubblica del Bene Culturale che si intreccia con la Tutela Privatistica del Marchio. Infatti, la Storicità, gli Arredi ed i Cimeli Storici, le Opere d'Arte, vanno considerati alla stregua di veri e propri assets aziendali, che creano valore aggiunto. Per tornare alla Sua domanda, c'è un “bilancio” aggiuntivo che al di là delle quantificazioni analitiche, aiuta indiscutibilmente. Ed è per questo che il Caffè Greco, nei secoli, di periodi bui, ne ha superati di ben peggiori.»

 

Cosa offre Caffè Greco che gli altri locali non danno?

«Il Caffè Greco è un Bene Culturale singolare. Infatti, il Decreto di Tutela del 1953, presenta dei caratteri assolutamente innovativi. Introduce infatti, la tutela ante-litteram di un Bene Culturale Immateriale, tutela questa esplicitamente introdotta poi, ben 50 anni dopo, con la Convenzione UNESCO del 2003. Il decreto del '53 tutela infatti, non solo e non prevalentemente le opere d'arte, i cimeli storici e gli arredi storici né, tantomeno l'immobile, privo di alcun pregio architettonico, avente la mera funzione di contenitore del Bene Culturale Caffè Greco. Il decreto tutela infatti, dandone il massimo risalto, la frequentazione stessa del Caffè Greco, perdurante da oltre 200 anni, oggi divenuti oltre 260. Il Caffè Greco quindi Bene Culturale da tutelare in quanto Convivio Culturale, sia nel senso più stretto di Cenacolo di Artisti, sia nel significato conseguenziale, ma forse anche più importante, di luogo di attrazione per chi, più semplicemente, ama l'Arte in tutte le sue espressioni. "Turismo Culturale" se così lo vogliamo chiamare, che trae le proprie radici nel "Grand Tour", il viaggio che ogni giovane di cultura, europeo e non solo, doveva necessariamente intraprendere. Il "Viaggio in Italia" che così profondamente ha caratterizzato quella profonda Identità Europea che sarebbe auspicabile venisse colta dai distratti burocrati UE.»

 

Perché il suo locale è così tanto amato a Roma, in Italia e nel mondo?

«Perché è il Caffè Greco. Unico e irripetibile. La storia, la cultura, anche un certo habitat fatto di pareti, quadri, sculture e cimeli che si amalgamano sapientemente, con gente che arriva da tutto il mondo. E tutto avviene in uno spontaneo spirito di "Pubblica Fruizione" di un Bene Culturale, che pur essendo una Proprietà Privata, viene di fatto percepito come un Bene Comune, come casa propria. Certo è che se finisse in mano ad una qualche griffes un po' spregiudicata, come purtroppo già avvenuto per altre realtà storiche, la magia svanirebbe.»