Henry Moore in Florence, le opere del grande scultore inglese tornano nel capoluogo toscano

A cinquant’anni di distanza dalla mostra al Forte Belvedere del 1972, Henry Moore torna a Firenze 16 settembre 2022 – 31 marzo 2023. Il capoluogo toscano rende omaggio al maestro inglese con un progetto realizzato grazie alla collaborazione con la Henry Moore Foundation e la Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze.

Henry Moore in Florence, curata da Sebastiano Barassi, Head of Collections and Programmes della Henry Moore Foundation e da Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento, presenta due opere monumentali, rintracciate all’interno della grande produzione scultorea di Henry Moore (Castleford, 1898 – Perry Green 1986). Dal 16 settembre 2022 al 31 marzo 2023Large Interior Forme Family Groupsaranno esposte rispettivamente in due luoghi simbolo della città: Piazza della Signoria ed eccezionalmente sul Sagrato dell’Abbazia di San Miniato al Monte, in dialogo con il patrimonio storico-artistico di Firenze. La mostra si aggiunge a quelle già realizzate negli anni precedenti che hanno visto l’arte contemporanea dialogare con i grandi monumenti di Piazza della Signoria, come quelle di JanFabre e Jeff Koons, UrsFisher e Francesco Vezzoli. Una linea curatoriale che con coraggio ha cambiato radicalmente il rapporto tra Firenze e il linguaggio moderno, aprendo la strada a un rinnovamento di prospettivee la porta ad altre iniziative di carattere internazionale. La mostra sancisce anche una rinnovata collaborazione con la BIAF - Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze.         

“A cinquant’anni dalla grande retrospettiva che la città dedicò al grande artista inglese al Forte di Belvedere, Moore continua a sorprenderci e noi continuiamo ad omaggiarlo e a trovare nuove idee per continuare a mostrare le sue opere” afferma Dario Nardella, Sindaco di Firenze. “Dopo quell’appuntamento epocale Moore è tornato in città più volte con varie e amate opere, l’ultima con l’esposizione del suo Guerriero conscudo a Palazzo Vecchio. Adesso lo incontreremo in varie parti della città, a partire dal suo cuore civico e simbolico quale è piazza della Signoria, fino a uno dei luoghi maggiormente rappresentativi della spiritualità come la Basilica di San Miniato al Monte. Una mostra che continua dunque quella ricerca di sperimentazione, congiunzione tra antico e contemporaneo, inserita in un racconto di una città viva e pulsante, ovviamente a partire dalla sua immane eredità secolare, e che ci farà riscoprire un legame con lo scultore mai sopito”.       

“Henry Moore ‘torna’ a Firenze, con due opere monumentali ubicate in luoghi simbolo” aggiunge Alessia Bettini, Vicesindaca e Assessora alla Cultura. “Di nuovo possiamo ammirare il lavoro di uno scultore che con la nostra città ha sempre avuto un rapporto speciale, a partire dalla mostra al Forte Belvedere del 1972 che ha lasciato un segno indelebile nello scenario artistico nazionale e internazionale. Osservare i lavori di Moore in queste collocazioni così particolari, in un ‘dialogo’ con l’arte e l’architettura della nostra città, è un’esperienza unica e straordinaria”.

“La Fondazione Henry Moore è onorata di portare a Firenze due delle più note opere dello scultore nell’ambito delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario della influente, e da lui amatissima, mostra al Forte Belvedere” dichiara Sebastiano Barassi, Head of Collections & Programmes della Henry Moore Foundation. “Firenze e la Toscana ebbero un ruolo fondamentale per Moore, tanto dal punto di vista artistico che da quello umano. La mostra del 1972 fu l’apogeo del suo amore per la città e per la sua arte, Michelangelo e Masaccio in particolare, e del suo stretto rapporto con il mondo artistico ed intellettuale toscano dell’epoca. Ci auguriamo che per Firenze ritrovare le opere di Moore in luoghi così significativi riaccenderà tra chi la visitò i ricordi della mostra del 1972 e inviterà nuove generazioni ad apprezzare l’arte di uno dei più grandi maestri della scultura moderna”.

“La Biennale con il Comune di Firenze, ha portato dal 2015 grandi artisti a Firenze, da Jeff Koons a Urs Fisher” spiega Fabrizio Moretti, Segretario Generale della BIAF – Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze. “Questo anno, il Museo Novecento, guidato da Sergio Risaliti, abbellirà piazza della Signoria con dei capolavori di Henry Moore, ricordando la grande mostra del 1972 del celebre artista inglese. Le contaminazioni di arte moderna/contemporanea, se fatte con criterio, sono un momento per riflettere e per capire”.

Quella tra Henry Moore e l’Italia è una relazione che si consolidò nell’arco dei decenni a partire dalla rivelazione giovanile dei maestri del Rinascimento italiano e dei primitivi toscani, passando per le partecipazioni alle Biennali di Venezia, il Gran Premio Internazionale per la Scultura del ’48, i soggiorni in Versilia dagli anni ’50 e le grandi mostre organizzate a Roma, Spoleto e Firenze negli anni ’60 e ’70, che ne consacrarono la fama agli occhi del pubblico nostrano.

Il viaggio studio compiuto nel 1925 tra la Francia, l’Italia e la Germania segnò l’inizio di questo lungo rapporto e rappresenterà per Moore una sorta di rivelazione: l’osservazione dal vivo dei capolavori dei maestri toscani del Trecento e del Quattrocento lo accompagneranno a lungo e guideranno la sua formazione artistica insieme allo studio della scultura primitivista ed extraeuropea scoperta al British Museum di Londra, delle avanguardie storiche, di Brancusi e Picasso. Nelle due opere Family Group e Large Interior Form ricorrono due soggetti cari all’artista, che furono carattere distintivo di tutta la sua opera: la figura umana e l’esercizio della forma tra pieni e vuoti.          

