Federico Faggin, il padre del microprocessore Intel 4004

La coscienza di sè distingue un essere umano da un cyborg ed è una qualità trascurata dagli studiosi dell'intelligenza artificiale

Nell’ambito dei miei studi sul transumanesimo, ho citato spesso la Federico and Elvia Faggin Foundation. In estrema sintesi, l’Italiano Federico Faggin è l’uomo che ha perfezionato il microprocessore commerciale Intel 4004 (http://www.fagginfoundation.org/biography/).
Nato nel 1941, emigrato nella Silicon Valley alla fine degli anni Sessanta, Faggin è una delle menti più brillanti, dei cervelli in fuga che in Italia non hanno trovato un tessuto sociale e imprenditoriale per emergere.
Cattolico, ha costituito e finanziato la Fondazione per colmare una lacuna della ricerca scientifica sull’intelligenza artificiale, lo studio della coscienza.
Copio e incollo dal sito: “La Fondazione è interessata alla ricerca scientifica della coscienza nell’ipotesi che sia una proprietà irriducibile della natura.
Ognuno di noi sperimenta due realtà diverse: la realtà interiore di sensazioni e sentimenti (chiamati qualia) e la realtà esteriore di oggetti che interagiscono nello spazio e nel tempo. Noi crediamo che l’aspetto esteriore sia oggettivo e che l’aspetto interiore sia il dominio soggettivo della coscienza.
Queste due realtà si riflettono in qualche modo l’una nell’altra, benché siano fondamentalmente diverse. Si può dire metaforicamente che la realtà esteriore assomiglia alla natura particellare della materia, mentre la realtà interiore è simile alla sua natura ondulatoria.
La consapevolezza è la capacità di percepire e conoscere il mondo e noi stessi. Conosciamo la nostra individualità sperimentandola come qualia (il senso di sé) nella nostra coscienza. Similmente, il mondo esterno prodotto dal nostro sistema sensorio-cerebrale è raffigurato sotto forma di qualia “proiettate” nello spazio fuori di noi. Come è possibile far questo? Un robot o un computer non hanno consapevolezza e quindi non possono sperimentare nulla, sia dentro sia fuori.
Io so di esistere perché sento di essere un agente che opera nel mondo che sento che esiste fuori di me. Io sono un sé, capace di provare sensazioni fisiche, emozioni, pensieri e sentimenti spirituali – quattro classi distinte e diverse di qualia. Le sensazioni fisiche sono qualia che derivano dal rilevamento e dalla elaborazione dei segnali prodotti dal mio corpo e dai segnali provenienti dal mondo esterno. Le emozioni, i pensieri e i sentimenti spirituali sono qualia che sembrano derivare da segnali provenienti dal corpo. Però i processi che producono i qualia sono completamente sconosciuti.
Come possiamo avere queste esperienze senzienti se siamo fatti di atomi e di molecole privi di qualsiasi forma elementare di coscienza? Le leggi fisiche non spiegano come segnali elettrici possano produrre qualia. Inoltre, è impossibile spiegare l’emergere della coscienza da unità fondamentali che ne sono del tutto sprovviste. Proprio come sarebbe impossibile spiegare la presenza di elettricità e magnetismo nei corpi macroscopici se non ci fossero delle particelle elementari provviste di piccoli quanta di carica elettrica e di spin magnetico.
La coscienza deve quindi essere una proprietà irriducibile della natura già presente nella “sostanza” primordiale da cui sono emersi lo spazio, il tempo, l’energia e la materia. Questa sostanza deve avere una proprietà di auto-riflessione che le permetta di conoscersi.
Ciò che percepiamo come spazio, tempo, materia ed energia può quindi emergere da un “quid” che ha la capacità di auto-coscienza. Partendo da questa ipotesi, dovrebbe essere più facile spiegare come lo spazio-tempo e l’energia-materia possano emergere da un quid cosciente che non dover spiegare come la coscienza emerga dalla materia inerte. Infatti, lo spazio e il tempo sono intimamente connessi con la natura dell’osservatore, che a sua volta è profondamente legata alla natura della coscienza.
La fisica contemporanea descrive la realtà fisica usando due teorie incompatibili: la teoria quantistica dei campi (TQC) che spiega gli eventi su piccola scala e la relatività generale (RG) che si occupa di eventi su larga scala. Entrambe le teorie descrivono un universo che è irriducibilmente olistico e dinamico. La TQC dice che il mondo è fatto di campi quantistici e non di particelle-oggetti come pensavamo, e la RG afferma che la distribuzione globale di materia ed energia influenza le proprietà dello spazio-tempo in maniera contro-intuitiva. Quindi la materia, l’energia, lo spazio e il tempo non sono più variabili indipendenti come la fisica classica riteneva. Sono invece variabili interdipendenti.
