"L'economia delle emergenze": una lettura per capire cosa sta accadendo all'Occidente

L'economia delle emergenze dalle pandemie alle guerre (Davide Rossi, Arianna Editrice)

SCRITTI PANDEMICI
Nel Nord Est c’è un Giudice che scrive: “Le dimissioni respinte e il rinvio (omissis) alle camere, avvengono in base a un calcolo. (omissis) Son quelle che si chiamano manovre di palazzo. Non c’entrano nulla con la democrazia. I cittadini continuano a contare nulla e, in gran parte, a non capirne nulla. È per questo che lorsignori si sentono tanto furbi e sottili: perché hanno di fronte una massa enorme e preponderante di imbecilli. Potrebbero anche incendiare una piazza, invadere un palazzo. Ma resterebbero imbecilli pronti a cadere in vecchie grinfie, travestite da nuove. E allora io, creando una nuova Università, mobilitando marce di protesta, attivando un circuito alternativo di espressione e di fruizione dell’arte, questo faccio: fertilizzo un terreno evolutivo nel quale l’imbecillità non attecchisca più.” (Paolo Sceusa).
Nel centro c’è un economista che dà alle stampe il suo secondo libro in cui cerca “…di descrivere quali poteri omnipervasivi e distruttivi costituiscano ciò che noi chiamiamo Stato.” (Davide Rossi, da qualche giorno il più venduto nella sezione economia politica di Amazon libri).
Non si conoscono, ma sono due tra i miei modelli. Se non li avessi conosciuti, se non venissi confortato dai loro messaggi di tanto in tanto, mi sentirei più solo nella mia dissidenza. Naturalmente, al loro si aggiunge il conforto dei miei Colleghi avvocati del Gruppo 15 febbraio: appena sveglio, la mia prima lettura sono i messaggi del gruppo e (da quando è scoppiata la guerra) quelli su Telegram di Giorgio Bianchi. Leggo sempre volentieri anche i contributi del filosofo Andrea Zhok, un altro modello, come ascolto con attenzione tutti i discorsi dell’Onorevole Pino Cabras di Alternativa, ma nutro verso Paolo Sceusa e Davide Rossi un affetto scaturito da un’identità di vedute totale: non usciremo da questa crisi dell’Occidente senza un’opera di risveglio delle coscienze, senza il Grande Risveglio, invocato da Monsignor Carlo Maria Viganò. Con questa convinzione, un Giudice in pensione cammina da mesi su e giù per l’Italia e intanto organizza un’università della pace, un economista denuncia nei suoi libri la Fabian Society (La Fabian Society e la pandemia, come si arriva alla dittatura, Macro Edizioni) e il ruolo dei fondi BlackRock, Vanguard e Wellington nella pianificazione del Great Reset descritto dal Professor Klaus Schwab del Forum di Davos (L’economia delle emergenze dalle pandemie alle guerre, Arianna Editrice).
Io – che nel mio piccolo mi sono improvvisato pubblicista per contrastare la mistificazione dei media nazionali – non posso che essere grato a Sceusa e Rossi per la loro opera quotidiana di risveglio delle coscienze.
Non mi sogno neppure lontanamente di paragonare la mia opera alla loro (se uso la prima persona plurale è soltanto perché sono un loro discepolo) ma noi affermiamo la Verità, proprio come ha fatto – pagando con la sospensione dall’esercizio della professione – il Professor Giovanni Frajese (un altro uomo che ho avuto l’onore e il piacere di incontrare di persona).
“Fuori … chiunque ama e pratica la menzogna! (Libro dell’Apocalisse, 22-15).” Questa è la regola che ha ispirato la mia vita (e quella di molti amici dissidenti) in questi due anni e mezzo. Ho troncato molte amicizie, ma ne ho strette nuove e straordinarie, per la particolare intensità che lega persone che si sentono – pur senza colpe - vittime discriminate.
