Saviano definisce "bastarda" Meloni ma per Michela Murgia la sua “è cultura”: strani scrittori si rifugiano negli insulti

La doppia morale di sinistra è immutabile: a parità di epiteti, prevede il salvacodotto per sé e le punizioni per la plebe. Ma cosa c'è che non va con questa gente ossessionata dalle “destre”, dai “fascismi”, che non sa pensare ad altro che a “dove va la sinistra, cosa è la sinistra, come si chiama la sinistra”, 24 ore al giorno, 365 giorni all'anno, senza un attimo di umanissima tregua?

Lo scrittore Saviano, a corto di parole, definisce “bastarda” Giorgia Meloni e finisce a processo: gli dà man forte la collega, ingombrante ma in minore, Michela Murgia: quella di Saviano “è cultura”, altro che diffamazione. Saviano, insomma, dice la verità e andrebbe premiato. Murgia, una che si agita molto, è l'ideologa della matria al posto della patria, la teorica del matriarcato, che però c'era già nell'India preistorica, l'inventora della schwa che sarebbe una vocale scritta alla rovescia: siamo alla creatività a livelli leonardeschi, e questa ultrasimpatica è pure vestale del femminino armato, se ti azzardi a dire che i suoi libri non ti impressionano ti seppellisce sotto gragnuole di improperi, è sessista, misogino, razzista, stupratore della cultura: la stessa che si produce dando di bastarda a Meloni.

Gli argomenti di Murgia, che non è un treno ma si comporta come tale, sono freudiani: Saviano è “uno scrittore internazionale”, e già ci senti il classismo di sinistra, oltre al complesso di Biancaneve, il vorrei ma non posso di chi sogna altri altari. Diceva il vecchio Mike Bongiorno: “A lei bacio la mano perché è una contessa”. A Saviano si deve baciare il cranio a cuneo, a ogiva di missile. C'è questa curiosa percezione, anche autopercezione, del sé a dimensione intellettuale: io posso, tu, plebe di merda, devi. Che in soldoni è il medesimo approccio di due anni e mezzo di pandemia.

Portare a processo uno “scrittore internazionale” che ti dà della bastarda o della mignotta sarebbe il tipico esercizio censorio fascistoide; anche la sempre più fuori controllo Rula Jeabral non rinuncia a farci e soprattutto farsi male, e produce una quantità industriale deliri situazionisti: “le destre” la minacciano di morte, Tommaso Cerno è un fascista omofobo misogino che la vuole morta (poi cancella, in un rigurgito di lucidità, ma Cerno la infilza), lei è l'informazione libera, indifesa, emblema di quei 57 giornalisti italiani sotto scorta perché qui vige il nazifascismo. Un momento, Rula, un momento, non hai neanche un argomento: qui da 10 anni comanda un regime cattocomunista eurobancario, avallato da un presidente cattocomunista, che ha via via cancellato praticamente tutte le libertà democratiche, garantite dalla Costituzione: nessuno scontro, nessun attentato, gli italiani hanno subito tutto, s'è agitato qualche portuale stanco di scaricare, che preferiva una carriera canora: “la gente come noi non muore mai”: gli hanno scaricato addosso gli idranti, lui s'è messo a piangere, poi s'è candidato in una lista votata a sicuro suicidio. Per il resto, bottegai, industriali, povericristi, tutti a testa bassa a subire l'impensabile, ciò che ha spinto la stampa mondiale a parlare di “esperimento sociale italiano”. Pienamente riuscito, va detto.

E comandava il centrosinistra, comandava quel PD contro cui le Murgia, i Saviano, le Rula non fiatano, al massimo eccepiscono che “non è abbastanza di sinistra”, ma così, all'acqua di rose, che c'è la democrazia degli ingaggi da difendere. E i 57 giornalisti blindati, sulla base di quelle astruse classifiche sulla libertà di stampa che piace tanto citare, ma realizzate con logiche a metà tra l'ideologico e l'algoritmico, rischiano, se mai, a causa delle forme di criminalità organizzata. Perfino Jeabral lo sa, ma butta tutto in vacca per tirare acqua al suo mulino. Un gioco che le è convenuto per anni, come a Saviano, ma che non funziona più: si è o la hanno fiondata a scatenare un attacco scomposto alla solita Meloni, insolentita e diffamata nel modo più triviale e distorto (si faceva credere che la Meloni fosse in ottimi rapporti con un padre tuttora narcotrafficante, quando lo stesso è deceduto oltre 20 anni fa nell'indifferenza della figlia, che in pratica non ci ha mai avuto a che fare). Si aspettava, forse, nuove ospitate o incarichi: l'hanno scaricata tutti, secondo la legge comunista dell'utile idiota. E lei insiste con un livore autodistruttivo.

C'è qualcosa in questa genia che ha dell'anormale, del non comune: da dove deriva tanta rabbia cieca, tanta smania di farla clamorosamente fuori da ogni vaso? Possibile non pensino mai ad altro? Possibile che in cima, e anche al fondo, dei pensieri di questi qui siano sempre le solite seghe patologiche del dove va la sinistra, cosa è la sinistra, come si chiama la sinistra, da chi riparte la sinistra?

Un tale in fama di umorista, certo Bottura, in televisione non trova di meglio da dire che Meloni, sempre lei, manda nel mondo un ministro degli Esteri che si chiama Adolfo [Urso]. Insomma un nazista. Dovrebbe far ridere? Questo Bottura a occhio avrà una sessantina 60 anni: perchè non crescono? Chi glielo fa fare di intristirsi (e intristire) così? Lo capisce, questa strana gente, che più insiste e più demolisce quello che resta di una sinistra al di là di ogni crisi? Saviano, milionario con appartamento americano su Central Park, ha ottenuto i ristori di governo per il Covid insieme ad altri privilegiati, tra questi Chiara Ferragni detta “imprenditrice digitale” perché reclamizza bottigliette d'acqua, ciabattine cinesi o semplicemente le sue chiappe. Ristori che ristorano i superricchi, che il governo di sinistra ha concesso ai suoi lacché di sinistra sottraendoli ai poveracci, barboni o “bastardi”, di sinistra o meno, che chiudono l'attività o perdono la casa per mille euro. C'è qualcosa di cui davvero ridere, sia pure amaro, amarissimo: le facce strafottenti, dei compagni onorevoli Fratoianni e signora, 32mila euro al mesi in due; la compagna di Saviano, la cantante in disgrazia Meg che da giovane frequentava i centri sociali e il gruppo anarco-insurrezionalista napoletano 99 Posse. Poi si è trovata un appartamento in Roma centro di 120 metriquadri, supersorvegliato. Questi sono i paleomarxisti che rimpiangono Draghi, incassano i ristori e dicono che il governo Meloni è un regime di maiali anche se ancora non c'è. Cosa c'è che non va con questa gente?