Dalla pandemia al transumanesimo: la vaccinazione ai bambini eticamente aberrante, l’inizio del transumanesimo
Finiamola di accettare la logica dell’emergenza. Siamo nati e cresciuti in una parte del mondo fortunata, libera: non moriamo da schiavi
Studio il transumanesimo dal 2014. So che persino sulla definizione potrebbero nascere polemiche, per cui copio quella di Wikipedia: “Il transumanesimo è un movimento culturale che sostiene l'uso delle scoperte scientifiche e tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive e migliorare quegli aspetti della condizione umana che sono considerati indesiderabili, come la malattia e l'invecchiamento, in vista anche di una possibile trasformazione post umana”.
Per i suoi sostenitori, il transumanesimo è la selezione di un’umanità modificata per affrontare le nuove sfide della modernità. Per i suoi detrattori, la fine dell’homo sapiens.
Oggi, quando già dal 2008 esiste un manifesto dei transumanisti italiani, io credo che sia un preciso dovere di tutti noi prendere finalmente in seria considerazione quali siano le implicazioni del transumanesimo. Per comprendere davvero il transumanesimo – come per tutte le cose, in verità - occorre conoscere alcune nozioni di base.
A livello filosofico, come ci insegna Auguste Comte (Discorso sullo spirito positivo), lo spirito umano si è evoluto passando per tre fasi principali. La prima fase, detta teologica, è quella in cui l’umanità si è spontaneamente interessata delle questioni più insolubili, radicalmente inaccessibili a ogni investigazione decisiva. In principio, l’uomo ha avuto la tendenza ad attribuire a tutti i corpi esteriori (persino agli dei) una vita essenzialmente analoga alla sua. La necessità di dare risposte ai quesiti fondamentali ha dato vita ai culti più disparati, dal feticismo al monoteismo, senza tuttavia compiere alcun passo avanti nella comprensione del mondo.
Dalla predilezione originaria dello spirito umano per le questioni insolubili è nata poi la seconda fase, detta metafisica in cui le speculazioni dominanti vi hanno conservato lo stesso carattere essenziale di tendenza abituale alle conoscenze assolute. Come la teologia, infatti, la metafisica tenta soprattutto di spiegare la natura intima degli esseri, l’origine e la destinazione di tutte le cose, il modo essenziale di produzione di tutti i fenomeni; ma, invece di servirsi degli agenti soprannaturali propriamente detti, li sostituisce via via con entità o astrazioni, il cui uso, veramente caratteristico, ha spesso consentito di designarla col nome di ontologia. (Il termine deriva dal greco τά ὄντα, "gli enti", e da λόγος, “discorso”, e dunque significa “discorso sugli enti”).
In questa fase di passaggio non è più la pura immaginazione che domina e non è ancora l’autentica osservazione, ma il ragionamento vi acquista molta estensione e si prepara confusamente all’esercizio veramente scientifico. Si deve d’altronde notare che la parte speculativa di ogni ragionamento metafisico è assolutamente sproporzionata, in forza della tendenza ostinata ad argomentare invece di osservare. La metafisica non è dunque realmente, in fondo, che una sorta di teologia fondata su ragionamenti invece che sulla fede. Non a caso, uno dei maggiori filosofi del ventesimo secolo, Ludwig Wittgenstein, scrisse che la metafisica è priva di senso.
La terza fase è quella positivista, in cui lo spirito umano rinunzia alle ricerche assolute che convenivano solo alla sua infanzia per circoscrivere i suoi sforzi nell’ambito della vera osservazione, sola base possibile delle conoscenze veramente accessibili. La pura immaginazione si subordina all’osservazione. In una parola, la rivoluzione fondamentale che caratterizza la maturità della nostra intelligenza consiste essenzialmente nel sostituire, dappertutto, all’inaccessibile determinazione delle cause propriamente dette, la semplice ricerca delle leggi, cioè delle relazioni costanti che esistono tra i fenomeni osservati. In questa fase l’umanità rinunzia a scoprire la prima origine e la destinazione finale ovvero cessa di interrogarsi sulle questioni inaccessibili a ogni investigazione decisiva. Naturalmente, l’osservazione scientifica si è grandemente evoluta col progredire dell’umanità e le conoscenze reali si sono enormemente ampliate anche a seguito del perfezionamento dei mezzi di osservazione. Oggi – e parlo di questi giorni, del tempo della pandemia – l’umanità sta entrando, senza rendersene conto, senza una vera riflessione morale, nella quarta fase: il transumanesimo.