In quest’ottica, in due giornate ho divorato L’economia delle emergenze dalle pandemie alle guerre (Arianna Editrice) di Davide Rossi, trascurando il Gruppo 15 febbraio che nel frattempo scriveva (grazie soprattutto al collega Avv. Massimo Zanetti) una lettera di solidarietà alla Dottoressa Susanna Zanda, Giudice della Seconda Sezione Civile del Tribunale di Firenze, attaccata in maniera ignobile dal Ministro Roberto Speranza per avere affermato nel suo decreto (che ho commentato qui su Il Giornale d’Italia) ciò che tutti gli studi scientifici stanno confermando: cioè che i vaccini non impediscono di contagiarsi e contagiare (cosa del resto sotto gli occhi di tutti noi!).
Il nuovo libro di Davide Rossi (che tra l’altro contiene un’intervista al Professor Fabio Vighi) è semplicemente imperdibile. Con un linguaggio chiaro, comprensibile a molti (purtroppo non agli imbecilli che aspettano ancora la discesa in campo del loro idolo Dibba), Rossi ci racconta la verità pura e semplice: il sistema economico Occidentale è al collasso. La pandemia e la guerra Russo Ucraina non sono che pretesti creati ad arte dalla finanza per mascherare un disegno criminale che nel giro di vent’anni porterà a compimento la Quarta Rivoluzione Industriale e il Great Reset.
Il materiale esaminato è vasto ed eterogeneo. L’autore inizia raccontando chi si è arricchito con i lockdown: i soliti noti, Jeff Bezos, Bill Gates ed Elon Musk, ma anche Bernard Arnault (LVMH) e Francoise Bettencourt Meyers (L’Oréal). Prosegue descrivendo gli intrecci tra i fondi e la politica, il loro ruolo nel dettare le decisioni della FED e della BCE, il loro peso (alla data attuale oltre 20 trilioni di dollari di patrimonio) e i meccanismi sempiterni con cui la finanza condiziona la politica. A titolo di esempio, viene riportato il testo integrale della lettera del 2011 con cui Jean Claude Trichet (BCE) e Mario Draghi (all’epoca Governatore della Banca d’Italia) innescarono il processo che fece cadere il governo di Silvio Berlusconi Non a caso, il sottotitolo annuncia la fine della sovranità popolare. Nel terzo capitolo, dal titolo Conflitto di interessi, parla di Heiko von der Leyen, degli accordi con le Big Pharma presi da sua moglie Ursula (Presidente della Commissione Europea) via sms (poi cancellati), degli enormi interessi in gioco e (nel capitolo successivo) di quale sia l’ambiguo ruolo di Bill Gates che con la sua Bill and Melinda Gates Foundation è il maggiore finanziatore dell’OMS. Mi permetto di portare un mio piccolo contributo. Emblematica la costituzione del CEPI, nato a Davos il 21 luglio 2017 - qui il documento ufficiale https://www.who.int/medicines/ebola-treatment/TheCoalitionEpidemicPreparednessInnovations-an-overview.pdf - per iniziativa di Norvegia (il cui fondo sovrano è gestito dal fondo BlackRock, socio di Pfizer, Facebook e in Italia, tra l’altro, Mediobanca e Nexi già CartaSi), la Bill & Melinda Gates Foundation, la casa farmaceutica Wellcome e il World Economic Forum, la cui mission, dal 2017 e dunque ben prima della pandemia, è “Epidemic diseases affect us all. They do not respect borders. CEPI is a innovative global partnership between public, private, philanthropic, and civil society organisations. We're working together to accelerate the development of vaccines against emerging infectious diseases and enable equitable access to these vaccines for people during outbreaks.”