Henry Moore iniziò a sviluppare Family Group nel 1934, quando l'architetto Walter Gropius gli chiese di realizzare una scultura per una nuova scuola. L'opera fu completata solo dopo la seconda guerra mondiale, a cavallo tra il 1948-49, quando fu installata presso la Barclay School di Stevenage, in Inghilterra. Fu la prima scultura a grandezza naturale dell’artista ad essere fusa in bronzo. Nel dopoguerra, quando un'ondata di ricostruzione si impadronì della Gran Bretagna, a Moore fu chiesto di realizzare numerose sculture pubbliche. L’interesse per la figura umana, divenuto centrale in larga parte della sua produzione, fu maturato in seguito ai tragici eventi bellici che avevano sconvolto il mondo, con la volontà di contrastare gli effetti disumanizzanti della guerra. Family Group - ispirata metaforicamente dalla nascita nel 1946 dell'unica figlia dell'artista, Mary - ritrae un nucleo familiare idealizzato, in cui due adulti si rispecchiano l’uno nell’altro mentre l’infante, perno della composizione, li lega formando un nodo centrale. Oggi questo magnifico gruppo è accolto eccezionalmente in un luogo simbolo di Firenze, il Sagrato dell’Abbazia di San Miniato al Monte, che dall’alto domina la città.

“Oggi abbiamo il privilegio di accostare temporaneamente a quella mirabile Porta Coeli romanica che è San Miniato al Monte un’opera di Henry Moore, il celeberrimo Family Group, originariamente realizzato dall’artista per una scuola britannica” dichiara Padre Bernardo, Abate di San Miniato al Monte.“Questa volta, dunque, sono le forme squadrate con triplice taglio dell’architettura trinitaria della nostra facciata di marmo bianco e verde ad ospitare una bronzea rappresentazione di archetipale eloquenza della famiglia, «scuola di arricchimento umano», come la definisce, con saggia e ispirata intensità, il Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes. Con un accorato auspicio: che questa meravigliosa scultura, così capace di celebrare con silenziosa efficacia l’intreccio generativo di quelle domestiche e delicate relazioni innervate dalla reciprocità, dalla fecondità e dalla fedeltà, propizi in tutti noi, col magistero della bellezza, l’intuizione che senza una vera scuola del dialogo, del desiderio e della pazienza le nuove generazioni troveranno sempre meno affidabili ragioni per sentirsi corresponsabili di un bene comune che non potrà non riguardare l’intera famiglia umana, quella che salendo su questa collina da ogni angolo del mondo troverà, presso la nostra basilica e fino alla prossima primavera, un dono e un’occasione in più per specchiarsi nella consapevolezza della propria dignità e della sua conseguente missione, ora più che mai davvero universale, di pace, di giustizia e di speranza”.

Pochi anni più tardi, Moore cominciò a lavorare su un altro tema, il contrasto tra il pieno e il vuoto. Con Large Interior Form(1953-54) l’artista indaga a livello formale le relazioni scultoree, presentando una forma entro l'altra. La scultura, infatti, vide la luce come "forma interna" di un’opera più grande, Large Upright Internal/External Form, dello stesso anno. Come faceva spesso, Moore prese una porzione di un'opera esistente e la usò come punto di partenza per sviluppare una nuova idea scultorea. La presenza di grandi forme aperte sottolinea la tridimensionalità organica, suggestione derivatagli da alcuni ciottoli trovati in riva al mare. La torsione e l'asimmetria della forma eretta ricordano il contrapposto della scultura classica, un'eco forse della grande influenza che l'arte rinascimentale ebbe su Moore nel corso della sua carriera. Ed è proprio con la grande tradizione scultorea fiorentina che dialoga, oggi, Large Interior Form, posta in un punto privilegiato di Piazza della Signoria a Firenze.

“Dopo la grande mostra dedicata a Henry Moore dal Museo Novecento nel 2021, continuiamo nella celebrazione di uno dei maggiori artisti del XX secolo, protagonista di una mostra indimenticabile al Forte Belvedere 50 anni orsono” dichiara Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento. “Piazza della Signoria accoglie Large Interior Form, una scultura in bronzo di forme astratte che però innesca un dialogo assai sofisticato con i grandi monumenti della piazza, in particolare con il Ratto delle Sabine di Giambologna. Altresì è un fatto storico il legame precipuo di Moore con Michelangelo e con quelle forme serpentinate che furono un segno di riconoscimento delle sue più alate invenzioni. Eccezionalmente, poi, è stato collocato sul Sagrato di San Miniato al Monte il gruppo dedicato alla famiglia, Family Group appunto, uno dei temi più cari allo scultore inglese. E da questo Sagrato risuona un messaggio universale umanissimo che si carica di una tensione spirituale addossato alle forme pure di una delle chiese più belle al mondo. Ringrazio per questa accoglienza così preziosa Padre Bernardo, Abate dell’Abbazia di San Miniato. Ringrazio inoltre il Sindaco Dario Nardella e la Vicesindaca e Assessora alla Cultura Alessia Bettini con i quali abbiamo tessuto questo straordinario progetto”.       

HENRY MOORE IN FLORENCE

A cura di Sebastiano Barassi e Sergio Risaliti

Piazza della Signoria e Sagrato dell’Abbazia di San Miniato al Monte 
16 settembre 2022 – 31 marzo 2023