Mattias Desmet con il libro "Psicologia del totalitarismo" si candida a essere il pensatore di noi dissidenti
L’ideologia di fondo, il vero nemico, è che il transumanesimo possa portare l’homo sapiens a un nuovo stadio dell’evoluzione, che la fusione tra l’uomo e la macchina possa dare inizio a un’era di felicità terrena.
SCRITTI PANDEMICI - Ho ascoltato con attenzione l’intervista al Professor Mattias Desmet
Se Yuval Noah Harari è il pensatore di riferimento dei transumanisti, col suo libro Psicologia del totalitarismo (Ed. La linea) Mattias Desmet si candida a essere il pensatore di noi dissidenti.
Il motivo per cui le persone continuano a credere a una narrazione palesemente falsa, è che questa narrazione è il nuovo collante della società, grazie al quale le persone si sentono di nuovo parte del corpo sociale. Vive, utili in quanto unite da uno scopo comune, compatte contro i dissidenti, percepiti come pericolosi traditori della società, in una cieca e demente personificazione del pericolo.
Questo risultato è stato raggiunto utilizzando strumenti e meccanismi ben noti ai sociologi: la segregazione sociale, l’identificazione di un pericolo comune, l’amplificazione della paura, la costante propaganda dei media che ha ripetuto che si poteva ritornare alla normalità unicamente grazie a misure fortemente limitative delle libertà individuali, giustificate dal bene collettivo. Nel frattempo, la perdita di significato della vita, ridotta a una reclusione domiciliare, la sensazione diffusa di non essere più artefici del proprio destino, dato che un avvocato non eletto ha potuto privare chiunque dei propri diritti individuali (Costituzionali) con un semplice decreto del Presidente del Consiglio.
Tutto questo, fa parte di un disegno di cambiamento della società, quel Great Reset teorizzato dal Professor Klaus Schwab del Forum di Davos.
“La fusione nella massa è un temporaneo sonno dell’io” (Sigmund Freud). Questo sonno dell’io è uno stato di ipnosi, in cui la mente della persona ipnotizzata non è in grado di considerare altro che i pensieri indotti dall’ipnotizzatore.
Sotto ipnosi, non si è più in grado di distinguere le informazioni false da quelle vere. Nel totalitarismo, l’aspetto più preoccupante è che l’ipnotizzatore è egli stesso sotto ipnosi: crede alla propria versione della storia, sia essa la superiorità del proletariato come nel caso di Stalin, la superiorità della razza ariana come nel caso di Hitler o la superiorità dei vaccinati nel caso di Sergio Mattarella. Non cito a caso il Presidente della Repubblica, che è il primo responsabile di ciò che sta accadendo nel nostro Paese.
Tuttavia, l’ideologia di fondo, il vero nemico, è che il transumanesimo possa portare l’homo sapiens a un nuovo stadio dell’evoluzione, che la fusione tra l’uomo e la macchina possa dare inizio a un’era di felicità terrena. Come tutte le peggiori ideologie della storia, anche questa è un’assurda utopia nata dalle menti dei tecnocrati, un frutto marcescente dell’empirismo. La Professoressa Elena Postigo Solana, un’altra studiosa che noi dissidenti dovremmo leggere con attenzione, ha scritto: “F. Fukuyama ha definito il Transumanesimo come “una delle idee più pericolose del mondo” poiché essa altera la natura umana e il concetto di totale uguaglianza tra tutti gli esseri umani, fondamento di ogni società democratica. Anche J. Habermas ha criticato la teoria e i presupposti del Transumanesimo e dell’enhancement in quanto essi eliminerebbero la possibilità di autonomia morale dell’individuo umano, poiché questa sarebbe sottomessa ad interessi sociali, politici o economici. A nostro avviso, la problematicità di questa teoria risiede in primo luogo nei suoi presupposti antropologici, assunti come veri e assoluti, ed invece assai discutibili e, di fatto, non universalmente riconosciuti. Enunceremo di seguito i più rilevanti, proponendone una analisi critica. In primo luogo si pone il concetto di natura umana e dell’uomo ridotto a pura materia: gli autori che portano avanti questa teoria, per lo più derivanti dalla tradizione anglosassone, e in molti casi prescindendo completamente dal contributo del pensiero classico (si pensi, ad esempio, ad Aristotele, Tommaso d’Aquino o Immanuel Kant), così come da autori contemporanei che ad essi si ispirano (R. Spaemann, A. MacIntyre, M. Nussbaum, ecc.), il cui apporto teorico viene rifiutato in base a pregiudizi infondati e, soprattutto, senza il supporto critico delle teorie stesse, che vengono anzi qualificate come vuote, astratte e prive di senso pratico (una sorta di fallacia ad hominem, poiché vengono squalificate senza argomenti). In tal modo, assumendo soltanto la filosofia moderna, in particolare quella ispirata a Hume, all’empirismo e al neoempirismo derivato dalle sue teorie (si tratta di una assunzione del tutto acritica, priva del confronto con altre teorie), questi autori affermano che ens est percipi e che quindi “uomo” è soltanto ciò che percepisce, la realtà materiale, corpo, struttura, senza considerare la sua potenzialità, la sua finalità intrinseca o la possibilità dell’esistenza di qualcosa d’immateriale. L’uomo è materia. Si produce così il primo riduzionismo biologicista che, unito alla considerazione della cosiddetta “fallacia naturalistica”, stabilisce l’impossibilità di un’etica che possa scaturire dalla natura umana (finalizzata e razionale) e i fini vengono o scelti autonomamente dalla razionalità della persona o in base a criteri estrinseci di utilità pragmatica.”