In questa fase, lo spirito umano si concentra sulla creazione di un nuovo mondo, reale e artificiale. L’uomo diventa salvatore di sé stesso grazie ai vaccini, creatore di se stesso grazie alla clonazione, supera i propri limiti naturali con l’aggiunta di nuovi sensi e il potenziamento dei cinque esistenti. Ma non si limita a salvare e a ricreare sé stesso, crea un nuovo mondo artificiale e nuovi soggetti e oggetti, alcuni creati con cellule animali, dotati d’intelligenza artificiale. L’urgenza di rendere l’umanità immune dai micidiali nuovi virus, il desiderio di guarigione dalle malattie, il miglioramento delle condizioni di vita, il superamento della disabilità – tutte cose ovviamente positive - hanno giustificato il progresso scientifico, anche quando portava al superamento dei limiti naturali dell’uomo. Tuttavia, nessuno osserva che un conto è sviluppare un vaccino contro il COVID 19 o stampare un occhio in 3D, un altro conto è modificare il genoma di un bambino perfettamente sano per scongiurare un rischio sanitario statisticamente trascurabile.
Si badi bene, io non sto dicendo che i vaccini che il mondo Occidentale sta per inoculare forzosamente nei propri figli modificano il genoma. Sto dicendo che senza una riflessione sui limiti etici dei nostri comportamenti arriveremo a quello.
Già da tempo è incominciata la corsa a inventare nuovi sensi, utili o inutili. Microchip e modem all’interno dei corpi, estensione artificiale della memoria, mind uploading, eugenetica e selezione della specie saranno i passi immediatamente successivi. Nuovi e sconosciuti cyborg animali popoleranno la terra. La ricerca filosofica, del tutto ignota alle masse, si concentra sul significato dell’essere umano. Non sono un filosofo, sono un giurista e uno scrittore. Lascio che siano le parole di una grande studiosa cattolica a chiarire il problema: “Di fronte alla teoria, al contenuto del “postulato transumanista”, in parte già messo in pratica – si pensi, ad esempio, alla selezione eugenetica degli embrioni affetti da una patologia – sorgono numerose domande, alcune di queste lasciate ancora senza risposta da parte dei transumanisti…
Assumendo soltanto la filosofia moderna, in particolare quella ispirata a Hume, all’empirismo e al neoempirismo derivato dalle sue teorie (si tratta di una assunzione del tutto acritica, priva del confronto con altre teorie), questi autori affermano che ens est percipi e che quindi “uomo” è soltanto ciò che percepisce, la realtà materiale, corpo, struttura, senza considerare la sua potenzialità, la sua finalità intrinseca o la possibilità dell’esistenza di qualcosa d’immateriale. L’uomo è materia. Si produce così il primo riduzionismo biologicista che, unito alla considerazione della cosiddetta “fallacia naturalistica”, stabilisce l’impossibilità di un’etica che possa scaturire dalla natura umana (finalizzata e razionale) e i fini vengono o scelti autonomamente dalla razionalità della persona o in base a criteri estrinseci di utilità pragmatica. L’uomo, pertanto, (viene) considerato come un meccanismo materiale complesso che funziona, appunto, meccanicisticamente: non sorprende che si parli della possibilità di certi esseri in cui la nanotecnologia e la cibernetica sostituiscano completamente la natura umana, portando l’uomo verso una sorta di essere artificiale o “postumano”.
Se siamo soltanto materia, e se un giorno riusciremo a capire completamente come “funziona” l’uomo, quale difficoltà avremo nel fare un uomo artificiale? Già nel film di culto Blade Runner si pone la domanda della differenza tra l’umano e il replicante prodotto artificialmente. Arriverà un’epoca (pensano loro), in cui potremo fare replicanti umani perfetti e identici all’uomo ma artificiali. A questo riduzionismo materialista viene unito un secondo livello o un secondo riduzionismo, vale a dire, il riduzionismo neuronale. Non siamo soltanto materia, ma siamo soprattutto connessioni neuronali. Il giorno in cui l’uomo potrà decifrare il modo in cui funziona il cervello avremo scoperto come funziona l’uomo (per loro identificato con ciò che l’uomo è).
Siamo dell’idea che affermare che “l’uomo è soltanto frutto di connessioni neuronali” sia un’ipotesi priva di dimostrazione. Un postulato senza dimostrazione empirica totale, e non solo, un postulato che contraddice il fondamento stesso e il punto di partenza dell’empirismo: esiste soltanto ciò che posso percepire e sentire, vale a dire, quello che si afferma non si dà ancora. Ancora non siamo capaci di tradurre tutti gli stati mentali in stati neuronali o connessioni neurofisiologiche. Il cervello è più complesso di quanto pensiamo, e l’attività mentale non è riducibile all’attività fisiologica poiché la mente non è soltanto cervello.” (Elena Postigo Solana).