Queste teorie non sono state ancora riconciliate, nonostante gli enormi sforzi fatti dalla comunità dei fisici per oltre 80 anni. Ancora peggio, non offrono alcuna speranza di spiegare l’esistenza della coscienza che ognuno di noi sperimenta nel suo intimo.
Sono convinto che partendo dai campi quantici inconsci che interagiscono nello spazio-tempo come ci immaginiamo sarà impossibile spiegare la natura della coscienza e unificare la RG e la TQC. Penso che sia essenziale partire da una nuova concezione dello spazio e del tempo che sono elementi comuni a tutti i campi quantistici.
Penso che l’unificazione della fisica e l’unificazione della scienza e della spiritualità potrebbero entrambe essere possibili ipotizzando semplicemente che tutto ciò che esiste sia fatto di unità di consapevolezza (UC) e delle loro organizzazioni, ottenute attraverso ripetuti cicli di percezione-comprensione in uno “spazio delle esperienze”, uno spazio completamente diverso dallo spazio fisico, benché correlato con esso.
In questa nuova concezione, ogni UC è un sé indivisibile, unico e consapevole; è un campo che possiede una realtà interiore semantica e una realtà esteriore simbolica irriducibili. Questo sé ha libero arbitrio e la capacità di comunicare con altre UC (chiamata azione).
Le UC formano un campo di campi indivisibile e dinamico descrivibile con concetti ed equazioni da elaborare che devono però ridursi ai concetti e alle proprietà della TQC quando le dimensioni fisiche sono molto piccole, e ai concetti e alle proprietà della RG quando le dimensioni sono molto grandi.
Questa interezza (il campo dei campi), che chiamo Uno, vuole conoscere se stessa ed evolve senza mai perdere la sua unità, co-creando e co-evolvendo “contenitore” e “contenuto”.
Il nuovo quadro concettuale dovrebbe spiegare perché un universo fisico emerga dalla comunicazione simbolica delle UC nello spazio esperienziale, il risultato della coevoluzione di forme semantiche e di forme simboliche correlate all’autoconoscenza sempre crescente raggiunta dalle UC in costante evoluzione.
Affinché Uno possa conoscere se stesso, le UC devono comunicare e combinarsi in gerarchie di sé sempre più vaste per rappresentare la loro sempre crescente auto-conoscenza con simboli sempre più complessi.
Ciò che percepiamo come spazio e materia, sono quindi solo le forme simboliche vive che codificano il significato. Uso l’espressione simboli vivi per distinguerli dai simboli astratti che noi usiamo per comunicare, per ragioni che spiegherò in dettaglio in saggi che appariranno a breve su questo sito.
Partendo da questi presupposti fondamentali, il passo successivo sarà quello di creare un nuovo quadro concettuale in grado di spiegare come i concetti di base della fisica emergano da esso, ispirando poi la teoria matematica necessaria per descrivere la natura simbolica della realtà. Questa teoria dovrà contenere la TQC e la RG come casi speciali e dovrà fare nuove previsioni verificabili in quei domini in cui la TQC e la RG sono contemporaneamente valide.
Mi auguro che lo sviluppo di una nuova concettualizzazione venga perseguita con alacrità perché ha il potenziale non solo di unificare la fisica, ma, cosa ancora più importante, potrà ripristinare il significato e lo scopo della vita che l’attuale narrativa scientifica ha cancellato nel momento in cui il concetto di informazione è stato definito indipendentemente dal suo significato”.
In Italia, si è parlato dell’opera di Federico Faggin Foundation in occasione della pubblicazione del suo libro Silicio. Dall’invenzione del microprocessore alla nuova scienza della consapevolezza (Oscar Mondadori).
Dopo un passaggio televisivo promozionale nella sede istituzionale (da Fabio Fazio, il salotto della sinistra), di Federico Faggin nessuno ha più sentito parlare. Eppure, il pensiero di questo nostro genio nostrano (e il termine che ho utilizzato non è un’iperbole) è il miglior antidoto contro l’avanzata del transumanesimo.
Mentre in una celebre intervista il fondatore del World Economic Forum Professor Klaus Schwab si rallegra della possibilità di avere entro il 2030 un cyborg per amico, sottintendendo che l’intelligenza artificiale e quella umana siano qualitativamente analoghe, tutta l’opera di Faggin dimostra che la consapevolezza è qualcosa che va al di là della materia ed è una caratteristica esclusivamente umana.