Il caso dell’OMS dimostra come l'intreccio fra pubblico e privato sia ormai inestricabile. Esiste un potere sovranazionale che ha pervaso tutte le organizzazioni internazionali e i governi nazionali e questo potere costituisce un “vincolo esterno” (espressione coniata da Guido Carli, citato da Rossi nel capitolo 5) che grava come una spada di Damocle. Il capitolo 6 è in un certo senso una sorpresa per molti di noi, che scopriranno che molte eccellenze del nostro Paese sono passate in mani francesi. In cambio, i Francesi hanno conferito onorificenze a un buon numero di politici (quasi tutti del PD): sarà stato un segno di riconoscenza?
Nel settimo capitolo possiamo leggere l’intervista la Professor Fabio Vighi, Ordinario di Teoria Critica all’Università di Cardiff. Vighi ha ricostruito gli avvenimenti decisivi nel mondo dei mercati finanziari nei mesi precedenti la dichiarazione dello stato di emergenza pandemico. Descrive le dinamiche dell’emissione di moneta da parte della Federal Reserve e conclude che la pandemia e la guerra servano a mascherare la gravità della situazione macroeconomica in cui versa l’Occidente, a causa soprattutto degli errori della finanza americana. In sintesi, siamo entrati nell’era dell’economia delle emergenze, utili ad arginare almeno temporaneamente la falla che inevitabilmente farà affondare la nave. La più grande esplosione monetaria della storia farà crollare il sistema finanziario Occidentale. Non a caso, i BRICS (in primis la Russia) spingono per la sostituzione del dollaro come moneta di riferimento nel commercio internazionale. Si parla di una fantomatica nuova moneta il cui valore sia ancorato a quello dell’oro e di un paniere di materie prime (con un ritorno a una forma di parità aurea o in parte aurea che cancellerebbe gli accordi di Bretton Woods).
Insomma, senza le emergenze l’Occidente rischierebbe di rivivere gli incubi della Repubblica di Weimar e il modo più semplice e antico venuto in mente agli analisti del Deep State è stato la guerra. Del resto, l’obbiettivo descritto in dettaglio da Klaus Schwab ma anche dal nostro Mario Draghi (nel famoso documento del Gruppo dei trenta) è cambiare drasticamente i modelli di produzione e di consumo, non tornare ai modelli degli anni d’oro dell’Occidente.
Il salvataggio del castello di carta eretto dalla finanza richiede il sacrificio dell’economia reale, dell’occupazione, del welfare in sintesi del modello di vita Occidentale come lo abbiamo conosciuto. Emblematica una frase del CEO di BlackRock che afferma che i mercati amano la stabilità politica e, di conseguenza, i dittatori.
Negli ultimi capitoli, dedicati alla guerra, Rossi racconta il ruolo di Joe Biden e del suo Segretario di Stato Antony Blinken in Ucraina (il figlio del Presidente, Hunter Biden, ex eroinomane, riceve un milione di dollari l’anno come membro del C.d’A. della società ucraina Burisma). C’è molto materiale che andrebbe commentato, ma mi limito alla questione della dipendenza dell’Europa dal gas russo: già prima della pandemia, gli Stati Uniti avevano in programma di aumentare le loro esportazioni di gas verso il nostro continente e la guerra è stata l’occasione perfetta per mandare a monte il progetto del Nord Stream 2.
Concludo con le parole del Professor Vighi: “Lo scenario che ci si prospetta, se solleviamo il velo di Maya, è di carattere marcatamente neo-feudale. Masse di consumatori sempre meno produttive vengono regimentate, semplicemente perché i nuovi globalizzatori non sanno più che farsene. Insieme ai sottoccupati e agli esclusi, il ceto medio impoverito diventa un problema da gestire con il bastone del lockdown (a breve anche in versione climatica), del coprifuoco, della propaganda, e della militarizzazione della società, piuttosto che con la carota del lavoro, del consumo, della democrazia partecipativa, dei diritti sociale (sostituite nell’immaginario collettivo dai diritti civile delle minoranze), e delle meritate vacanze.” (Davide Rossi, L’economia delle emergenze dalle pandemie alle guerre, Arianna Editrice).

di Alfredo Tocchi