Veronesi suona la Bohème per riaprire la cultura: la protesta in Piazza Scala
Un pianoforte, la Bohème e tre cantanti legati: la protesta dei lavoratori dello spettacolo a Milano
Un piano nel bel mezzo di Piazza Scala, in dialogo con il Teatro a simboleggiare apertura, diffusione, condivisione. Risuona in una primaverile giornata milanese una protesta che ha la potenza e insieme la grazia della Bohème di Puccini. A interpretare l'opera le sapienti mani del direttore d'orchestra Alberto Veronesi e tre cantanti lirici, legati tra loro e allo spazio circostante tramite delle corde. Una forte rappresentazione quella messa in scena ieri a Milano: i lacci sembrano figurare sia i legami e le interconnessioni potenti che la cultura riesce ad annodare, sia la frustrazione degli artisti costretti a un'immobilismo ormai persistente.
"Stipendi ai precari' e 'Reddito di continuità per i lavoratori della cultura' sono solo alcuni degli slogan dell'ennesima protesta dei lavoratori dello spettacolo, duramente provati dall'emergenza economica causata dalla pandemia da Coronavirus.
"Bisogna scuotere le coscienze di fronte a un dramma economico, sociale e culturale che non può essere ignorato dall'opinione pubblica perché nessuno, dall'alto, risolverà i problemi per chi è precario, intermittente, non tutelato», scrive il Direttore d'Orchestra in una nota.
La scelta musicale non è casuale, come spiega infatti Veronesi: "Nel primo atto della Bohème un poeta e una sarta nella Parigi del 1830 si esprimono il reciproco amore e si raccontano la propria estrema povertà".
Sono Mimì e Rodolfo i due poveri amanti che, incontratisi al buio e al freddo ("che gelida manina"), si riscaldano grazie al loro tenero amore, con nel cuore la purezza della speranza perché " per fortuna è una notte di luna, e qui la luna l’abbiamo vicina".
Si capisce che la protesta di Veronesi è finalizzata a un cambiamento strutturale: "E' ora di progettare una ripartenza della cultura sostenibile da tutti, a partire dai più fragili, creando una rete tra i lavoratori, come quella che ha portato a iniziative di protesta come l'occupazione del Piccolo Teatro, iniziata lo scorso 27 marzo, data in cui avrebbe dovuto ricominciare l'attività teatrale. La rinascita, non solo culturale, di Milano passa necessariamente dalla creatività, dalla partecipazione attiva, dalle scuole, dalle Università, perché è necessario immergersi in una nuova logica di trasmissione della cultura".