Sono un giurista, non un filosofo. Non ho la presunzione di addentrarmi in approfondimenti. Tuttavia, posso tentare di trarre qualche conclusione, con le mie limitate conoscenze.
Una frase, attribuita a Galileo Galilei, viene spesso citata: La matematica è la lingua con cui Dio ha scritto l’Universo”.
Bene, questa frase è un tipico esempio di verità parziale. La matematica misura la quantità, ma nell’Universo vi è qualcosa che non può essere misurato (almeno non in termini assoluti ma unicamente soggettivi), ed è la coscienza di sè.
A chi abbia ricevuto un’educazione cristiana, tornano alla mente le parole della Bibbia:
«Il giorno in cui voi ne mangerete vi si apriranno gli occhi e sarete come Dio: conoscitori del bene e del male», dice il serpente a Eva, e Dio conferma: «Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi nella conoscenza del bene e del male».
La coscienza di sé distingue un essere umano (o secondo alcuni autori un essere vivente) da un cyborg ed è una qualità trascurata dagli studiosi dell’intelligenza artificiale. Gli esseri umani hanno coscienza di sé, unità di consapevolezza (UC) o, nel linguaggio biblico, conoscono il bene e il male. Questa qualità ci rende unici e – almeno fino a quando i cyborg saranno oggetti inanimati – diversi.
Se è possibile calcolare la potenza di calcolo dell’intelligenza artificiale, non è ancora possibile calcolare l’unità di consapevolezza (UC).

Siamo certi che la coscienza di sé sia misurabile, segua modelli matematici?
O, per chi è religioso, siamo certi che questa qualità che davvero ci avvicina al Creatore nella conoscenza del bene e del male, sia ricreabile in un cyborg?

L’arroganza smisurata degli scienziati è tale da auspicare un pianeta terra governato dall’intelligenza artificiale. Religione, filosofia ed etica sono viste come ostacoli da rimuovere. Non potendo comprendere nulla di essenziale, non avendo gli strumenti per condurre ricerche assolute, la scienza ha circoscritto i propri sforzi nell’ambito delle conoscenze veramente accessibili. Questo era e resta il suo compito.
Tuttavia, ciò non significa che i quesiti essenziali, quelli che sfuggono ad ogni investigazione definitiva, siano inesistenti.
Così, facendo un esempio banale, due meno due uguale zero e zero sono uguali in matematica, ma non lo sono nella nostra coscienza. La donna che abbia partorito due figli e li abbia persi entrambi ha zero figli esattamente come una nullipara, ma la nostra consapevolezza ci fa capire che un calcolo matematico non esaurisce la comprensione della realtà – e dunque, parafrasando Galileo Galilei: “La matematica NON è l’unica lingua con cui Dio ha scritto l’Universo”.

Questo è esattamente ciò che studia la Federico and Elvia Faggin Foundation. Come Italiano, sono fiero che il Professor Faggin sia nato a pochi chilometri da casa mia.