Da molto tempo, gli scienziati si concentrano sulla comparazione tra qualità dell’intelligenza artificiale e qualità umane. Se nella prima fase della sua evoluzione l’uomo ha avuto la tendenza ad attribuire persino agli dei caratteristiche tipicamente umane, ora ha un’analoga tendenza ad attribuire qualità umane o animali ai cyborg. Ma ciò non è ancora tutto: andiamo verso una società umana retta dall’intelligenza artificiale: il super computer sarà l’ultimo di una lunga serie di dei partoriti dalla fantasia dell’homo sapiens. La profezia di Charles Baudelaire si è avverata: l’umanità – la razza di Caino - è riuscita nella sua impresa titanica di “salire al cielo e gettare Dio sulla terra”. Dio è il supercomputer, una creazione umana con caratteristiche – almeno secondo i seguaci della modernità ad ogni costo – divine.
L’uomo è “salito al cielo” nel senso che – credendosi Dio creatore – ha partorito un mondo artificiale retto dal supercomputer. E tutto questo mentre la maggior parte dell’umanità regredisce alla fase teologica, non è più in grado di mantenere la concentrazione nella lettura di un testo più lungo di qualche riga, assorbe notizie false senza la cultura e la preparazione necessarie per distinguerle da quelle vere, e vive così in uno stato permanente di semi incoscienza
L’emergenza sanitaria ha scatenato un panico in parte giustificato. La paura ha fatto sì che il nostro mondo Occidentale, la culla dei diritti individuali, abbia accettato passivamente la compressione di diritti costituzionali. Il Senatore a vita Mario Monti ha persino auspicato una sospensione della libertà d’informazione. Non elenco tutte le violazioni palesi dei nostri diritti, mi limito a due: il diritto di libera circolazione all’interno del proprio Paese e dell’Unione Europea e il diritto al lavoro (si pensi alla chiusura forzosa degli esercizi commerciali).
Vorrei essere molto chiaro: io non sono un no vax. Tuttavia, sono contrario alla vaccinazione ai bambini. La trovo una cosa eticamente aberrante. Prima di dare il mio consenso di padre (ammesso che qualcuno me lo domandi, ma non sarà così, si giungerà all’imposizione, sospendendo la nostra patria potestà), vorrei sapere quanti bambini siano morti di Covid.
Dopo l’imposizione del vaccino ai bambini, la paura continuerà. E si giungerà a tessere sanitarie (Green Pass) che conterranno ogni informazione riservata sul soggetto, in spregio di anni di inutili formalismi sulla tutela dei dati personali. In Cina è già così, le telecamere a riconoscimento facciale sono ovunque, un cittadino viene valutato come se fosse un bambino a scuola, e in base al suo punteggio può accedere o meno a servizi essenziali. E’ questo il nostro modello di futuro? Non è forse questo cinese un primo esempio di dittatura dell’intelligenza artificiale, di dominio del supercomputer?
Alexander Dugin ha scritto: “Il mondo moderno non è un progresso ma il risultato del declino. È il regno dell'Anticristo. La Santa Tradizione dice che il diavolo può quasi tutto. Ma lui non può creare l’uomo. È solo in grado di parodiarlo, per renderlo un simulacro di se stesso. Il “transumanesimo” è chiaramente una di queste sue idee”.
Sono agnostico, non sono – come Dugin - contrario al transumanesimo per motivi religiosi. Sono contrario perché rispetto la condizione umana e accetto i suoi limiti, in contrapposizione con il transumanesimo, che ha per obiettivo il superamento di tali limiti. Mi proclamo un Nuovo Umanista, e fisso il mio limite: Migliorare l’uomo è un imperativo della scienza, modificarlo dotandolo di caratteristiche non umane, no! (Penso alle modifiche del genoma, le cui conseguenze sono note a distanza di generazioni). Asservirlo alla convenienza della società, facendolo valutare come un bambino dall’intelligenza artificiale, no! (Penso al Green Pass contenente ogni informazione sul soggetto, ma anche al rating che un software dell’Agenzia delle Entrate assegna al contribuente).
Lo so, l’essere umano è imperfetto. Ma l’equità, la giustizia del caso singolo, si raggiunge soltanto se si possiedono due qualità unicamente umane: la consapevolezza e la compassione. Un grande scienziato italiano, Federico Faggin fondatore della Federico and Elvia Faggin Foundation, si è chiesto se sarà davvero possibile - come ritengono molti suoi colleghi - costruire macchine pienamente dotate di intelligenza artificiale in grado di superare l'intelligenza degli esseri umani stessi. Malgrado la potenza e la velocità di calcolo sempre maggiori dei moderni computer – che fanno sì che l’intelligenza artificiale abbia già da tempo superato l’intelligenza umana nella esecuzione di calcoli complessi o di lavori di precisione - essi restano incapaci di riprodurre il pensiero umano. Questo perché, secondo Faggin, il cervello umano è in grado di "pesare" i dati ricevuti, ovvero di capirne il significato. L'uomo ha, dunque, consapevolezza di sé, di ciò che pensa, di ciò che sa e di ciò che non sa. Ed è proprio questa consapevolezza a renderlo vivo e, quindi, assolutamente diverso da un computer, che non è vivo.