Tuttavia, nel suo stato di ipnosi, la massa non sa neppure che il fine ultimo dell’ipnotizzatore è condurla al transumanesimo. Focalizzata unicamente su un singolo obbiettivo alla volta, convinta che l’appartenenza alla massa sia sacra e che ogni dissidente sia un nemico da annientare con qualunque mezzo (qualcuno ha invocato Trattamenti Sanitari Obbligatori, altri la chiusura in campi di concentramento, altri ancora la confisca dei beni), la massa è compatta, ottusa e refrattaria a ogni invito alla ragione. Al punto in cui siamo, è già scattato il meccanismo secondo il quale nell’antichità si facevano sacrifici umani, si uccidevano ritualmente – per il bene comune della massa – esseri umani innocenti. Non sono forse esseri umani innocenti i tanti giovani uccisi da un “malore improvviso” indotto dalla vaccinazione? La barbarie è tornata grazie a questo stato indotto di ipnosi, nel quale, pur di sconfiggere il nemico, la massa calpesta i diritti di persone innocenti, senza un minimo di riflessione, di obiettività, di compassione.
“La massa per me non è altro che un gregge di pecore, finché non è organizzata. Non sono affatto contro di essa. Soltanto nego che essa possa governarsi da sé. Ma se la si conduce, bisogna reggerla con due redini: entusiasmo e interesse. Chi si serve solo di uno dei due, corre pericolo. La massa ama gli uomini forti, la massa è donna.” (Benito Mussolini).
“La massa ha la preconcetta sensazione che vi siano forze che tendono a distruggerla.” (Elias Canetti, Massa e potere). Questo preconcetto fa sì che il maggior elemento aggregante di ogni comunità umana sia la paura. Freud aveva colto nel giusto, affermando che “la fusione dell’individuo nella massa è una regressione, una sconfitta della razionalità, un temporaneo sonno dell’io”. Tutte le sere assistiamo al triste spettacolo di un’informazione che porta nelle nostre case commentatori in balia di un temporaneo sonno dell’io, invasati, scalmanati che si mettono in mostra per riguadagnare quella visibilità individuale che intuiscono di avere perso per il fatto stesso di essere semplicemente uno dei tanti nella massa.
Esiste un limite invalicabile oltre il quale il mantenimento di una forma di governo democratica, in assenza di una sostanza democratica, fa scivolare una Nazione nel baratro dello scontro civile.
Siamo scivolati nel totalitarismo perché la maggioranza delle persone è stata ipnotizzata. Per mantenere questo stato d’ipnosi, occorre mantenere “l’entusiasmo e l’interesse”, sostituendo il nemico da combattere: nuovo nemico, nuovo collante che aggrega la massa.
Nella massa, emerge il più scalmanato, il peggiore, l’essere umano spregevole, deteriore, il vigliacco. Finalmente trova un nemico da combattere.
Umanità senza più caratteristiche umane. Il presente è distopico e terrificante, almeno per noi resistenti. Noi, perfettamente lucidi, refrattari all’ipnosi, non riusciamo a comprendere questa barbarie. Anche noi abbiamo sofferto per la segregazione sociale, anche noi abbiamo vissuto gli ultimi 32 mesi con ansia crescente, ma soprattutto a causa dei comportamenti della massa, che – del tutto incapace di esaminare i problemi col dovuto distacco – segue i propri leader verso il baratro.
Noi non ci salveremo, non c’è una possibilità di salvezza per noi dissidenti, andremo a fondo insieme alla massa, trascinati dalla massa.
Allora qual è il senso della nostra ribellione? Perché sentiamo il bisogno di testimoniare il nostro dissenso, quando sappiamo che non verremo ascoltati?
La risposta del Professor Mattias Desmet è che quando il dissenso sarà ridotto al silenzio, la massa festeggerà la propria vittoria con rinnovata crudeltà, come è sempre accaduto nella storia dei totalitarismi. Continuare a testimoniare il nostro dissenso in ogni luogo, in ogni forma, questo è il suo invito.
Verrà un giorno in cui la massa si risveglierà dall’ipnosi e processerà gli ipnotizzatori. Temo che possa essere necessario un ventennio. E io, finché avrò la forza di farlo, continuerò a scrivere contro il transumanesimo. Magari non assisterò alla caduta dei tecnocrati, ma almeno avrò fatto la mia piccola parte nella dissidenza.
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia