Caso Alfonso Signorini, è arrivato il momento di fondare un #MeToo gay, altro che attrici e attricette: preserviamo la frociaggine!

Chiappe e chiappette chiacchierate, nomi sputtanati, chat ridicole, foto zozze e proposte indecenti, tutto per un’inquadratura in prima serata

Tempo fa, neanche troppo, un caro amico molto gay, ma molto molto gay, di quelli che darebbero il culo per amicizia, mi disse: "Caro Aldo, vedrai che prima o poi uscirà un #MeToo frocio, perché è lì il vero marciume".

Saggio, questo mio amico fraterno non sbaglió di una virgola, e pensare che all’epoca risposi alla sua affermazione con una risata… sciocco io legato ai principi della figabastone.

Fabrizio Corona ha fatto lo scoop dell’acqua calda, siamo sinceri, perché tutti hanno sempre saputo che sesso e visibilità vanno a braccetto nel mondo dello spettacolo (e non solo).

Ma il vero “bingo” del fu Re dei paparazzi è stato scoperchiare il gay side della faccenda, ovvero mettere alla luce una realtà poco nota ai più: la voglia di chiappa fresca dei frociacci al potere, genericamente molto più laidi e sfacciati del caro vecchio etero che avanza timidamente la richiesta di un umile bocchino all’attricetta che sogna l’Oscar.

Senza propagandare moralismi a buon mercato, siamo sinceri: Signorini, con le autoreggenti e i suoi messaggini, non ci ha fatto una bella figura, non tanto per i contenuti in sé, infantili e porcini, quanto perché corrono in direzione diametralmente opposta all'idea bucolica, pura e stracolma di buoni sentimenti che da anni vuole propinarci.

Immaginare che l’arrapatone rappresentato da Corona sia lo stesso che da Fazio ha presentato il suo libro sull’amore, quello dei sogni e delle praterie di fiori, fa strano, fa molto strano.

Pier Silvio Berlusconi, a questo punto, ha una sola possibilità, licenziare in tronco Signorini e seguire le orme di Papa Francesco, ovvero organizzare una conferenza stampa urgentissima e dichiarare che "in televisione, come nei seminari, c’è troppa frociaggine".