Io sono soltanto un uomo che si pone domande: Tra la stupidità dell’uomo e le incognite dell’intelligenza artificiale, cosa scegliere? L’uomo è imperfetto, ma nella sua imperfezione porta dentro di sé un’idea di come potrebbe essere un mondo ideale, tanto da essere in grado di giudicare la creazione: “Dieu est un médiocre. Tout dans sa création porte la marque de l’approximation et du ratage, quand ce n’est pas la méchanceté pure”. (Michel Houellebecq). Questo mondo ideale corrisponderà con quello pianificato dall’intelligenza artificiale? E se Dio non esiste, abbandonati come siamo al nostro Destino, incapaci di dare risposta ai quesiti fondamentali, alle questioni insolubili, radicalmente inaccessibili a ogni investigazione decisiva, perché dopo 70 mila anni non abbiamo ancora imparato a vivere quella vita ideale che pure siamo tanto bravi a immaginare, sempre altrove, in paradisi terrestri o celesti?
Io scorgo nelle parole di Dugin una verità terribile: l’uomo si sta riducendo a un simulacro di sé stesso.
Oggi, l’umanità è inebetita, costantemente alla ricerca di soddisfare bisogni indotti, senza più valori, senza una vera volontà di cambiamento, sempre con la mente altrove, davanti ai propri schermi, ignorante, indifferente, impassibile rispetto alla quasi totalità dei problemi importanti ma anche rispetto alle effettive esperienze altrui, tanto che uno scrittore del ventesimo secolo descrisse così la vita:
“La vita è movimento. Un moto, però, circolare (intorno a quel piccolo nucleo che si chiama ‘io’), un moto talmente circoscritto che assomiglia a un piétiner sur place. Circoscritto dal gran cerchio d’ombra di tutto quello che sfugge alla nostra cognizione, o di cui non ci interessa cognizione. E non alludo allo scibile, né tantomeno al “mistero dell’universo”, alludo a ciò che rappresenta la realtà spicciola, la più vicina a noi”. (Guido Morselli, Dissipatio H.G.).
Poco prima di morire, Stephen Hawking pronunziò queste parole: “Siamo sulla soglia di un mondo completamente nuovo. I benefici possono essere tanti, così come i pericoli. Non possiamo prevedere cosa riusciremo a raggiungere quando le nostre menti verranno amplificate dall’intelligenza artificiale. Forse, con questi nuovi strumenti, riusciremo a rimediare ai danni che stiamo infliggendo alla natura e forse potremmo essere in grado di sradicare povertà e malattie. Ogni aspetto della nostra vita verrà trasformato. Ma è anche possibile che con la distruzione di milioni di posti di lavoro venga distrutta la nostra economia e la nostra società. Se non ci prepariamo a gestirla, l’intelligenza artificiale potrebbe essere il peggior evento della storia della nostra civiltà. Per questo occorre attuare tutte le strategie necessarie per evitarlo”.
Prima di attuare le strategie, occorre un’attenta riflessione sul mondo in cui desideriamo che vivano i nostri discendenti. Io ci ho impiegato sette anni e ho deciso di rifiutare il transumanesimo in nome di un Nuovo Umanesimo.
“Che cos'è la scimmia per l'uomo? Qualcosa che fa ridere, oppure suscita un doloroso senso di vergogna. La stessa cosa sarà quindi l'uomo per il Superuomo: un motivo di riso o di dolorosa vergogna…Dio è morto…Il Superuomo, ecco il vero senso della terra. La vostra volontà quindi dica: il Superuomo diventi il senso della terra.” (Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra).
La ricerca del superuomo conduce inevitabilmente a risultati aberranti, all’eugenetica, alla clonazione. L’uomo è mortale, esposto alle malattie, fallace, imperfetto. Vogliamo davvero un’umanità di clonati, tutti identici, belli, sani? Non ci accorgiamo che la natura ha per regola la diversità? Non comprendiamo che due esseri umani “difettosi”, Giacomo Leopardi e Stephen Hawking hanno donato al mondo idee meravigliose?
Vaccinare i bambini senza evidenze scientifiche sulle conseguenze a lungo termine dei vaccini, per scongiurare un rischio che – almeno a oggi – è statisticamente irrilevante, è aberrante. Finiamola di accettare la logica dell’emergenza. Siamo nati e cresciuti in una parte del mondo fortunata, libera: non moriamo da schiavi spiati da telecamere cinesi e valutati da algoritmi.
Riflettiamoci, prima che sia troppo tardi.
Di Alfredo Tocchi